Il Signore degli Anellidi (3)

Ferrogas: Aratrò, guarda, ci sono 10 milioni di porchetti che avanzano verso di noi.
Aratrò: Non temere, Ferrogas, ora li apriamo tutti come cozze.
Aratrò estrae la sua spada a tre mani e un piede e mezzo che lui impugna solo con una mano e da solo si appresta a lanciarsi contro l'orda polverosa in avanzamento.
A: Ferrogas, coprimi le spalle!.
Ferrogas prende un mantello e glielo mette sulle spalle.
A: Grazie, Ferrogas.
E Aratrò si butta a capo chino nella mischia. Con il primo fendente uccide 4632 porchetti tra cui anche il cognato di Speck di Tirolo figlio di Spock. Con il secondo fendente 6441 e così via, finché non li ammazza tutti meno uno, naturalmente senza nemmeno un graffio.
Quello rimasto, ovviamente, è il capo dei Porchetti: Luganiga.
I due si fissano a lungo, nemmeno una foglia si muove, anche perché lì intorno non ci sono alberi.
Poi si lanciano uno contro l'altro e lo scontro dura due giorni, tra finte, controfinte e affondi.
All'alba del terzo giorno, Ferrogas scocca una freccia e prende in piena fronte Luganiga.
A: Ferrogas, e che cazzo!
F: Scusa, volevo partecipare.

Il Poeta è tornato - Michael Connelly

Piacevole, anche se mi aspettavo di più, forse più azione e meno sentimentalismi. Ma ci sta, dal primo Poeta sono passati un po' anni e Michael si è sistemato, ha messo su famiglia e gli è nata una figlia.
Questo lo ha ammorbidito un poco e si nota nello stile narrativo di questo secondo capitolo. Inoltre questa dose di ammorbidente sembra essersi riversata anche su Harry Bosch, protagonista di molti libri di Connelly, questo perché anche lui scopre di avere una figlia e incomincia a vivere solo per lei.
Naturalmente non può non assecondare la sua indole e la morte di un collega e il coinvolgimento nell'indagine lo portano a ritrovarsi nella sua abilità maggiore: investigare.
Nel romanzo ritroviamo anche Rachel Walling, che nel primo capitolo di questa storia aveva un ruolo fondamentale e qui fa la coprotagonista insieme a Bosch e Robert Backus, il poeta.
La stile è veloce, fluido, incisivo, quello a cui ci ha abituati l'autore, condito appunto con questa nuova vena di sentimenti che comunque non guasta e dona anzi una certa completezza alla storia.
La narrazione salta dalla visuale soggettiva di Bosch e Backus, a quella in terza persona in cui si segue Rachel e l'F.B.I.. Anche questo metodo narrativo è azzeccato dal mio punto di vista, anche se a volte mette un po' di confusione nel lettore, soprattutto nelle concitate fasi finali del romanzo.
Mi è piaciuto, anche se, secondo me, rimane qualche gradino al di sotto del primo capitolo. Se comunque avete amato "Il Poeta", dovete assolutamente leggere anche questo secondo capitolo.

Proverbi (5)

Beati gli ultimi, perché... non hanno nessuno dietro
La pazienza è la virtù dei sordi
Il mattino ha l'orco in bocca
Donna barbuta va depilata
Non è bello ciò che bello, ma piace ciò che è bello

Il Poeta

Facile scrivere di luna e mare
Forse più semplice scrivere d'amore
Complicato esprimere la passione

Il poeta si arrampica sui muri
Delinea frasi di raro valore
Saltella tra estasi ed eccezione

Comprende il significato del suono
Disegna universi di colori puri
Ma a volte non suscita emozione

Quant'è volubile l'animo umano
Ciò che di notte appare come buono
Al mattino svanisce come frastuono

Autore di XII vince il Premio Fantascienza.com

Sono lieto di annunciare che Fabio Ferri, al secolo Fabio Oceano, uno dei 12 autori della raccolta XII, ha vinto il Premio Fantascienza.com con il romanzo Stella Rossa.

Il premio, indetto da Delos Books, ha visto come finalisti altri tre romanzi oltre a quello di Fabio e lui ha sbaragliato la concorrenza e la sua opera è stata giudicata la migliore.

Il romanzo sarà pubblicato a breve dalla stessa Delos.

Complimentoni a Fabio e in bocca al lupo.

Tu

Tu
Sei tu
La meta
Il principio
Non cerco di più
Sei scelta concreta
La mia arma segreta
Parole senza parole
Occhi rispondono a occhi
Mani stringono mani mai sole
Ogni giorno aggiungi un frammento
Al mosaico dell'amore che io sento

Sulla Laicità lettera aperta al parlamento italiano

Sottoscrivi sul sito:
http://www.letteralaicita.org/home

LETTERA APERTA AL PARLAMENTO ITALIANO

Laicità: si può continuare a tacere?

O bisogna interrogarsi se non si è andati oltre?

Oltre lo stato laico e il rispetto della pluralità delle idee
Oltre l’idea di uguaglianza e il principio di non discriminazione

Uno Stato è laico se religioni e ideologie non hanno influenza sul governo della società, ma hanno valore solo per le persone. Lo Stato deve garantire un comune spazio di libertà e non può imporre una dottrina morale.
Per questo è necessario che chi siede in Parlamento per volontà di elettori ed elettrici serva il principio dell’autonomia e del pluralismo, rappresentando e disegnando una comunità libera e responsabile, contrastando le disuguaglianze in un contesto di diritti e doveri e sancendo la libertà di organizzarsi la vita e le relazioni senza che le scelte di alcuni diventino obbligo per tutte e tutti, pena la perdita dell’autonomia personale e la conseguente violazione della dignità della persona.

Vediamo crescere ogni giorno un ossessivo richiamo da parte della chiesa cattolica ai valori e ai modelli unici: in questo apostolato scorgiamo, con preoccupazione, vene di integralismo e di contrapposizione ad altri integralismi, ma, proprio perché laici, difendiamo la libertà della Chiesa e della sua missione.

Ciò che ci pare vada oltre è vedere le istituzioni, a partire dal nostro Parlamento, incapaci di esprimere autorevolmente il proprio giudizio.
Arretrare per evitare la chiarezza, per paura di un sano conflitto di idee non aiuta la convivenza, anzi descrive una società triste, che guarda indietro e non sa scrutare il futuro.

I diritti civili segnano l’epoca, parlano dell’accoglienza e delle società multietniche, del bisogno essenziale di diritti, doveri, responsabilità, di rispetto, di libertà e quindi di laicità.

Promotori: Susanna Camusso (sindacalista), Ferruccio Capelli (Direttore Casa della Cultura di Milano), Sylvie Coyaud (giornalista), Claudio Fasoli (musicista), Giorgio Gaslini (musicista), Giulio Giorello (filosofo), Sergio Lo Giudice (Presidente nazionale Arcigay), Aurelio Mancuso (Segretario nazionale Arcigay), Rita Marcotulli (musicista), Alfredo Martini (Presidente Onorario Federazione Ciclistica Italiana), Pier Giorgio Odifreddi (matematico), Moni Ovadia (regista), Ottavia Piccolo (attrice), Lella Ravasi (psicanalista), Massimo Rebotti (giornalista), Paolo Soldini (giornalista)

Essenza di Davide Cassia (2)

Recensione a cura di Strumm

"Davide Cassia si autodefinisce un autore de panza. Ha al suo attivo quasi dieci romanzi e dopo averlo conosciuto di persona tutto quadra. Davide Cassia è un fiume in piena, sguardi rapidi e risata fragorosa. Scrive di getto, inizia una storia, lascia che si sviluppi a velocità vertiginosa, anche oltre il frullare delle dita e poi, quando ha posto la parola «FINE», soltanto allora, si preoccupa di tornare indietro a rileggere quello che ha combinato.
È un modo di scrivere che spesso, come nel caso di “Essenza”, dà i suoi frutti. Non c’è troppa pianificazione e questo permette all’istinto dello scrittore di sbaragliare paletti culturali, pianificatori e scolastici che altrimenti condizionerebbero e rallenterebbero il lavoro. È la scrittura de panza. Prendere o lasciare.
Nel caso di “Essenza” è da prendere.
L’idea è originale, l’ironia che la sostiene e il profilo grottesco che l’accompagna sono di grande fascino. Anche l’intreccio che si va dipanando e la narrazione in alcuni tratti a tre livelli, consentono di non avere mai cadute di ritmo. Si legge rapidamente e con curiosità crescente. È divertente e intrigante.
Il disperato tentativo dei due protagonisti di salvarsi la pelle e rovesciare l’ordine costituito è ben tracciato e anche la coppia funziona. E soprattutto è ottimo il finale, davvero azzeccato e spiazzante.

D’altro canto, ci sono alcuni aspetti stilistici e narrativi che non mi convincono, ma resto dell’idea che il problema sta in quanto spiegherò più avanti. Faccio riferimento alla chiave di narrazione complessiva, spesso altalenante tra i toni più seri e quelli più ironici. Così come in alcune frasi a volte sono usati termini stonati: eccessivamente forbiti o triviali quando l’atmosfera del passaggio ti suggerirebbe altro.

Il problema del libro di Davide Cassia è uno solo. È una sola stupida motivazione. È la REVISIONE!!!!
CACCHIO!!! La REVISIONE!!!

Lo scrittore de panza deve amare di più i suoi libri, delle sue storie, dei personaggi e di se stesso. E deve portare almeno altrettanto rispetto nei confronti di noi poveri lettori. Deve trattenere il suo impeto a scrivere dell’altro. Deve concentrarsi su un lavoro fintanto che non è a posto. LO DEVE FARE.
Si scrive, si corregge, si rilegge, si aggiusta, si corregge, si rilegge e poi, solo dopo, ma proprio dopo, si pubblica e si inizia un altro bel romanzo de panza.

Davide, ti prego, dagli una letta e mettilo a posto, fai una seconda edizione e consenti a futuri lettori di comprare ed apprezzare “Essenza”. È un vero peccato lasciarlo in questo stato grezzo.

PS: i capitoli li vogliamo mettere? Sono gratis: mettiamoceli!"

Follia Number Two

pappo pippo imperlo un poppo
maschio vischio bacio col nevischio
sette suore dentro il letto
che saltavan con l'usbergo
sento ancora l'ape maia
da lontano sembra atzeca
me ne vado in biblioteca
con il sole dentro al fosso
me la rido a più non posso
come sette caramelle
sputazzate su sorelle
e mi sembra già il ricordo
il ritorno dentro il porno

Inferno 17 su False Percezioni

Sul Blog di Luigi Milani False Percezioni è apparsa una breve ma significativa recensione di Inferno 17:

"Un bel libro da un autore nuovo, ma estremamente prolifico, Davide Cassia, il cui nome figura anche all'interno del progetto XII.

Parlo di Inferno 17, un romanzo che non sfigurerebbe accanto a classici quali Stephen King o H.P.Lovecraft. Cassia sa infatti inchiodare il lettore alle pagine del suo libro con grande maestria. La storia, sufficientemente delirante e piacevolmente disturbante, è ben costruita. La scrittura, asciutta e incalzante, è ben adeguata alle atmosfere del romanzo. Da leggere senz'altro."

Spiderman 3

L'ho visto... e in buona sostanza non mi ha soddisfatto.
Spiego.
Peter Parker è uno sfigato di prima categoria e questo già si sapeva ed è anche parte del fascino del supereroe, questa ambiguità tra normalità e straodinarietà. Questo buonismo di Parker era presente anche nei primi due episodi, magistrali, ma non infastidiva perché faceva parte del gioco. In questo terzo è veramente irritante, va bene il buonismo, ma poi fai la figura dell'idiota. Il protagonista diventa ancora + idiota quando diventa cattivo a causa del simbionte (o come diavolo si chiama) e fa la macchietta per le strade di New York: imbarazzante. Probabilmente Raimi voleva far apparire l'arrampicamuri un simpatico tipetto, l'effetto è l'opposto: un idiota al cubo.
Anche alcuni aspetti narrativi mi hanno dato noia. Pure il figlio di goblin in alcuni momenti sembra un imbecille di prima categoria, con un sorriso da demente.
Certo, spettacolari gli scontri mascherati, per così dire, ma non bastano per tenere su una trama un po' sfilacciata ed irritante (l'ho già detto?).
Anche la morale che Raimi ha voluto inculcare a forza nel film, quella dell'amicizia, dell'amore, dell'onore, dei valori della famiglia, risultano stucchevoli, forzati.
Questo Spiderman 3 mi ha deluso, l'avete sicuramente intuito, ed è un peccato, perché i presupposti per un buon film c'erano tutti, visti i precedenti.
Non vi dico di non andare a vederlo, sarebbe un delitto se avete visto i primi due, ma non aspettatevi molto. È il mio modestissimo parere, ovviamente, sarò felice di essere smentito o criticato.
Forse è il solito problema dell'atteggiamento psicologico con cui si entra al cinema, quando non ti aspetti niente, vieni favorevolmente contraddetto, quando invece ti aspetti molto, la prendi in quel posto.

Hyperverum di Cecilia Randall

Questo romanzo l'avevo notato tempo fa sugli scaffali di un centro commerciale, mi avevano incuriosito il titolo e la copertina (potenza del marketing), avevo letto la quarta e il trafiletto iniziale e l'avevo riposto. C'era qualcosa che non mi convinceva, forse perché anch'io spesso ho avuto la stessa idea, sfociata anche in un racconto lungo e grottesco (Sangue sul Quad).

A Natale al sottoscritto, oltre a vagonate di indumenti, si regalano libri, libri e ancora libri. Per questo amo il Natale. Tra i libri ricevuti in dono c'era appunto Hyperversum.

Ebbene, ad esser sincero ho iniziato a leggerlo con scetticismo e anche una punta di invidia, le prime pagine in effetti mi hanno lasciato un po' di perplessità e determinati eventi narrativi per me scontati e forse un po' troppo forzati, mi avevano un po' indisposto.

Pian piano però i personaggi hanno incominciato ad entrarmi nel cuore, la storia ha iniziato a coinvolgermi come non capitava da molti mesi davanti ad un romanzo e, volente o nolente, mi sono ritrovato catapultato dentro le pagine senza accorgermene.

Il tessuto narrativo mi ha coinvolto talmente tanto da farmi smettere persino di giocare ai videogames per dedicare più tempo alla lettura e questo è un evento eccezionale, credetemi.
Verso la fine mi sono pure commosso, vi giuro, con le lacrime agli occhi, tant'è che ho dovuto simulare spesso (leggendolo in treno) qualche sbadiglio.

Insomma, l'avete capito, mi è piaciuto. Cecilia Randall è brava a portare lentamente il lettore nella storia, a suscitare emozioni, a rendere le atmosfere e le situazioni appassionanti. Se il periodo storico del medioevo è uno dei vostri preferiti, se amate le storie di eroi, cavalieri, ma anche piene di tensione ed emozione, questo è il libro che fa per voi.

Non è un libro per ragazzi, come spesso i media italiani tendono a bollare il fantasy e il fantastico, è un libro per tutti.

Ivan Basso confessa - Il problema del doping

Questa storia del Doping è una ferita aperta per lo sport. Lo spunto è la confessione di Ivan Basso, ciclista varesino.

Mi spiego: determinati sport ormai non possono più definirsi tali, sono diventati solo business. In primis il calcio.

Le competizione strenuanti hanno fatto sì che negli anni gli atleti cercassero un aiutino per avere prestazione migliori. Questo ha portato alla situazione attuale.

Tutti gli atleti, o la maggior parte, si drogano. Non c'è niente da fare, altrimenti non restano al passo con chi ne fa uso.

La soluzione qual è? 2 alternative secondo me:

1) Liberalizzazione totale, come succede nel nba o nel football americano. In questo modo tutti si dopano sotto la loro responsabilità. Il livello è uguale x tutti, nel senso, se uno è una schiappa, rimane una schiappa anche se si bomba e non potrà competere con il cavallo di razza bombato pure lui. Mi rendo conto che questa soluzione stravolgerebbe totalmente la definizione di Sport a favore dello show biz.

2) Restrizioni ferree. Leggi mirate. I club, i team sono costretti a versare una percentuale dei loro introiti ad un fondo per la creazione di un'associazione medico-disciplinare seria che controlla ogni singolo atleta alla fine di qualsiasi competizione di alto livello. Intendo tutti gli atleti, non a campione uno qui e due là.
Questo riporterebbe un senso allo sport, ma mi pare una visione utopica.

Concerto 1° maggio

Il Vaticano ha dato ancora prova di essere un'istituzione reazionaria, rispondendo alle frasi pronunciate da Rivera al Concerto del 1° maggio:

- «Il Papa ha detto che non crede nell'evoluzionismo. Sono d'accordo, infatti la Chiesa non si è mai evoluta»
- «Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Invece non è stato così per Pinochet, a Franco e per uno della banda della Magliana. È giusto così. Assieme a Gesù Cristo non c'erano due malati di Sla, ma c'erano due ladroni»

valutando queste condivisibili opinioni con: "Attacchi al Papa, è terrorismo"

Ma stiamo scherzando? Il terrorismo è ben altra cosa. Questa reazione non ha fatto che confermare la prima frase pronunciata da Rivera.

Il Vaticano non ci da una mano. Il resto dell'Europa condivide determinate scelte morali, scientifiche e, soprattutto, laiche, mentre l'Italia rimane indietro.

Questo grazie all'influenza di chi?

L'Assassino: Kill the Reality Show (23)

Ore 6:12
Mimmo Portalanonna è rimasto sveglio tutta la notte a fissare il soffitto, le sue splendide monocromie e le sue inimmaginabili venature a spruzzo. Gli capita tutte le notti, non c’è sonnifero che faccia effetto. Prova a sfiancarsi ogni volta prima di coricarsi con esercizi fisici al limite della sopportazione, ma niente, non c’è niente da fare.
Facendo un rapido calcolo mentale, probabilmente non dorme da quasi un anno, gli pare di essere il protagonista in quel film: l’uomo senza sonno. Eppure gli esperti dicono che un uomo non può sopravvivere che tre giorni senza dormire, invece a lui capita da diversi mesi.
Probabilmente è l’inconscio. Non ha mai avuto scrupoli nella vita, ha sempre frodato, rubato, ingannato, senza colpo ferire, ma, evidentemente, ha somatizzato. Qualcosa dentro di lui si è spezzato, pensava che questa esperienza lontano dai suoi affari, questa vacanza forzata, avrebbe portato conforto. Invece niente.
Forse è questione di tempo, magari rimanendo sepolto in quel castello potrà con l’andare dei giorni ritrovare il sonno perduto.
Disteso sul letto supino con le braccia lungo i fianchi ammira ancora per qualche minuto il soffitto, il suo orologio interno gli comunica che ormai dovrebbe essere mattina, forse quasi l’alba. Allora si alza, toglie il pigiama fantasia e indossa una comoda tuta da jogging.
Uscito dalla stanza decide di seguire il perimetro del castello, proprio come Arazza Marchina. Non incontra nessuno, tutti sembrano ancora immersi nel mondo dei sogni nelle loro stanzucce.
Comincia con un passo lento, poi a cadenza regolare, aumenta il pompaggio dei quadricipiti e dei polpacci. Raggiunge una velocità del tutto invidiabile, persino migliore di quella sperimentata da Arazza. Doppia la prima boa del quadrilatero in meno di dieci minuti e svolta in un lato meno illuminato.
Percepisce qualcosa a livello cervicale non appena incomincia a calpestare il suolo di quella zona. I peli sulle braccia gli si rizzano e un formicolio gli pervade la colonna vertebrale.
Cerca di non farci caso, continua di buon passo senza guardarsi intorno. Non è da lui allarmarsi per delle percezioni sensoriali fuorvianti, ma dopo un po’ sente anche strani rumori nell’atmosfera. Un cigolare indistinto, qualcosa di ovattato, come se qualcuno tirasse cazzotti a un pupazzo di gommapiuma.
Passa davanti ad una porta che, giura, prima non c’era, o probabilmente il suo occhio non ha registrato. Da quella porta giungono i rumori. La curiosità lo fa rallentare, ma un urlo lacerante lo dissuade e ricomincia a mulinare sui muscoli delle gambe per mettere una certa distanza dalla porta.
Incredibile. Quella che ha appena provato è un’emozione che poche volte nella sua vita ha provato. Crede sia paura e se ne vergogna.

Ore 7:45
Norberto Cigolla si sveglia nel letto umido abbracciato al suo cane di pezza Wooby. Indossa calze autoreggenti velate 13 denari con banda nera. Ricorda di essere andato a letto nudo senza le calze.
“Chissenefrega”, pensa, “Ci sarà pur un motivo per cui stanotte ho indossato le calze.”
Si mette a sedere sul letto a gambe incrociate e sfodera la pancia pelosa. I peli formano strani disegni esoterici attorno all’ombelico. Alza le mani al cielo, sorride, poi, con perfetto stile precolombiano, incomincia a tamburellarsi l’addome.
La melodia sembra essere il Bolero di Ravel.

Ore 8:02
Miriano Biottelli apre gli occhi sul faccione del Dottor Bonbon, non che sia un brutto uomo, ma svegliarsi così è traumatico. Inoltre il dottore in questione è vestito come un idiota. Dall’altra parte non si gira perché ricorda la scatola di puré.
Con una certa difficoltà riesce a sfilare la testa dall’armadio dove l’aveva infilata, rimane sdraiato qualche secondo per mettersi in sintonia con l’universo, poi si alza, lentamente, per far defluire alla giusta velocità il sangue.
Lo stomaco gli invia segnali inequivocabili, anzi, lancia anche una specie di gorgoglio che pare un ruggito leonino. Fortuna vuole che sia già in cucina.
I concorrenti hanno a disposizione la colazione cosiddetta internazionale e una miriade di elettrodomestici supertecnologici.
Miriano preleva una tazza e la infila sotto un macchinario dal nome impronunciabile. Si prepara un cappuccino, tira fuori due croissant semicotti e li fa girare nel forno a microonde.
Con aria soddisfatta le preleva e le immerge tutte due completamente nella bevanda bollente. Con un’abilità invidiabile riesce a non far debordare nemmeno una goccia. Infine, con un sorriso truffaldino stampato sulla faccia, incomincia a ingozzarsi con la sbobba appena creata.

Dolcepiera si è appena alzata e sta già cantando. Appena sveglia gli è venuta in mente Autostrada di Dario Baldan Bembo e la sta modulando ad alta voce. Ha avuto anche una relazione con il bel Bembo, durata circa dieci minuti, breve ma intensissima.
La cantante seleziona con cura l’asciugamano che dovrà portarsi in bagno, badando bene di coordinarlo con il pigiama. Tira fuori il necessario per la toletta e poi, sempre cantando il Baldan, esce dalla stanza.

Riccardo Magonza ha dormito come un angioletto e in quasi sette ore di sonno deve aver segato un intera foresta. Si stiracchia soddisfatto e si sente riposato come non gli capitava da decenni. Rimane a poltrire nel letto ancora qualche minuto, poi si alza, indossa i pantaloni della sera prima ed esce per andare a pisciare.
Lungo il tragitto non incontra nessuno, ma non gliene può fregare di meno, si sente in pace con il mondo e soprattutto con se stesso.
Entra nel primo bagno che trova libero, si apre la patta e sfodera il suo arnese di minzione. Non appena il liquido dorato sfiora le placide acque della tazza, dal buco nero emerge all’improvviso una pantegana-squalo color terra di Siena. Le acque si dividono, delle fauci dentute prorompono dal w.c. e puntano decisamente verso il minuscolo sciacquapiatti di Magonza. La bestia sarà lunga almeno un metro.
Magonza si avvede del pericolo e, senza reinserire lo sputacchiere, scarta di lato. La pantegana lo sfiora soltanto con i baffetti impertinenti e va a cozzare contro la parete alle spalle del malcapitato.
Magonza si è pisciato sui pantaloni, ma non ci fa caso. Rinfodera l’armamentario e si volta per affrontare il pericolo imminente. Il topazzo si è già ripreso dallo scontro ravvicinato con il muro. Scuote la testa e la punta minacciosamente contro Magonza, il quale cerca di avvicinarsi il più possibile alla porta per darsi alla fuga incondizionata.
Proprio nel momento in cui crede di essere in salvo, la pantegana squalo scatta in avanti spalancando la bocca e ostentando la sua dentatura da predatore. Magonza, grazie forse al sonno ristoratore, è ancora pronto e scarta sulla sinistra, verso il cesso. Atterra in prossimità dello spazzolone, si arma con esso e lo brandisce contro la bestia.
La pantegana, per nulla impressionata dall’arma, ritorna in posizione di combattimento. Carica i muscoli posteriori delle zampe con un movimento ondulatorio che quasi distrae Magonza e fissa il suo avversario negli occhi. Momenti di tensione in cui i due contendenti si misurano a colpi di sguardi, manca solo in sottofondo una musica alla spaghetti western.
La pantegana scatta, Magonza vive tutto al rallentatore: la bocca spalancata con fauci in bella evidenza, il pelo bagnato che stilla acqua che ricade sul pavimento, le zampe protese in avanti, pronte a colpire e lui, come un perfetto battitore, aspetta il momento opportuno e colpisce.
Lo spazzolone va a colpire la testa del topo in pieno, in un’esplosione di goccioline ridenti. Il colpo è stato sferrato da destra verso sinistra e la bestia viene sospinta irrimediabilmente verso il buco da cui è apparsa. Magonza, nello slancio dell’azione appena compiuta, viene sbilanciato verso destra e cade a peso morto sulle piastrelle umide del bagno.
La pantegana squalo però si è messa paura e nuota nella fogna per ritornare alla sua tana sicura. Magonza rimane a terra per un po’, stordito dal colpo, poi alza la testa per cercare il nemico. Si guarda in giro allarmato, ma la bestia sembra sparita. Si rimette in piedi, sempre brandendo lo spazzolone, e osserva meglio il luogo dello sconto.
Niente, la pantegana sembra essersi volatilizzata. Evidentemente il colpo infertole deve averla fatta desistere da attaccare nuovamente.
Magonza esamina il water, ma, a quanto pare, la pantegana sembra essere proprio ritornata da dov’era giunta. Emette un sospiro di sollievo, ringrazia il cielo di non dover pisciare seduto e reinserisce lo spazzolone nella giusta sede. Gli scappa ancora, ma pensa che per il momento sia giusto aspettare. Si pulisce come può i pantaloni e ritorna in camera.

Articolo su XII sulla Gazzetta di Lecco


Sabato 28 aprile è apparso sulla Gazzetta di Lecco un articolo che parla di XII e, naturalmente, di Daniele Bonfanti in quanto ideatore del progetto.

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