System Shock

System Shock è un gioco del 1994, una pietra miliare nella storia dei videogames. Gli smanettoni come me non possono non conoscerlo, ma non tutti smanettano o conoscono la storia come il sottoscritto :D.
In un futuro lontano lontano, da qualche parte nell'universo, un hacker cerca di violare la rete della TriOptium Executive, beccato, gli viene data l'opportunità di espiare tentando di entrare nei sistemi di sicurezza della base orbitante Shodan di proprietà della TE. Se riuscirà nell'impresa, quel che ha fatto verrà dimenticato, in più avrà in regalo un bel impianto neurale militare. Lo smanettone ce la fa e subito dopo la messa a punto dell'impianto neuronale cade in un sonno profondo. 
Il gioco parte sei mesi dopo, quando il giocatore si risveglia nella base orbitante. Tutto è cambiato, Shodan ha sviluppato un IA più potente, preso possesso della base e ucciso tutti gli umani. Ora circolano solo i suoi schiavi robotici e dei mutanti cattivi cattivi. Shodan sta pensando bene di puntare le sue letali armi contro la Terra. Sarà compito del giocatore sventare i piani della malefica IA e uscirne vivo.
SS è sostanzialmente un gioco di ruolo con elementi di sparatutto in prima persona e con giochilli di abilità da risolvere, stile puzzle.
Si spazia in lungo e in largo per la stazione, interagendo con tantissimi oggetti, combattendo contro mutanti e mostri e cercando di risolvere complicati rompicapo.
Il gioco è un piccolo capolavoro, forse con qualche piccolo problema di visualizzazione di alcune schermate, tipo quella dello status e il comparto sonoro che non è propriamente l'eccellenza. Per il resto System Shock è spettacolare, sia come trama che come gameplay.
Se non l'avete mai giocato, dovete assolutamente provarlo.

Pacific Rim

Mi ricordo quando da piccolo, intorno alla fine degli anni ottanta, davano in televisione Megalomen, con la sua fantastica fiamma di Megalopoli che sparava dall'improbabile codino. Lui tutto mosse di arti marziali, agile come un gatto che ha messo una zampa nella presa elettrica, contro mostroni tipo Godzilla che erano dei poveri cristi dentro un costume, che si muovevano come se avessero un palo infilato nel deretano e lui comunque qualche pattone lo prendeva comunque.
Ecco, Pacific Rim non c'entra niente o quasi con Megalomen, ma all'inizio mi ha fatto pensare a quel cartone, solo per il parallelo uomini contro mostri, anche se in realtà l'eroe codinato non era dentro un robottone ma si ingigantiva a misura di mostro. Ovvio che poi viene a pensare al filone dei mostri giapponesi, come nel già sopracitato Godzilla, e poi, sempre dal paese del sol levante a tutta quella serie di cartoni animati di Go Nagai, a partire da Goldrake e poi Jeeg, Mazinga, eccetera eccetera. E infine mettiamo anche un po' di Transformers, dai.
Ecco questo film è tutto questo e molto di più. Certo, ci sono i mostroni che arrivano da una dimensione parallela e poi ci sono i robottoni, costruiti per combatterli. Solo questi due ingredienti bastano per farmi venire l'acquolina in bocca. Chiaro che, viste le premesse, si rischia di vedere una baracconata americana, ma, grazie a dio, non è così.
Pacific Rim è un bel film, soddisfa le aspettative dello spettatore e gli consegna quanto promesso: azione, esplosioni, combattimenti e, soprattutto, distruzione. Le battaglie cittadine sono la parte più gustosa del film, quella che rimanda appunto alla tradizione nipponica dei Kaijū.
La trama non è il pezzo forte della pellicola, abbastanza scontata, a tratti prevedibile, ma fa il suo sporco lavoro, cioè quello di traghettare fino al gran finale. Dialoghi nella norma, personaggi caratterizzati bene. C'è anche un certo pathos, un discreto tentativo di empatizzare lo spettatore, che comunque riesce, i rapporti interpersonali sono studiati per emozionare, e ci riescono.
Che dire, sarà il solito discorso delle aspettative, anche se in questo caso erano abbastanza alte, Pacific Rim non mi ha deluso, anzi direi che mi sono divertito molto. È un film che consiglio agli amanti del genere, chiaro che non è una pellicola da vedere con la fidanzata e sbaciucchiarsi, anche se un po' di sentimento gli sceneggiatori l'hanno inserito.
Rimarrà di sicuro nella mia videoteca e probabilmente in futuro lo rivedrò con piacere.

10 buoni motivi per non leggere L'anima errante

1 - Il muro della vostra cantina ha inghiottito il vicino di casa
2 - Lanciate palle di fuoco dalle mani come in Dragonball
3 - Avete il sospetto che nel mondo ci sia un vostro sosia
4 - Siete uno scrittore con il famoso blocco
5 - Avete appena acquistato una villa di fine '800
6 - Sospettate ci sia un fantasma in casa
7 - Avete un romanzo nel cassetto, ma il cassetto è una porta su un'altra dimensione
8 - Vorreste che qualcuno lavorasse al vostro posto
9 - Non credete nella magia
10 - I mattoni di casa vostra sono verdi

Scritto nel 2001, rieditato diverse volte, vede la sua versione definitiva in ebook nel marzo del 2013 con Simplicissimus.

Sinossi:
Matteo Mosseni è uno scrittore in crisi creativa. Per ritrovare l’ispirazione perduta, acquista, con gli ultimi soldi che gli rimangono, una villa ottocentesca. L’edificio però nasconde un segreto imprigionato tra le sue mura da secoli.
In una girandola di colpi di scena, Matteo si ritroverà a fare un patto diabolico per riguadagnare il successo perduto.
Ritornerà ai fasti di un tempo. Ma a quale prezzo?

La clessidra d'avorio in ebook a 1,49 euro

Finalmente anche La clessidra d'avorio, scritto con l'amico Stefano Sampietro, arriva in formato digitale (epub, mobi). Il file è stato rieditato e sono stati tolti i refusi segnalati dai lettori.
La trovate su tutti gli store online (e, se non lo trovate, lo troverete a breve).
I più attenti sapranno che questo titolo era già uscito per Edizioni XII nel 2010 in formato cartaceo, ricevendo critiche positive e buon riscontro di pubblico.
Ora avete la possibilità di acquistarlo e leggerlo su vari iPad, tablet e smartphone.

SINOSSI:
Un raffinato nobiluomo, un affascinante dongiovanni, un giovane soldato imperiale. E un alchimista.
Un antico diario, un arcano sepolto nei secoli, un oggetto bramato da tutti. E una partita a scacchi.
Da una Parigi reduce dal Terrore alla Venezia e fino all’Egitto d’epoca barocca, tra una Bologna odierna e la Roma contesa tra Vaticano e Napoleone, lungo quattro secoli per una sola ricerca: quella della clessidra d’avorio.


10 buoni motivi per non leggere La prigionia del cielo

1 - Avete paura dei fantasmi
2 - Avete un amico che costruisce strani marchingegni
3 - Vivete in un paesino isolato dove non succede mai niente
4 - Vi sembra di scorgere strane presenze nei boschi
5 - Incontrare pittori al supermercato
6 - Vostro figlio è strano e scrive poesie horror
7 - Gli amici di vostro figlio sono strani pure loro
8 - Non amate i thriller dove non si capisce chi ha ucciso chi
9 - Avete costruito un universo pensante tutto regolato da lancio di dadi
10 - Il vostro vicino di scrivania sfarfalla e riappare ogni tanto

Romanzo scritto nel 1993 (pensate sono passati ben vent'anni), rieditato diverse volte, con versione definitiva del 2011 e pubblicato nel febbraio del 2012 con Symplicissimus.
Non mi piace catalogare i libri per genere, ma per comodità vi dico che è un thriller, ma anche horror, pure giallo, pure noir e anche un po' romance (no, non ci sono vampiri vegetariani che brillano alla luce del sole, mi spiace).
Se quanto scritto sopra non vi fa paura, allora acquistatelo, costa ben 1,49 euro.


Nessun dove di Neil Gaiman

Posso dire che non mi è particolarmente piaciuto senza che nessuno si arrabbi? No, perché so che Gaiman è amato e non vorrei incappare nelle ire di qualche fan.
Non ho trovato avvincente la storia, ne tanto meno incisivi i personaggi. Alcune caratterizzazione sembrano un po' troppo sulle righe, altre appena appena abbozzate, altre irritanti. Il protagonista è un fantoccio in preda degli eventi, e so che la cosa è voluta, ma questo non me l'ha reso simpatico, anzi, l'odiato dal primo istante, anche se è un eroe per caso, catapultato in una realtà alternativa che lo sconcerta e lo rende ancor più tonto di quello che è.
Nemmeno la trama mi ha entusiasmato, neanche le trovate sceniche, e lo stile dello scrittore. Che vi devo dire? Forse ho iniziato con il titolo sbagliato, ma questo libro me l'hanno regalato ed ero incuriosito, perché ho sempre sentito parlar bene di questo autore.
Forse è il solito discorso delle aspettative. Sono partito troppo carico e sono rimasto deluso. Non l'ho trovato nemmeno particolarmente originale.
Forse necessita di una seconda lettura, forse andavano cercate altre chiavi interpretative, che non ho trovato. Spesso il problema sta nell'occhio di chi legge e non di quello che è stato scritto :).
In buona sostanza, concludo dicendo che non mi ha lasciato niente.
Forse in futuro proverò a leggere qualcosa d'altro di questo autore, forse un giorno rileggerò questo stesso libro e rivedrò le mie posizioni.
Ma il tempo è a mio sfavore.

Vargo Marian: il cinico e l'acqua santa - commento di un lettore


Vi ripropongo un commento su  Vargo Marian: il cinico e l'acqua santa ai tempi dell'uscita dell'antologia XII:


Leggete questo "operaio" dell'underground letterario italiano.
Vorrei avere un centesimo della sua costanza, della sua volontà.
Ha scritto più lui di tanti altri famosi autori, e al pari di quest'ultimi, forse addirittura meglio di alcuni di loro, sa come mettere in moto una storia, farle prendere una buona velocità di crociera, e guidarla fino all'arrivo.
Tinto di comicità, ironia, originalità. E' così il suo racconto, è così lo scrittore Davide Cassia.
Se non lo leggete punitevi con un ulteriore, inutile, e diabetico saggio sull'amore.

Che fine ha fatto mister Y? di Scarlett Thomas

Le premesse sono ottime, parte molto bene, promette tante cose, alcune solo sussurrate all'orecchio, altre alla luce del sole, poi si perde, clamorosamente direi, in una palude che ti porta a fondo, o meglio in un labirinto in cui non si riesce a trovare l'uscita.
Tante belle cose, dunque, anche una scrittura in parte brillante, a volte un po' soporifera o fine a se stessa, poi l'autrice si perde nell'auto-celebrazione, nell'onanismo letterario, sfociando in spiegazioni superflue e info-dump di cui il lettore non ha bisogno e anzi lo fa anche un poco incazzare.
Questo romanzo è il classico esempio di qualcosa che parte bene e che poi scazza completamente nel finale, anzi, già a metà della storia.
Peccato perché l'idea non è male, intrigante, coinvolgente. Il problema sono anche i personaggi, caratterizzati male, alcuni quasi inverosimili, rimasti persone di carta e dando l'impressione di non essere reali. Anche la protagonista diventa a poco a poco una macchietta, una vittima del tessuto narrativo che a poco a poco si smembra nel vuoto.
Quindi la risposta alla domanda del titolo non la so dare, ma genera un altra domanda: che fine ha fatto la storia che ci hai promesso all'inizio?
Peccato, ribadisco, perché qualcosa di buono c'è. Forse un editing più accurato e qualche altra stesura avrebbe giovato enormemente a questa opera.

Pool of Radiance

Pool of Radiance è prodotto della software house Strategic Simulations Incorporated, fucina di menti creative, soprattutto nel mondo dei giochi di ruolo. Non è uno dei primi prodotti di questa casa, ma sicuramente quello che l'ha portata al successo, quello che ha fatto più botteghino e quello per cui viene ricordata.
La fortuna volle che Tactical Studies Rules, il produttore di Advanced Dungeons e Dragons, avesse l'intenzione di trasportare le sue teorie di regole e dadi nel rampante mondo dei videogiochi e scelse proprio SSI per affinità di intenti.
Fu un successo e il motore di Pool of Radiance venne poi utilizzato per diversi altri RPG della SSI.
La visuale di gioco è in prima persona durante l'esplorazione e durante la sessione di combattimento dall'alto in isometrica. Il gioco è a turni, la modalità che preferisco che da il giusto riscontro alle modalità di ingaggio di AD&D. C'è anche un discreto spessore di interazione con gli NPC che si incontrano per la mappa e anche diversi negozi con cui interagire.
Il combattimento tattico è il fiore all'occhiello di PoR e riflette con precisione le regole del gioco da tavolo e risulta, soprattutto confrontandolo con i giochi di ruolo del periodo, molto complesso e divertente.
L'unica critica che gli si può muovere è legata appunto alla limitazione tecnologica del periodo e tendenzialmente coinvolge tutti quelle skill di gioco non strettamente legate al combattimento, tipo alcune abilità dei ladri o dei maghi che risultano quasi inutili.
Comunque, considerando che la maggior parte dell'azione è basata sulle fasi di combattimento, il gioco fa il suo sporco lavoro e risulta notevole.
Ovviamente il modo migliore per farlo girare è con DOSBOX.

Il libro delle anime di Glenn Cooper

Devo essere sincero, mi è piaciuto di più il primo. Questo non è male, intendiamoci, ma pare proprio un romanzo scritto perché doveva esserci una trilogia, o perché il primo è andato bene. Ho avuto l'impressione che alcuni capitoli che fossero messi lì per allungare il brodo, anzi, tutto il romanzo da questa impressione.
Poi, per carità, è scritto bene, mi piace lo stile dell'autore, semplice, asciutto, che non si perde via ad arzigogolare, però la storia giringira attorno all'osso per poi azzannarlo solo alla fine, e, tra l'altro, senza nemmeno troppa convinzione.
Insomma, non lo so, mi sono divertito a leggerlo, ha fatto il suo sporco lavoro di intrattenimento e ho raggiunto il finale senza troppi problemi, a parte quella sensazione già presa in considerazione poco fa.
Mi ritrovo costretto quindi a leggere anche il terzo, I custodi della biblioteca, anche perché comunque qualcosa di intrigante c'è e ti rimane la voglia di approfondire.

10 buoni motivi per non leggere Tombe d'acciaio

1 - Soffrite di mal d'auto
2 - Siete terrorizzati non appena imboccate la rampa di una qualsiasi autostrada
3 - Non superate mai i limiti di velocità
4 - Gli autotreni vi fanno una paura del diavolo
5 - Fate sempre caso ai cristalli che luccicano sul bordo stradale
6 - Fate sempre caso ai detriti di altre auto sul ciglio della strada
7 - Vi toccate quando vedete una lapide a memoria di un incidente
8 - Vi sembra di vedere delle ombre là dove ci sono segni evidenti di frenata
9 - Vi sembra di vedere occhi fiammeggianti là dove sapete essersi verificato un incidente
10 - Preferite la bicicletta

Ma, se tutto questo vi ha incuriosito, oppure volete esorcizzare queste vostre paure, allora correte a comprate l'ebook al modico prezzo di 1,49 euro.

L'ombra di Edgar di Matthew Pearl

Matthew Pearl cerca sempre di essere originale e stiloso, ma a volte diventa troppo verboso. L'idea è intrigante: indagare sulla morte di Edgar Allan Poe, deceduto a Baltimora in circostanze misteriose, e sepolto in modo sbrigativo. L'atmosfera degli Stati Uniti colonici della east coast di metà ottocento è ben strutturata e ti immerge nella nebbia di Baltimora fin sopra i capelli, così da respirarne i fumi e gli effluvi dell'epoca.
Pearl è maestro in questo, anche nel ricercare parole raffinate, che in questa storia alla lunga stufano, e si arriva alla noia. La storia in molti punta arranca, soffre di periodi troppo lunghi, di infinite descrizioni e vaneggiamenti del protagonista che inducono il lettore allo sbadiglio.
Peccato perché le premesse per un ottimo romanzo ci sono tutte, alcuni personaggi sono carismatici, e molto dialoghi tra il protagonista e Dupin sono veramente stimolanti e, a volte, divertenti.
Si potrebbe definire questo libro appartenente a un'altra epoca, forse era proprio questo l'intento dell'autore, ma qui, nel 2013, non funziona, o perlomeno non funziona nel mio cervello.
Di gran lunga il peggiore tra quelli letti di Pearl.
Leggetelo solo se siete fan dell'autore, siete fan di Poe e avete una sana dose di pazienza. A mio parere anche il buon Edgar dopo un po' si annoierebbe a leggerlo.

Racconto gratuito - Vargo Marian: il cinico e l'acqua santa

Racconto apparso nel 2006 sulla raccolta XII, da cui nacque poi l'idea della casa editrice omonima di cui, forse non tutti lo sapete, il sottoscritto è stato uno dei fondatori.
Ho deciso di ripubblicarlo su Amazon e fare una promozione gratis per tutti da subito, da oggi fino a martedì, poi si vedrà.
È una racconto breve, 33 pagine, e vede come protagonista Vargo Marian, scapestrato e disilluso investigatore privato, che si ritrova, suo malgrado, coinvolto in una storia piena di mistero, con risvolti sovrannaturali.
Scaricatelo, se vi va, e giudicate.

Real World Racing

Comprato al volo, soprattutto per il prezzo: approfittando di una promozione l'ho pagato solo 7,90 euro, acquistato con paypal e scaricato dal sito ufficiale.
L'idea è affascinante e intrigante, fare delle gare sfruttando le mappe di google maps in varie città mondiali con visuale dall'alto, impegnando il giocatore in diverse sfide, a diversi livelli.
Io sono stato attratto dalla modalità carriera, che ti fa partire da zero (letteralmente, cioè prendendo il patentino di pilota) e ti fa affrontare gradualmente diverse sfide con classi diverse di auto, sempre più potenti e flessibili. Ogni classe di eventi viene sbloccata completando la lista delle gare della serie precedente, aggiungendo poi, a seconda dei risultati, delle gare bonus.
Le tipologie di gare sono diverse, ma, a mio parere, alcune veramente noiose e frustranti. Ci sono le gare singole, serie di gare, le prove a tempo, le sfide a due, i survival, lo slalom e la cazzutissima gara con l'elicottero, che non consiste nel inseguire un elicottero, ma restare nell'obiettivo della sua telecamera (a volte, vi giuro, ti fa incazzare duro). Un'altra che non sopporto e lo slalom, cioè, in un dato tempo bisogna percorrere un tracciato evitando a slalom i birilli, e se si colpiscono, viene detratto del tempo prezioso.
Divertenti le altre sfide (forse un po' frustrante la prova a tempo), ma alla lunga viene tutto a noia. Io l'ho installato il sabato alle 18 e il lunedì sera mi ero già rotto i maroni.
Sarebbe stato più intrigante creare un campionato vero e proprio, con piloti con IA cazzuta, mentre qui invece si partecipa alla gara, si hanno degli obbiettivi e si guadagnano dei crediti, con i quali si possono comprare auto più fiche e performanti  Una formula a campionato, secondo me, avrebbe di gran lunga allungato la longevità del gioco. Che poi è vero che c'è anche il multiplayer, dove si possono sfidare altri giocatori reali, ma, boh, sono scettico.
Per il resto, nulla da eccepire, il gioco, per una decina di ore diverte e ti tira dentro, poi sopraggiunge la noia, forse per la formula troppo ripetitiva e che non lancia sfide di lunga durata. La curva di apprendimento è molto bassa e forse il gioco è troppo arcade. Avrei gradito qualche elemento simulativo in più, tipo i danni quando vai fuori pista. Così come è fatto puoi fare un frontale contro un muro a 250 KM/h e dall'auto non si stacca nemmeno il paraurti.
Ok, il prezzo è contenuto, ma si poteva fare molto di più e le potenzialità ci sono.

Deserto rosso - Nemico invisibile di Rita Carla Francesca Monticelli

La storia comincia ad assumere sfumature inquietanti, non voglio dire niente per non spoilerare, ma quella roba lì nell'acqua mi fa paura, e ho detto tutto.
Niente, volevo trovare qualche difetto alla saga, perché non si può parlarne sempre bene, che alla fine si rischia di sembrare di parte e che esiste qualche inciucio con l'autrice o un'oscura lobby di scrittori auto-prodotti che si fanno promozione a suon di recensioni (potrebbe essere un'idea :)).
L'unico mio problema con Deserto rosso è Anna Persson, che, come già detto nella recensione di Abitanti di Marte, un po' mi da sui nervi, ma il personaggio è così, prendere o lasciare.
Devo dire che questo terzo episodio è quello che, per il momento, preferisco, perché c'è più azione, più morti, più sangue (che ci volete fare, sono un bel esemplare di sesso maschile) e diversi nodi vengono al pettine, rivelando tutta la potenzialità della saga.
E così mi sono già fiondato sul quarto episodio, perché voglio abbeverarmi ancora, perché voglio vedere come va a finire, e poi piangerò perché è finita.
Alla fine vi ammorberò con un'altra recensione (che tutto pare, meno che una recensione), sperando di trovare qualche difetto :).


The Elder Scroll: Daggerfall

La serie The Elder Scrolls fece il suo esordio nel 1994 con Arena, e il successo di quel primo gioco ha generato una lunga e acclamata serie di ottimi sequel.
Daggerfall è il secondo ed è considerato da alcuni fan come il migliore.
Il gioco è ambientato nella città di Daggerfall (ma va?) e le aree circostanti, nella regione di Tamriel.
Come buona tradizione di questa saga, verrete catapultati in un mondo pieno di insidie, di luoghi da esplorare e di dungeon ricolmi di nemici, ma anche di tesori.
Già da questo secondo titolo si nota la cura che i  programmatori  hanno messo nella creazione dei personaggi, che risulta essere ancora adesso una delle migliori nella maggior parte degli RPG moderni, soprattutto quando si sceglie di costruire da zero il proprio personaggio, customizzarlo al meglio, tenendo presente il proprio stile di gioco.
All'inizio, anche questo come da tradizione, si parte subito in salita, nel viaggio verso Daggerfall, si fa naufragio e ci si ritrova in una grotta con poca roba utile. Da lì in poi la libertà data al giocatore e pressoché totale, altra caratteristica di fabbrica di TES, quasi unica nel genere. Naturalmente ogni scelta fatta influenzerà l'andamento del gioco, persino il finale, dando al titolo un fattore di rigiocabilità molto alto.
Ovviamente essendo un gioco del 1996 la grafica è adeguata a quel periodo, ma, se fate un confronto con i titolo dell'epoca, era già all'avanguardia. Se poi considerate che forse è ancora il più grande gioco di Elder Scrolls in termini di area esplorabile, vi renderete conto dell'immensità e della longevità del titolo.
L'interfaccia è molto semplice da usare, con molte scorciatoie da tastiera utili per risparmiare tempo, i controlli predefiniti usano sia il mouse e la tastiera, e sono tutti personalizzabili.
Questo titolo non è esente da bug. Mi ricordo che quando uscì ne era funestato, poi pian piano risolti da varie patch, anche se alcuni di essi rimangono ancora, quindi, se volete giocarci, il suggerimento  è quello di salvare spesso utilizzando diversi slot.
Se avete giocato a uno dei titoli più recenti della saga di The Elder Scrolls, siete appassionati e volete giocare un buon RPG a gratis, Daggerfall fa per voi.
Naturalmente il mio consiglio è sempre quello di utilizzare dosbox per far girare al meglio il programma.

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