Il sangue dovrebbe avere valori sballatissimi, soprattutto perché il paziente è appena uscito da una sessione di diverse ore di sala operatoria e ha ricevuto diversi litri di plasma. Inoltre le lacerazioni, le infezioni e le varie emorragie interne dovrebbero aver lasciato una traccia evidente e invece i valori rientrano tutti nella norma, tranne i leucociti che sono circa ventimila per centimetro cubo. Il valore normale di solito ricade tra i cinquemila e i diecimila. Il fatto che siano i neutrofili quelli in maggior numero potrebbe indicare che è in atto un’infezione o un’infiammazione di tipo batterico.
Le cause possono essere diverse, in primis proprio le ferite riportate nell’incidente. Nessuna sostanza strana: niente droghe, alcol, sostanze chimiche di vario genere, niente al di fuori del normale.
Qualunque cosa abbia iniettato la donna è stata assorbita immediatamente dall’organismo, oppure il dottore ha sbagliato esami e non lo scoprirà mai.
Se il corpo ha espulso qualcosa, lo scoprirà con le urine. Pedrazzi lascia il laboratorio. È quasi mattina ormai, a est si intravedono già le prime avvisaglie di chiarore. Sente il mostro del sonno salirgli da dietro la testa e minacciare di farlo crollare sul pavimento, ma resiste. Prima deve scoprire il mistero del liquido invisibile.
Si ferma a prendere un altro caffè. In giro non c’è nessuno, nemmeno il fantasma dei natali passati. Svolta a destra, poi a sinistra e arriva nel corridoio giusto. Lì trova un po’ di agitazione. Infermiere che corrono e si disperano e quella a cui stava rimirando il fondoschiena con una cornetta del telefono a mezz’asta. Lo guarda, rimane per un secondo come se fosse fuori linea e poi gli corre incontro.
“Dottore, la stavo cercando,” sputa fuori le consonanti come proiettili da mitraglia.
“Cos’è successo?” chiede Pedrazzi cercando di restare calmo, ma già il cuore ha cominciato a viaggiare veloce.
“Il paziente della diciassette… “
“È morto?”
“No, è sparito.”
Le cause possono essere diverse, in primis proprio le ferite riportate nell’incidente. Nessuna sostanza strana: niente droghe, alcol, sostanze chimiche di vario genere, niente al di fuori del normale.
Qualunque cosa abbia iniettato la donna è stata assorbita immediatamente dall’organismo, oppure il dottore ha sbagliato esami e non lo scoprirà mai.
Se il corpo ha espulso qualcosa, lo scoprirà con le urine. Pedrazzi lascia il laboratorio. È quasi mattina ormai, a est si intravedono già le prime avvisaglie di chiarore. Sente il mostro del sonno salirgli da dietro la testa e minacciare di farlo crollare sul pavimento, ma resiste. Prima deve scoprire il mistero del liquido invisibile.
Si ferma a prendere un altro caffè. In giro non c’è nessuno, nemmeno il fantasma dei natali passati. Svolta a destra, poi a sinistra e arriva nel corridoio giusto. Lì trova un po’ di agitazione. Infermiere che corrono e si disperano e quella a cui stava rimirando il fondoschiena con una cornetta del telefono a mezz’asta. Lo guarda, rimane per un secondo come se fosse fuori linea e poi gli corre incontro.
“Dottore, la stavo cercando,” sputa fuori le consonanti come proiettili da mitraglia.
“Cos’è successo?” chiede Pedrazzi cercando di restare calmo, ma già il cuore ha cominciato a viaggiare veloce.
“Il paziente della diciassette… “
“È morto?”
“No, è sparito.”
[CONTINUA]
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