Wool di Hugh Howey

Questo Wool è un fenomeno auto-prodotto statunitense, con vendite vertiginose, grazie anche al passaparola dei lettori. Gli editori americani se lo sono accaparrato in una guerra di contratti, penso a diverse cifre e presto uscirà il film. Queste cose capitano solo là, o in un paese che non è l'Italia. Per il momento, voglio aggiungere con un pizzico di ottimismo.
Appena partiti mi ha subito ricordato Fallout, mitica saga di videogiochi ambientata in uno scenario post-nucleare con sapore retrò anni '60 dove alcuni abitanti del pianeta terra si sono tappati in queste enormi strutture chiamate Vault. Esistono alcune analogie, ma è risaputo che scrivere qualcosa di originale e che non abbia richiami a qualcosa di già visto e sentito è praticamente impossibile.
Al di là di questo, le analogie finiscono lì, perché la storia di Wool prende tutta un'altra piega e assomiglia a qualcosa d'altro di già visto e sentito, anche se non so definire con esattezza a cosa.
Da come viene pubblicizzato sembra un capolavoro assoluto, in realtà è un romanzo scritto bene, scorrevole, piacevole, anche se ho trovato alcuni passaggi un po' noiosi e forse in eccesso. Lo stile dell'autore è ordinario, non esalta né distrugge la storia, ma a volte, in alcuni rari casi, nella struttura narrativa ho trovato dei cambi di PoV (point of view) disorientanti (ma forse perché è il primo romanzo, poi col tempo e le critiche, si spera, questi difettucci spariranno).
Ambientazione claustrofobica e angosciante che inquadra nella giusta angolazione il plot e da l'idea, con pennellate di nero e grigio, di quel che è rimasto del nostro povero mondo.
I personaggi sono discretamente caratterizzati, anche se, a parer mio, con un costrutto psicologico non ben delineato, ci sono dei momenti in cui si percepisce che fanno parte di una finzione, è questo non è bene, anzi è il male assoluto per un romanzo, che ha lo scopo di avvolgerti, portarti dentro  una storia e farti dimenticare il mondo che ti circonda.
Io ho iniziato a catalogare i libri che leggo con un metro molto semplice: quelli che non vedo l'ora di riprendere in mano, quelli che finisco perché voglio vedere come va a finire nonostante tutto, e quelli che abbandono perché proprio non ce la faccio. Questo ricade nella seconda casistica.
Insomma, tirando le somme, Wool non è niente male, ma non è poi questo gran capolavoro che sbandierano tutti quanti, anche se per esprimere un giudizio completo bisognerà poi valutare l'opera nella sua interezza (sì, perché trattasi di trilogia, tanto di moda ormai).
Forse si poteva tagliare qualcosa qua e là e renderlo un pochino più snello e forse un passaggio di editing in più non gli avrebbe fatto male, soprattutto sulla caratterizzazione dei personaggi.

Capitan Low di Diego Bortolozzo

Appena acquistato e iniziato mi ha fatto tornare subito col pensiero alla mia infanzia e a Capitan Harlock (zum zum!), e l'avranno detto tutti, i known. Solo perché ci sono i pirati dello spazio e via dicendo, ma il richiamo finisce lì.
Devo essere sincero, mi aspettavo molto di più. A parer mio lo stile dell'autore e fin troppo telegrafico, sintetico, asciutto. Intendiamoci, a me non piacciono le descrizioni di 62 periodi, con voli pindarici, metafore ardite e barocche e arzigogolature varie, ma qui si è all'opposto, cioè veramente l'essenziale, con poca sostanza. Sembra una lista della struttura narrativa sviluppata per punti sintetici e poi pubblicata così. Troppo spesso ho avuto la sensazione di una chiusura sbrigativa, senza nessun approfondimento.
Inoltre i personaggi non hanno spessore, la loro caratterizzazione non è convincente, non si entra in empatia con nessuno di loro, sembrano proprio personaggi di carta e non ti coinvolgono nella storia.
Il plot, come è logico supporre, non è nemmeno originale, ma di questi tempi trovare qualcosa di questo tipo è raro, in fondo la storia è godibile, il tessuto narrativo ben strutturato e intrigante, anche se si perde un po' nel finale.
Un vero peccato, perché per me, stile e, soprattutto, personaggi sono parti fondamentali di un libro, senza protagonisti convincenti la storia non decolla.

I Mecha di Napoleone III di Alessandro Girola

Questa prova di Alessandro "McNab" Girola dimostra una volta per tutte che lui è diventato uno scrittore coi fiocchi. Non che prima non lo fosse e l'anche avevo ribadito in altre recensioni di suoi racconti, ma questo I Mecha di Napoleone III è roba fresca, scritta di recente. Qui l'autore da sfoggio di tutta la sua maestria nel uso degli strumenti di narratore confezionando un racconto intrigante, coinvolgente e, soprattutto, divertente.
I Mecha di Napoleone III parla di robottoni e mostri-guerrieri e il pensiero va subito a Pacific Rim, il Girola si è ispirato al film, ma le somiglianze finiscono lì, I robot di La Marmora e questo seguito sono ambientati all fine del '900 con tutto ciò che ne consegue in fatto di tecnologia e ambientazione. L'autore è molto bravo anche in questo, cioè nell'adattare il racconto all'epoca e rendere il tutto credibile, anche con l'arrivo di una astronave aliena che sconvolge tutto il processo tecnologico del pianeta Terra.
I personaggi sono ben caratterizzati, si entra subito nella loro testa, e alcuni sono fenomenali, tipo il Conte De Luer e il suo copilota di colore Nafasi, a mio parere quello più carismatico e riuscito. I dialoghi sono ben strutturati, mai fuori dalle righe, adeguati al contesto e spesso intriganti e divertenti.
La trama è intessuta con sagacia, alternando le varie fasi concitate della guerra, tenendo sempre sulle spine il lettore, che non vede l'ora di giungere al nocciolo della questione, e sgranocchia parole una dietro l'altra.
Insomma lo avete capito, anche questo secondo capitolo mi è piaciuto molto, non mi resta che consigliarlo a tutti, anche a chi non conosce il genere e storce il naso quando sente parlare di fantascienza, steampunk, dieselpunk o qualcosapunk.

Ritorno a casa di Rita Carla Francesca Monticelli

E quindi uscimmo a riveder le stelle, o meglio, Marte in tutta la sua magnificenza. Sì, perché il protagonista della saga in quattro puntate di Deserto Rosso e indiscutibilmente lui, il quarto pianeta del sistema solare.
Giunti quindi alla fine possiamo tirare le somme. L'autrice ci sa fare con la parole, lo si nota fin da subito e ha curato i suoi racconti nei minimi dettagli, alla faccia di chi vuol male agli autori self-publishing. Si nota bene che si è documentata e parla con cognizione di causa su ogni argomento affrontato. Normale, direte voi, ma non sempre è così, molti scrittori si buttano allo sbaraglio, facendo errori madornali, solo perché sono pigri o non gliene importa nulla, tanto vendono comunque. So da fonti certe che poi ha ingaggiato diversi lettori facendoli diventare beta reader così da avere un potente strumento per saggiare il polso dei suoi racconti e, non ultimo, dei pareri disinteressati e critici per migliorare la propria opera.
Il quarto episodio? L'ho trovato un po' sottotono rispetto agli altri tre, forse perché infarcito di flashback che ne inficiano un pochino il tessuto narrativo, confondendo, a volte, il lettore. Probabilmente non erano necessari, alcuni vengono innestati da ricordi della protagonista, si ha un poco la sensazione che siano stati messi lì per allungare un po' la storia e non renderla troppo scarna. Il risultato è una sensazione di disorientamento e perplessità. In più c'è la battaglia dei sentimenti nel triangolo Anna-Hassan-Jan che alla lunga stanca.
Il migliore rimane per me il terzo episodio Nemico invisibile, poi il primo, il secondo e metto come ultimo questo quarto per i motivi già espressi sopra.
Nell'insieme un'ottima saga di fantascienza, soprattutto per la cura con cui è stata scritta, per i metodi, per alcune trovate narrative niente male e per il modo in cui Rita C. F. Monticelli coccola i suoi lettori.

System Shock

System Shock è un gioco del 1994, una pietra miliare nella storia dei videogames. Gli smanettoni come me non possono non conoscerlo, ma non tutti smanettano o conoscono la storia come il sottoscritto :D.
In un futuro lontano lontano, da qualche parte nell'universo, un hacker cerca di violare la rete della TriOptium Executive, beccato, gli viene data l'opportunità di espiare tentando di entrare nei sistemi di sicurezza della base orbitante Shodan di proprietà della TE. Se riuscirà nell'impresa, quel che ha fatto verrà dimenticato, in più avrà in regalo un bel impianto neurale militare. Lo smanettone ce la fa e subito dopo la messa a punto dell'impianto neuronale cade in un sonno profondo. 
Il gioco parte sei mesi dopo, quando il giocatore si risveglia nella base orbitante. Tutto è cambiato, Shodan ha sviluppato un IA più potente, preso possesso della base e ucciso tutti gli umani. Ora circolano solo i suoi schiavi robotici e dei mutanti cattivi cattivi. Shodan sta pensando bene di puntare le sue letali armi contro la Terra. Sarà compito del giocatore sventare i piani della malefica IA e uscirne vivo.
SS è sostanzialmente un gioco di ruolo con elementi di sparatutto in prima persona e con giochilli di abilità da risolvere, stile puzzle.
Si spazia in lungo e in largo per la stazione, interagendo con tantissimi oggetti, combattendo contro mutanti e mostri e cercando di risolvere complicati rompicapo.
Il gioco è un piccolo capolavoro, forse con qualche piccolo problema di visualizzazione di alcune schermate, tipo quella dello status e il comparto sonoro che non è propriamente l'eccellenza. Per il resto System Shock è spettacolare, sia come trama che come gameplay.
Se non l'avete mai giocato, dovete assolutamente provarlo.

Pacific Rim

Mi ricordo quando da piccolo, intorno alla fine degli anni ottanta, davano in televisione Megalomen, con la sua fantastica fiamma di Megalopoli che sparava dall'improbabile codino. Lui tutto mosse di arti marziali, agile come un gatto che ha messo una zampa nella presa elettrica, contro mostroni tipo Godzilla che erano dei poveri cristi dentro un costume, che si muovevano come se avessero un palo infilato nel deretano e lui comunque qualche pattone lo prendeva comunque.
Ecco, Pacific Rim non c'entra niente o quasi con Megalomen, ma all'inizio mi ha fatto pensare a quel cartone, solo per il parallelo uomini contro mostri, anche se in realtà l'eroe codinato non era dentro un robottone ma si ingigantiva a misura di mostro. Ovvio che poi viene a pensare al filone dei mostri giapponesi, come nel già sopracitato Godzilla, e poi, sempre dal paese del sol levante a tutta quella serie di cartoni animati di Go Nagai, a partire da Goldrake e poi Jeeg, Mazinga, eccetera eccetera. E infine mettiamo anche un po' di Transformers, dai.
Ecco questo film è tutto questo e molto di più. Certo, ci sono i mostroni che arrivano da una dimensione parallela e poi ci sono i robottoni, costruiti per combatterli. Solo questi due ingredienti bastano per farmi venire l'acquolina in bocca. Chiaro che, viste le premesse, si rischia di vedere una baracconata americana, ma, grazie a dio, non è così.
Pacific Rim è un bel film, soddisfa le aspettative dello spettatore e gli consegna quanto promesso: azione, esplosioni, combattimenti e, soprattutto, distruzione. Le battaglie cittadine sono la parte più gustosa del film, quella che rimanda appunto alla tradizione nipponica dei Kaijū.
La trama non è il pezzo forte della pellicola, abbastanza scontata, a tratti prevedibile, ma fa il suo sporco lavoro, cioè quello di traghettare fino al gran finale. Dialoghi nella norma, personaggi caratterizzati bene. C'è anche un certo pathos, un discreto tentativo di empatizzare lo spettatore, che comunque riesce, i rapporti interpersonali sono studiati per emozionare, e ci riescono.
Che dire, sarà il solito discorso delle aspettative, anche se in questo caso erano abbastanza alte, Pacific Rim non mi ha deluso, anzi direi che mi sono divertito molto. È un film che consiglio agli amanti del genere, chiaro che non è una pellicola da vedere con la fidanzata e sbaciucchiarsi, anche se un po' di sentimento gli sceneggiatori l'hanno inserito.
Rimarrà di sicuro nella mia videoteca e probabilmente in futuro lo rivedrò con piacere.

10 buoni motivi per non leggere L'anima errante

1 - Il muro della vostra cantina ha inghiottito il vicino di casa
2 - Lanciate palle di fuoco dalle mani come in Dragonball
3 - Avete il sospetto che nel mondo ci sia un vostro sosia
4 - Siete uno scrittore con il famoso blocco
5 - Avete appena acquistato una villa di fine '800
6 - Sospettate ci sia un fantasma in casa
7 - Avete un romanzo nel cassetto, ma il cassetto è una porta su un'altra dimensione
8 - Vorreste che qualcuno lavorasse al vostro posto
9 - Non credete nella magia
10 - I mattoni di casa vostra sono verdi

Scritto nel 2001, rieditato diverse volte, vede la sua versione definitiva in ebook nel marzo del 2013 con Simplicissimus.

Sinossi:
Matteo Mosseni è uno scrittore in crisi creativa. Per ritrovare l’ispirazione perduta, acquista, con gli ultimi soldi che gli rimangono, una villa ottocentesca. L’edificio però nasconde un segreto imprigionato tra le sue mura da secoli.
In una girandola di colpi di scena, Matteo si ritroverà a fare un patto diabolico per riguadagnare il successo perduto.
Ritornerà ai fasti di un tempo. Ma a quale prezzo?

La clessidra d'avorio in ebook a 1,49 euro

Finalmente anche La clessidra d'avorio, scritto con l'amico Stefano Sampietro, arriva in formato digitale (epub, mobi). Il file è stato rieditato e sono stati tolti i refusi segnalati dai lettori.
La trovate su tutti gli store online (e, se non lo trovate, lo troverete a breve).
I più attenti sapranno che questo titolo era già uscito per Edizioni XII nel 2010 in formato cartaceo, ricevendo critiche positive e buon riscontro di pubblico.
Ora avete la possibilità di acquistarlo e leggerlo su vari iPad, tablet e smartphone.

SINOSSI:
Un raffinato nobiluomo, un affascinante dongiovanni, un giovane soldato imperiale. E un alchimista.
Un antico diario, un arcano sepolto nei secoli, un oggetto bramato da tutti. E una partita a scacchi.
Da una Parigi reduce dal Terrore alla Venezia e fino all’Egitto d’epoca barocca, tra una Bologna odierna e la Roma contesa tra Vaticano e Napoleone, lungo quattro secoli per una sola ricerca: quella della clessidra d’avorio.


10 buoni motivi per non leggere La prigionia del cielo

1 - Avete paura dei fantasmi
2 - Avete un amico che costruisce strani marchingegni
3 - Vivete in un paesino isolato dove non succede mai niente
4 - Vi sembra di scorgere strane presenze nei boschi
5 - Incontrare pittori al supermercato
6 - Vostro figlio è strano e scrive poesie horror
7 - Gli amici di vostro figlio sono strani pure loro
8 - Non amate i thriller dove non si capisce chi ha ucciso chi
9 - Avete costruito un universo pensante tutto regolato da lancio di dadi
10 - Il vostro vicino di scrivania sfarfalla e riappare ogni tanto

Romanzo scritto nel 1993 (pensate sono passati ben vent'anni), rieditato diverse volte, con versione definitiva del 2011 e pubblicato nel febbraio del 2012 con Symplicissimus.
Non mi piace catalogare i libri per genere, ma per comodità vi dico che è un thriller, ma anche horror, pure giallo, pure noir e anche un po' romance (no, non ci sono vampiri vegetariani che brillano alla luce del sole, mi spiace).
Se quanto scritto sopra non vi fa paura, allora acquistatelo, costa ben 1,49 euro.


Nessun dove di Neil Gaiman

Posso dire che non mi è particolarmente piaciuto senza che nessuno si arrabbi? No, perché so che Gaiman è amato e non vorrei incappare nelle ire di qualche fan.
Non ho trovato avvincente la storia, ne tanto meno incisivi i personaggi. Alcune caratterizzazione sembrano un po' troppo sulle righe, altre appena appena abbozzate, altre irritanti. Il protagonista è un fantoccio in preda degli eventi, e so che la cosa è voluta, ma questo non me l'ha reso simpatico, anzi, l'odiato dal primo istante, anche se è un eroe per caso, catapultato in una realtà alternativa che lo sconcerta e lo rende ancor più tonto di quello che è.
Nemmeno la trama mi ha entusiasmato, neanche le trovate sceniche, e lo stile dello scrittore. Che vi devo dire? Forse ho iniziato con il titolo sbagliato, ma questo libro me l'hanno regalato ed ero incuriosito, perché ho sempre sentito parlar bene di questo autore.
Forse è il solito discorso delle aspettative. Sono partito troppo carico e sono rimasto deluso. Non l'ho trovato nemmeno particolarmente originale.
Forse necessita di una seconda lettura, forse andavano cercate altre chiavi interpretative, che non ho trovato. Spesso il problema sta nell'occhio di chi legge e non di quello che è stato scritto :).
In buona sostanza, concludo dicendo che non mi ha lasciato niente.
Forse in futuro proverò a leggere qualcosa d'altro di questo autore, forse un giorno rileggerò questo stesso libro e rivedrò le mie posizioni.
Ma il tempo è a mio sfavore.

Vargo Marian: il cinico e l'acqua santa - commento di un lettore


Vi ripropongo un commento su  Vargo Marian: il cinico e l'acqua santa ai tempi dell'uscita dell'antologia XII:


Leggete questo "operaio" dell'underground letterario italiano.
Vorrei avere un centesimo della sua costanza, della sua volontà.
Ha scritto più lui di tanti altri famosi autori, e al pari di quest'ultimi, forse addirittura meglio di alcuni di loro, sa come mettere in moto una storia, farle prendere una buona velocità di crociera, e guidarla fino all'arrivo.
Tinto di comicità, ironia, originalità. E' così il suo racconto, è così lo scrittore Davide Cassia.
Se non lo leggete punitevi con un ulteriore, inutile, e diabetico saggio sull'amore.

Che fine ha fatto mister Y? di Scarlett Thomas

Le premesse sono ottime, parte molto bene, promette tante cose, alcune solo sussurrate all'orecchio, altre alla luce del sole, poi si perde, clamorosamente direi, in una palude che ti porta a fondo, o meglio in un labirinto in cui non si riesce a trovare l'uscita.
Tante belle cose, dunque, anche una scrittura in parte brillante, a volte un po' soporifera o fine a se stessa, poi l'autrice si perde nell'auto-celebrazione, nell'onanismo letterario, sfociando in spiegazioni superflue e info-dump di cui il lettore non ha bisogno e anzi lo fa anche un poco incazzare.
Questo romanzo è il classico esempio di qualcosa che parte bene e che poi scazza completamente nel finale, anzi, già a metà della storia.
Peccato perché l'idea non è male, intrigante, coinvolgente. Il problema sono anche i personaggi, caratterizzati male, alcuni quasi inverosimili, rimasti persone di carta e dando l'impressione di non essere reali. Anche la protagonista diventa a poco a poco una macchietta, una vittima del tessuto narrativo che a poco a poco si smembra nel vuoto.
Quindi la risposta alla domanda del titolo non la so dare, ma genera un altra domanda: che fine ha fatto la storia che ci hai promesso all'inizio?
Peccato, ribadisco, perché qualcosa di buono c'è. Forse un editing più accurato e qualche altra stesura avrebbe giovato enormemente a questa opera.

Pool of Radiance

Pool of Radiance è prodotto della software house Strategic Simulations Incorporated, fucina di menti creative, soprattutto nel mondo dei giochi di ruolo. Non è uno dei primi prodotti di questa casa, ma sicuramente quello che l'ha portata al successo, quello che ha fatto più botteghino e quello per cui viene ricordata.
La fortuna volle che Tactical Studies Rules, il produttore di Advanced Dungeons e Dragons, avesse l'intenzione di trasportare le sue teorie di regole e dadi nel rampante mondo dei videogiochi e scelse proprio SSI per affinità di intenti.
Fu un successo e il motore di Pool of Radiance venne poi utilizzato per diversi altri RPG della SSI.
La visuale di gioco è in prima persona durante l'esplorazione e durante la sessione di combattimento dall'alto in isometrica. Il gioco è a turni, la modalità che preferisco che da il giusto riscontro alle modalità di ingaggio di AD&D. C'è anche un discreto spessore di interazione con gli NPC che si incontrano per la mappa e anche diversi negozi con cui interagire.
Il combattimento tattico è il fiore all'occhiello di PoR e riflette con precisione le regole del gioco da tavolo e risulta, soprattutto confrontandolo con i giochi di ruolo del periodo, molto complesso e divertente.
L'unica critica che gli si può muovere è legata appunto alla limitazione tecnologica del periodo e tendenzialmente coinvolge tutti quelle skill di gioco non strettamente legate al combattimento, tipo alcune abilità dei ladri o dei maghi che risultano quasi inutili.
Comunque, considerando che la maggior parte dell'azione è basata sulle fasi di combattimento, il gioco fa il suo sporco lavoro e risulta notevole.
Ovviamente il modo migliore per farlo girare è con DOSBOX.

Il libro delle anime di Glenn Cooper

Devo essere sincero, mi è piaciuto di più il primo. Questo non è male, intendiamoci, ma pare proprio un romanzo scritto perché doveva esserci una trilogia, o perché il primo è andato bene. Ho avuto l'impressione che alcuni capitoli che fossero messi lì per allungare il brodo, anzi, tutto il romanzo da questa impressione.
Poi, per carità, è scritto bene, mi piace lo stile dell'autore, semplice, asciutto, che non si perde via ad arzigogolare, però la storia giringira attorno all'osso per poi azzannarlo solo alla fine, e, tra l'altro, senza nemmeno troppa convinzione.
Insomma, non lo so, mi sono divertito a leggerlo, ha fatto il suo sporco lavoro di intrattenimento e ho raggiunto il finale senza troppi problemi, a parte quella sensazione già presa in considerazione poco fa.
Mi ritrovo costretto quindi a leggere anche il terzo, I custodi della biblioteca, anche perché comunque qualcosa di intrigante c'è e ti rimane la voglia di approfondire.

10 buoni motivi per non leggere Tombe d'acciaio

1 - Soffrite di mal d'auto
2 - Siete terrorizzati non appena imboccate la rampa di una qualsiasi autostrada
3 - Non superate mai i limiti di velocità
4 - Gli autotreni vi fanno una paura del diavolo
5 - Fate sempre caso ai cristalli che luccicano sul bordo stradale
6 - Fate sempre caso ai detriti di altre auto sul ciglio della strada
7 - Vi toccate quando vedete una lapide a memoria di un incidente
8 - Vi sembra di vedere delle ombre là dove ci sono segni evidenti di frenata
9 - Vi sembra di vedere occhi fiammeggianti là dove sapete essersi verificato un incidente
10 - Preferite la bicicletta

Ma, se tutto questo vi ha incuriosito, oppure volete esorcizzare queste vostre paure, allora correte a comprate l'ebook al modico prezzo di 1,49 euro.

L'ombra di Edgar di Matthew Pearl

Matthew Pearl cerca sempre di essere originale e stiloso, ma a volte diventa troppo verboso. L'idea è intrigante: indagare sulla morte di Edgar Allan Poe, deceduto a Baltimora in circostanze misteriose, e sepolto in modo sbrigativo. L'atmosfera degli Stati Uniti colonici della east coast di metà ottocento è ben strutturata e ti immerge nella nebbia di Baltimora fin sopra i capelli, così da respirarne i fumi e gli effluvi dell'epoca.
Pearl è maestro in questo, anche nel ricercare parole raffinate, che in questa storia alla lunga stufano, e si arriva alla noia. La storia in molti punta arranca, soffre di periodi troppo lunghi, di infinite descrizioni e vaneggiamenti del protagonista che inducono il lettore allo sbadiglio.
Peccato perché le premesse per un ottimo romanzo ci sono tutte, alcuni personaggi sono carismatici, e molto dialoghi tra il protagonista e Dupin sono veramente stimolanti e, a volte, divertenti.
Si potrebbe definire questo libro appartenente a un'altra epoca, forse era proprio questo l'intento dell'autore, ma qui, nel 2013, non funziona, o perlomeno non funziona nel mio cervello.
Di gran lunga il peggiore tra quelli letti di Pearl.
Leggetelo solo se siete fan dell'autore, siete fan di Poe e avete una sana dose di pazienza. A mio parere anche il buon Edgar dopo un po' si annoierebbe a leggerlo.

Racconto gratuito - Vargo Marian: il cinico e l'acqua santa

Racconto apparso nel 2006 sulla raccolta XII, da cui nacque poi l'idea della casa editrice omonima di cui, forse non tutti lo sapete, il sottoscritto è stato uno dei fondatori.
Ho deciso di ripubblicarlo su Amazon e fare una promozione gratis per tutti da subito, da oggi fino a martedì, poi si vedrà.
È una racconto breve, 33 pagine, e vede come protagonista Vargo Marian, scapestrato e disilluso investigatore privato, che si ritrova, suo malgrado, coinvolto in una storia piena di mistero, con risvolti sovrannaturali.
Scaricatelo, se vi va, e giudicate.

Real World Racing

Comprato al volo, soprattutto per il prezzo: approfittando di una promozione l'ho pagato solo 7,90 euro, acquistato con paypal e scaricato dal sito ufficiale.
L'idea è affascinante e intrigante, fare delle gare sfruttando le mappe di google maps in varie città mondiali con visuale dall'alto, impegnando il giocatore in diverse sfide, a diversi livelli.
Io sono stato attratto dalla modalità carriera, che ti fa partire da zero (letteralmente, cioè prendendo il patentino di pilota) e ti fa affrontare gradualmente diverse sfide con classi diverse di auto, sempre più potenti e flessibili. Ogni classe di eventi viene sbloccata completando la lista delle gare della serie precedente, aggiungendo poi, a seconda dei risultati, delle gare bonus.
Le tipologie di gare sono diverse, ma, a mio parere, alcune veramente noiose e frustranti. Ci sono le gare singole, serie di gare, le prove a tempo, le sfide a due, i survival, lo slalom e la cazzutissima gara con l'elicottero, che non consiste nel inseguire un elicottero, ma restare nell'obiettivo della sua telecamera (a volte, vi giuro, ti fa incazzare duro). Un'altra che non sopporto e lo slalom, cioè, in un dato tempo bisogna percorrere un tracciato evitando a slalom i birilli, e se si colpiscono, viene detratto del tempo prezioso.
Divertenti le altre sfide (forse un po' frustrante la prova a tempo), ma alla lunga viene tutto a noia. Io l'ho installato il sabato alle 18 e il lunedì sera mi ero già rotto i maroni.
Sarebbe stato più intrigante creare un campionato vero e proprio, con piloti con IA cazzuta, mentre qui invece si partecipa alla gara, si hanno degli obbiettivi e si guadagnano dei crediti, con i quali si possono comprare auto più fiche e performanti  Una formula a campionato, secondo me, avrebbe di gran lunga allungato la longevità del gioco. Che poi è vero che c'è anche il multiplayer, dove si possono sfidare altri giocatori reali, ma, boh, sono scettico.
Per il resto, nulla da eccepire, il gioco, per una decina di ore diverte e ti tira dentro, poi sopraggiunge la noia, forse per la formula troppo ripetitiva e che non lancia sfide di lunga durata. La curva di apprendimento è molto bassa e forse il gioco è troppo arcade. Avrei gradito qualche elemento simulativo in più, tipo i danni quando vai fuori pista. Così come è fatto puoi fare un frontale contro un muro a 250 KM/h e dall'auto non si stacca nemmeno il paraurti.
Ok, il prezzo è contenuto, ma si poteva fare molto di più e le potenzialità ci sono.

Deserto rosso - Nemico invisibile di Rita Carla Francesca Monticelli

La storia comincia ad assumere sfumature inquietanti, non voglio dire niente per non spoilerare, ma quella roba lì nell'acqua mi fa paura, e ho detto tutto.
Niente, volevo trovare qualche difetto alla saga, perché non si può parlarne sempre bene, che alla fine si rischia di sembrare di parte e che esiste qualche inciucio con l'autrice o un'oscura lobby di scrittori auto-prodotti che si fanno promozione a suon di recensioni (potrebbe essere un'idea :)).
L'unico mio problema con Deserto rosso è Anna Persson, che, come già detto nella recensione di Abitanti di Marte, un po' mi da sui nervi, ma il personaggio è così, prendere o lasciare.
Devo dire che questo terzo episodio è quello che, per il momento, preferisco, perché c'è più azione, più morti, più sangue (che ci volete fare, sono un bel esemplare di sesso maschile) e diversi nodi vengono al pettine, rivelando tutta la potenzialità della saga.
E così mi sono già fiondato sul quarto episodio, perché voglio abbeverarmi ancora, perché voglio vedere come va a finire, e poi piangerò perché è finita.
Alla fine vi ammorberò con un'altra recensione (che tutto pare, meno che una recensione), sperando di trovare qualche difetto :).


The Elder Scroll: Daggerfall

La serie The Elder Scrolls fece il suo esordio nel 1994 con Arena, e il successo di quel primo gioco ha generato una lunga e acclamata serie di ottimi sequel.
Daggerfall è il secondo ed è considerato da alcuni fan come il migliore.
Il gioco è ambientato nella città di Daggerfall (ma va?) e le aree circostanti, nella regione di Tamriel.
Come buona tradizione di questa saga, verrete catapultati in un mondo pieno di insidie, di luoghi da esplorare e di dungeon ricolmi di nemici, ma anche di tesori.
Già da questo secondo titolo si nota la cura che i  programmatori  hanno messo nella creazione dei personaggi, che risulta essere ancora adesso una delle migliori nella maggior parte degli RPG moderni, soprattutto quando si sceglie di costruire da zero il proprio personaggio, customizzarlo al meglio, tenendo presente il proprio stile di gioco.
All'inizio, anche questo come da tradizione, si parte subito in salita, nel viaggio verso Daggerfall, si fa naufragio e ci si ritrova in una grotta con poca roba utile. Da lì in poi la libertà data al giocatore e pressoché totale, altra caratteristica di fabbrica di TES, quasi unica nel genere. Naturalmente ogni scelta fatta influenzerà l'andamento del gioco, persino il finale, dando al titolo un fattore di rigiocabilità molto alto.
Ovviamente essendo un gioco del 1996 la grafica è adeguata a quel periodo, ma, se fate un confronto con i titolo dell'epoca, era già all'avanguardia. Se poi considerate che forse è ancora il più grande gioco di Elder Scrolls in termini di area esplorabile, vi renderete conto dell'immensità e della longevità del titolo.
L'interfaccia è molto semplice da usare, con molte scorciatoie da tastiera utili per risparmiare tempo, i controlli predefiniti usano sia il mouse e la tastiera, e sono tutti personalizzabili.
Questo titolo non è esente da bug. Mi ricordo che quando uscì ne era funestato, poi pian piano risolti da varie patch, anche se alcuni di essi rimangono ancora, quindi, se volete giocarci, il suggerimento  è quello di salvare spesso utilizzando diversi slot.
Se avete giocato a uno dei titoli più recenti della saga di The Elder Scrolls, siete appassionati e volete giocare un buon RPG a gratis, Daggerfall fa per voi.
Naturalmente il mio consiglio è sempre quello di utilizzare dosbox per far girare al meglio il programma.

Oblivion - il film

Preso perché era allegato a Panorama, giusto perché ero curioso e non avevo mai sentito parlare di questo titolo. Dovete capirmi, avere due figli piccoli a volte ti porta a non informarti adeguatamente sulle ultime uscite.
Quindi partito a guardarlo con aspettative azzerate, aspettandomi una cagata pazzesca, anche se c'è quel nano scientologo di Tom Cruise e Morgan superuga Freeman.
Quindi sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla trama, dagli effetti speciali e dal film nel suo insieme. Certo, non c'è da gridare al capolavoro, ci sono dei difettucci secondo me, ma, tutto sommato, è un buon film che si lascia guardare e che alla fine intrattiene e diverte.
Ho dei dubbi su alcuni punti focali del tessuto narrativo, e della coerenza dei fatti, c'è qualcosa nel mio cervello che stride e che mi suggerisce, come un campanello d'allarme, che esiste qualche piccolissima incongruenza, che però non riesco a quantificare a livello razionale (forse dovrei rivederlo un'altra volta).
Niente di originale, per carità, c'è un bel mix di elementi sci-fi già visti in altre pellicole, già letti in altri romanzi, ma comunque una mescolanza che da i suoi risultati.
C'è anche l'ammmore, sì, quello lì che fa storcere il naso ad alcuni spettatori/lettori di questo genere. Ma qui è la forza motrice della trama (mio dio, è la forza motrice di tutto, di tutto...) e alla fine io ho pure pianto, cazzarola, prendetemi pure per il culo. Oltre a questo c'è il valore, il coraggio, il sacrificio e tante altre belle cose che non paion buttate lì, ma hanno il fine di emozionare. E ci riesce (almeno con me che ultimamente ho la sfera emotiva tutta scombussolata).
Se siete appassionati di fantascienza, guardatelo pure, senza aspettarvi una  rivoluzione, se non lo siete, ma vi piacciono comunque i film discretamente complessi, potreste rischiare anche di divertirvi, se non vi piacciono i film, pettinatevi.

Deserto rosso - Abitanti di Marte di Rita Carla Francesca Monticelli

Secondo capitolo che mantiene tutte le aspettative del primo episodio, arricchendo e ampliando quel che già si è visto in Punto di non ritorno.
C'è un piccolo problema: inizio a diventare insofferente nei confronti di Anna Persson, perché è isterica, lunatica e troppo impulsiva. Al contrario mi sta troppo simpatico Hassan (è così, che vi devo dire?).
Sento già le risposte dei maschilisti: è normale, perché è una donna e... ahia, ahia, quante mazzate virtuali che mi prendo.
Per il resto la storia scivola via che è una bellezza e non si riesce a togliere gli occhi dalle parole fin quando avidamente non si è giunti alla fine e si clicca inevitabilmente sul terzo episodio.
Questa non è fantascienza fredda e impalpabile come il vuoto cosmico o come Plutone nei mesi invernali :). I personaggi di questa autrice sono vivi, hanno dei sentimenti, sono molto umani. Questo non deve far storcere il naso ai bruti con lance e pistole laser, abituati a leggere di droni, robot e satelliti dalle facce buie. Intrighi, amore, odio, valore e amicizia, sono il sale di questo racconto, ma anche l'esplorazione, la colonizzazione, lo sci-fi puro, il tutto mescolato in un cocktail davvero delizioso.
Un'ottima lettura.
Consigliato.

L'anima errante - commento di un lettore

SINOSSI:
Matteo Mosseni è uno scrittore in crisi creativa. Per ritrovare l’ispirazione perduta, acquista, con gli ultimi soldi che gli rimangono, una villa ottocentesca. L’edificio però nasconde un segreto imprigionato tra le sue mura da secoli.
In una girandola di colpi di scena, Matteo si ritroverà a fare un patto diabolico per riguadagnare il successo perduto.
Ritornerà ai fasti di un tempo. Ma a quale prezzo?

Scritto nel 2001 dopo un periodo in cui non scrivevo nulla da un po'. Ripreso nel 2012 e rieditato, è stato poi pubblicato in self-publishing nel marzo del 2013.
Vi lascio il commento di un lettore inviato tramite mail:

E’ un libro estremamente scorrevole, nel quale l’autore riesce a “giocare” con diversi generi, mescolandone elementi per creare una storia originale e piena di sorprese inaspettate. Apprezzo molto l’ironia che condisce sempre i libri di Cassia, il cinismo e la disillusione che contraddistinguono i suoi personaggi, e anche in questo caso Matteo è un personaggio credibile e simpatico, una sorta di antieroe di tutti i giorni che si ritrova in una situazione che non può che sfuggirgli di mano, attorniato da altri antieroi. Non ci sono buoni e cattivi, insomma, solo persone vive.





Zero di Anna Starobinec

Romanzo distopico dalla trama complessa e dalla struttura narrativa insolita ed efficace. Non certo originale, perché fonde idee di alcuni classici del genere, rielaborandoli in chiave più moderna, ma in modo brillante e stimolante.
Interessante come affronta tematiche calde del nostro tempo, concentrandosi sui rischi dei social network e del distacco dalla realtà come la viviamo tutti i giorni.
Anna Starobinec scrive un romanzo apocalittico, concentrandosi però sul post e su come il mondo si è riallineato per non morire, riscrivendo in chiave originale molti concetti che la nostro società attuale da per scontati, ma che nelle storie distopiche vengono sempre stravolti e messi in discussione.
Nonostante la complessità del testo, il romanzo scorre via piacevolmente, soprattutto per il cambio sistematico del punto di vista del narratore, che porta, a volte, a riscrivere la stessa scena, vista, appunto, da personaggi diversi.
Se cercate un buon romanzo di fantascienza, questo potrebbe soddisfare il vostro palato. Piacevole e mediamente complesso.

La lancia di Marte - Alessandro Girola

Anche con questa triade di ebook Alessandro Girola non si smentisce: bravo, capace e coinvolgente. Oramai sta diventando una garanzia, un marchio di qualità, tipo il DOP.
Leggere i suoi racconti è sempre un piacere, perché ti fanno sentir bene, ti invogliano alla lettura e non vedi l'ora di sfogliare qualcos'altro di questo autore.
La lancia di Marte ci catapulta in una realtà ucronica molto ben articolata, con mostri, dei, azione, sangue, morte. Cosa si può chiedere di più a un racconto?
I personaggi hanno uno spessore notevole, ben caratterizzati come sempre. La trama è bella tosta e tiene incollati alle pagine, sbranandole per sapere come va a finire.
Girola, come ho già ribadito quasi a noia, è uno dei più autorevoli autori della scena italiana degli auto-pubblicati, rafforzando ancora di più il concetto che i bravi scrittori non si trovano solo in libreria.
Tirando le somme dico che il prezzo è contenuto, il proposito è quello di divertire, e ci riesce in pieno.

p.s.: ah, in  futuro ci sarà anche un quarto episodio.




Netgamers in versione cartacea su Amazon

Siete dei tecnofobi, oppure non amate leggere libri in formato ebook perché fa male agli occhi, non avete il supporto adatto, oppure amate il profumo della carta stampata?
Finalmente potete acquistare in formato cartaceo il romanzo Netgamers su Amazon.
Questo è il link.
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SINOSSI
Può un videogioco diventare come una droga? Creare dipendenza? Questo romanzo cerca di dare una risposta a questi interrogativi attraverso la storia di quattro personaggi reali totalmente diversi l'uno dall'altro e dei loro alter-ego digitali.

Deserto rosso - Punto di non ritorno di Rita Carla Francesca Monticelli

La fantascienza in Italia viene poco considerata, per lo meno dall'editoria tradizionale, è un genere di nicchia, e di solito sono veramente pochi quelli che si avventurano a pubblicarla, generalmente  poi solo autori stranieri.
Gli scrittori italiani non vengono quasi considerati, è pensiero comune che siamo gente da commedia, tragedia, storie strappalacrime alla Moccia.
Figuratevi poi se a scrivere sci-fi è una donna. Apriti cielo! No, non sono capaci, le donne devono scrivere d'amore, e tutto ciò che ne consegue, con preconcetti e pregiudizi da far invidia al peggior sessista.
Se avete un minimo di testa, potrete capire da soli che non è così. Di scrittori di fantascienza, e non solo, l'Italia s'è desta, magari non al grande pubblico, ma, fortunatamente, nel mercato degli e-book e del bistrattato mondo del self-publishing, che sta lievitando a vista d'occhio con percentuali spettacolari in uno scenario in piena crisi (il cartaceo, si intende), sono più vivi che mai.
Rita Carla Francesca Monticelli è un fulgido esempio di questo rampante movimento. Una scrittrice di fantascienza in piena regola, che non sfigura al confronto di nessun collega uomo, che sa usare bene i ferri del mestiere, e che, a quanto vedo e a quanto mi riferiscono, è anche brava a promuoversi.
Questo primo episodio della saga Deserto Rosso testimonia quanto scritto sopra. Trama intrigante, articolata, tessuto narrativo che si intreccia sapientemente con livelli temporali diversi (flashback & flashfoward direbbe uno più intelligente di me), ottima caratterizzazione dei personaggi che creano empatia e fanno immedesimare a tempo zero il lettore, portandolo fino alla fine con la voglia di continuare a leggere. E così è stato, non appena ho concluso questo primo episodio, ho acquistato subito gli altri 3 con l'intenzione di sorbirli tutti di un fiato.
Oltre a tutto questo, il prezzo dei quattro episodi è veramente irrisorio, un paio di caffè e potete godere di una storia coinvolgente.
A presto con le prossime recensioni degli altri tre episodi.

Il bello e il brutto del self-publishing

Io ho scelto il self-publishing, lo ammetto, per pigrizia, per convenienza e perché sono conscio che i miei manoscritti molto probabilmente non supererebbero le forche caudine degli editori tradizionali.
Chiaro, il SP ha i suo pro e i suoi contro. A favore c'è la possibilità di pubblicare immediatamente quello che è appena uscito bello caldo dall'ultimo editing e vederlo online dopo pochi giorni, pronto per essere venduto.
Inoltre mi da la possibilità di scrivere quel che mi pare, non che prima non lo facessi, ma mentre scrivevo ero consapevole del fatto che quello che stavo creando non avrebbe suscitato l'interesse di alcun editore (dei lettori probabilmente sì :)).
Come me, molti degli scrittori non considerati dagli editori, hanno scelto questa via, alcuni anche idealizzandola, e raggiungendo il grande pubblico in un modo che probabilmente non avrebbero potuto fare con i metodi tradizionali.
Vi snocciolo alcuni numeri: da quando è stato pubblicato, nel gennaio del 2013, Netgamers ha venduto ben 125 copie, e, credetemi, sono tante, senza uno straccio di promozione, se non il passaparola e qualche adv su facebook.
Inferno 17, senza nemmeno il tam-tam di FB ha venduto ben 86 copie. Complice sicuramente anche il prezzo contenuto (1,49 euro).
Io non sono un idealista, accetterei volentieri un contratto con un grande editore, non sono mica scemo, ma forse non accetterei delle forzature o dei paletti di sorta.
Ci sono anche molte sfaccettature che possono far storcere il naso a chi si avventura nella ricerca di qualcosa di valido nel vasto mare degli autori auto-pubblicati.
È vero, non c'è nessun tipo di filtro, la sciura Maria del quarto piano potrebbe pubblicare la sua lista della spesa e cercare di venderlo su Amazon a 10 euro. Ma, chi lo acquisterebbe?
Sì, c'è tanta spazzatura, d'altronde c'è anche nei libri cartacei pubblicati dagli editori tradizionali. Insomma, quando si va in libreria, si deve conoscere il prodotto che si va ad acquistare, senza sparare nel mucchio e sperare di essere fortunati.
Io, prima di acquistare un autore SP che non conosco, leggo le recensioni degli altri lettori, scarico l'anteprima (Amazon da questa possibilità, per questo lo amo, anche se so che non a tutti sta simpatico) e, se il libro merita, lo compro.
Conta sicuramente anche il prezzo. Un libro auto-pubblicato non dovrebbe superare la soglia dei 3-4 euro, meglio se al di sotto dei 2. I grandi editori comunque si ostinato a buttar fuori ebook a prezzi ancora troppo alti.
Insomma i mezzi per trovare roba buona, a volte anche ottima, nel marasma del SP, esistono, tutto sta nell'esercitare per bene la propria professione di lettore. In giro, su vari blog, si trovano anche recensioni degli stessi libri auto-pubblicati, e spesso sono veritiere.
Sì, io sono di parte, perché sto da questa parte della barricata, ma sono stato anche dall'altra, e un libro, se merita, non esclude l'acquisto virtuale o cartaceo.
Il mercato del SP si sta consolidando, ormai è una realtà, forse è ancora pionieristico, ma è impensabile mettere dei paletti, perché stroncherebbero quelle che sono appunto le peculiarità di questo tipo di pubblicazioni.
Poi, lo ribadisco, gli strumenti per scremare ci sono ed è bene usarli.

La loggia nera dei veggenti di Fabio Delizzos

Bel romanzo. Sarà perché mi è sempre piaciuto il periodo storico di ambientazione, sia perché l'autore è stilisticamente molto valido.
Un trama intrigante, personaggi ben tratteggiati e caratterizzati, mistero, elementi esoterici, poteri medianici, insomma tanta robba che interessa il sottoscritto.
A volte ci si confonde un po' negli intrecci del tessuto narrativo, ma ho come l'impressione che non sia una colpa dell'autore ma dell'encefalo del lettore.
Ho passato delle piacevoli ore di lettura, e questo credo sia il complimento migliore che si possa fare a un romanzo. L'autore è bravo nel creare atmosfere e situazioni in cui piacevolmente ci si perde.
Forse alcuni tra i tanti argomenti trattati non vengono approfonditi come meriterebbero, ma è l'unico piccolo neo di un romanzo che merita l'acquisto anche solo per il prezzo contenuto.

Specie dominante di Alessandro Girola

Alessandro Girola è uno di quegli autori della schiera del folto sottobosco degli autoprodotti che confermano che la qualità si può trovare ovunque e, anzi, a volte i migliori sono proprio schierati dall'altra parte della barricata e spesso la qualità non è quello che cercano gli editori normali.
In questo racconto conferma quanto già visto di buono nei suoi ultimi lavori: una maturazione stilistica, una grande capacità di gestione delle tecniche narrative, personaggi ben caratterizzati e trame intriganti.
I due racconti si leggono in un fiato, sono piacevoli, ben scritti, la trama non è scontata e da un'interpretazione originale dello sviluppo della pandemia.
Insomma vale veramente la pena acquistare per pochi euro questo ebook per passare dei piacevoli momenti di lettura.

- Link scheda ebook

La biblioteca del morti - Glenn Cooper

Devo essere sincero, ero molto scettico nei confronti di questo romanzo, emerso dalla bolgia delle copertine multicolore dell'Editrice Nord, collocato in quel fenomeno sensazionalistico postcodicedavinci.
Mi ha incuriosito per la mole di recensioni positive e perché consigliato da alcuni amici fidati. Allora mi ci sono tuffato, con le aspettative azzerate, pensando di piantarlo lì dopo qualche pagina, e invece mi ha portato (come accade spesso quando si affronta un romanzo a cuor leggero) in un turbine di passione narrativa e me l'ha fatto leggere in un fiato.
Lo stile è coinvolgente, quasi mai banale, funzionale alla storia, raramente con fronzoli inutili. I personaggi sono ben costruiti e da subito si entra in empatia, nonostante qualche cliché USA dell'agente FBI alcolista e brillantone. La trama è intrigante e non delude quasi mai, intessendosi in vari piani temporali in modo perfetto, tenendo sempre sulle spine il lettore.
C'è un paradosso deterministico che il mio povero piccolo cervello ha fatto fatica ad accettare, soprattutto perché, se si conosce il destino di tutte le persone del mondo, il giorno della loro morte, e si possono prevedere catastrofi, allora credo sia anche possibile evitare quelle morti. E invece no, visto che è scritto, è impossibile sottrarsi al proprio destino. È uno di quei paradossi da spaccarsi la testa contro il muro.
A questo punto mi vedo costretto a leggere anche gli altri due, con la speranza che non cada di stile, o che perlomeno mantenga la stessa qualità del primo.

Il canto oscuro di Alessio Brugnoli

Non è facile scrivere ucronie, si rischia di cadere in storie già viste, in cliché abusati, in personaggi poco credibili. Inoltre bisogna documentarsi per evitare errori clamorosi riguardo al periodo storico di ambientazione. L'autore non ci è cascato, è ha creato una storia piacevole e interessante.
Ambientato nel '900 in una Roma dominata dallo stato Papale, dove non è c'è mai stata l'unità di Italia, la storia si sviluppa intorno alla morte sospetta di un personaggio influente e scomodo. I protagonisti si vedranno, loro malgrado, a indagare per fare luce sull'evento e dare la giusta dimensione a quello che apparentemente sembra un suicidio.
Lo stile è scorrevole e funzionale, la caratterizzazione dei personaggi credibile e ben delineate. L'unico problema forse sono le infodump che l'autore ogni tanto propina al lettore dalla bocca del protagonista, tipo link esterno di wikipedia, ma è solo un piccolo neo e nemmeno tanto fastidioso.
Tirando le somme, dico che è una lettura piacevole e che, visto il prezzo, vale proprio la pena di acquistare e leggere.

Link per l'acquisto su Amazon.

Le creature della notte di Dean Koontz

In questo terzo capitolo si entra veramente nel vivo della storia, dove diversi nodi vengono al pettine e accadono disastri succulenti e atrocità da leccarsi i baffi.
Il caro Dean riesce a giostrare con maestria il materiale che aveva edificato con i primi due capitoli, e il divertimento è assicurato.
La storia non scade come ci si può magari aspettare da una saga di questo tipo, anzi entra proprio in una fase bollente, aprendo molteplici possibilità ai libri successivi.
Koontz ci abituati da tempo a situazioni e personaggi bizzarri, a volte pure troppo, con caratterizzazioni estreme, poco credibili nella realtà.
In questo, nonostante il cattivo di turno sfiori quel limite, ne rimane ai margini e il tutto resta godibile e verosimile, naturalmente applicato a un a trama dove accade di tutto. Gli altri personaggi risultano consolidati e ben tratteggiati come già era evidente nei primi due libri.
Un po' troppo corto per i miei gusti, ma forse è meglio così, perché la trama è sincopata, ti tiene sempre su di pathos, e non c'è un attimo in cui la palpebra cala.
Insomma un eccellente terzo episodio. E son qui ad attendere con trepidazione che alla Sperling finiscano di tradurre il quarto.

I robot di La Marmora di Alessandro Girola

Non è un segreto che io apprezzi Alessandro Girola come blogger e che quasi quotidianamente legga i suoi articoli su Plutonia Experiment e mi domando se questo posso influenzare il mio giudizio del Alessandro Girola scrittore. Immagino di sì, forse in minima parte, ma essere realmente obiettivi e stilare un giudizio oggettivo e una delle cose più difficili di questo mondo, a mio parere.
Data questa premessa, inizio a tessere le lodi del Girola scrittore.
Mi è capitato di leggere diversi suoi lavori in passato, trovandoli buoni, ma forse leggermente privi di pathos, di emotività, e di spessore per le caratterizzazioni dei personaggi. Leggendo questo racconto invece, tutte queste mancanze sono sparite, segno che Alessandro ha compreso, grazie al fondamentale confronto con autori e lettori, quali fossero i suoi punti deboli.
Lo posso affermare con sicumera perché questo I Robot di La Marmora è un gioiello di racconto. Il ritmo è incalzante, lo stile pulito e funzionale, senza inutili fronzoli stilistici, lo spessore dei personaggi è eccezionale e che dire della trama? Fantastica, in tutti i sensi :).
Ho divorato le pagine in poche ore e sono ancora affamato. So che Alex non  apprezza che gli venga detto che un suo lavoro è troppo corto e che io come lettore avrei voluto di più. Ma forse è giusto così, forse ampliato avrebbe perso il suo spessore, annacquandosi un po'.
Leggerò altro di Alex cercando di essere sempre obiettivo. È uno di quegli autori indipendenti che non sfigurerebbero tra i best sellers, ma tratta generi che in Italia sono parecchio bistrattati e considerati di nicchia.
L'onda lunga degli ebook sta dimostrando ancora una volta che la maggior parte degli editori non ha la capacità, e probabilmente la voglia, di assecondare i lettori hardcore, puntando solo sulla moda del momento.
Ma l'onda prima poi arriva e travolge tutto.

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