Pian delle noci

Vestiti di pino
Sul fondo caliginoso del mondo
Muove spire di ricordo

La strada di ciottoli
Il muschio a betulla
Il treno senza stazione

Ombrose e strette vie
Ricalcano quello che era
Trent'anni prima

Gelido appare il soglio
Dove bambino giocavo
Invaso da denti di leone

Ricolmo invece il cuore
Là dove ho lasciato sogni
Là dove ho incontrato mostri

USAM Aprile: Classifica finale!

Eccomi ad annunciare la classifica finale della XXXVIII edizione di USAM Aprile 2011.

Voilà:



1 - Un'altra vita di Stefano Pastor

2 - Il flauto meccanico di Alberto Priora
3 - Lasciatemi dormire di Diego Di Dio
4 - iPet 2Gen di MichelaZ
5 - L’ultima Odissea di Leonardo Boselli


Complimenti a Stefano per la terza vittoria e un grazie di cuore a chi ha partecipato e ai giudici.

Buona Pasqua a tutti.

Imperium Galactica

Imperium Galactica è uno strategico in tempo reale di ambientazione spaziale sviluppato dalla ungherese Digital Reality e pubblicato nel 1997 da GT Interactive. È composto da diversi elementi di gioco, dalla battaglia spaziale in tempo reale, gestione di risorse e costruzione delle varie colonie, produzione e ricerca, gestione diplomatica tra le razze, ed espansione dell'impero.
Il giocatore, nel ruolo di Dante Johnson, inizia al comando di una nave piccola, un incrociatore e tre caccia, e tre misere colonie. Questa gestione dei livelli è un po' come un tutorial per far abituare a poco a poco alle meccaniche e ai concetti del gioco (gestione pianeta, battaglie spaziali, battaglie di terra, di ricerca componenti e produzione di navi, funzioni diplomatiche) mentre fa si fa carriera, missione dopo missione, attraverso i gradi militari, da tenente a capitano, comandante, ammiraglio e, infine, Grande Ammiraglio (dove tutte le funzioni sono sbloccate e il giocatore ha il pieno controllo). Vi dico solo che al livello finale le flotte potranno essere composte da 28 astronavi e 180 caccia stellari.
È interessante notare che, indipendentemente dalle azioni del giocatore, la galassia continua a prendere forma anche quando si sta completando il "tutorial" fino alla promozione ad Ammiraglio. Quindi bisogna giocare d'astuzia e prepararsi bene agli scontri con le flotte nemiche, che risulteranno, fino a un certo punto del gioco, sempre più numerose e ben equipaggiate. Quindi sarà bene nella prima fase difendere le proprie colonie, pilastri dell'economia dell'impero, con basi spaziali, torrette e caccia. È anche bene equipaggiare almeno una flotta con tutte le astronavi e i caccia possibili, e con tutto quello che con la ricerca si può ottenere, così da arrivare ai primi scontri del livello Grande Ammiraglio senza ritrovarsi alle mercé dei nemici, che sono molti e discretamente incazzati.
Per non farsi sottrarre le colonie, l'unico modo possibile è, all'inizio (e anche dopo) sfruttare uno dei pochi bug del gioco: le flotte nemiche cambieranno obbiettivo, ritirandosi, anche se attaccate con un numero di navi ridicolo, naturalmente premurandosi di ritirare subito dallo scontro la propria flotta.
Per il resto, il gioco è mediamente difficile, soprattutto nei primi livelli, ma comunque gratificante quando si riesce a gestire a pieno l'impero e a farlo prosperare andando a conquistare tutta la galassia conosciuta. Divertente la conquista dei pianeti, tramite battaglia spaziale e poi planetaria, con i carroarmati, rocket-launcher e veicoli speciali. Soddisfacente sotto ogni punto di vista, anche se forse la curva di apprendimento è un po' alta e non è molto longevo: una volta concluso difficilmente vien voglia di rigiocarci, forse solo per affrontare in modo diverso la conquista della galassia.
La reperibilità del gioco è scarsa in rete, anche perché non ho ben compreso se in abandon o no. Io ho dovuto scaricarlo pagando circa 4 euro.
Il gioco gira in dos, quindi, come sempre, vi consiglio Dosbox.

USAM Aprile: i finalisti

Buonasera.

È con sommo piacere che vado ad annunciare i cinque finalisti della XXXVIII edizione di USAM. Non è stato semplice scegliere, ma alla fine, dopo i soliti scontri a fuoco, bombe a mano e trick&track, siamo riusciti a venirne a capo.
Eccoli:

- Il flauto meccanico di Alberto Priora
- iPet 2Gen di MichelaZ
- Lasciatemi dormire di Diego Di Dio
- L’ultima Odissea di Leonardo Boselli
- Un'altra vita di Stefano Pastor


Complimenti ai cinque e un grazie di cuore a chi ha partecipato e commentato.

Ghosts - Joe Hill

Anno: 2009
Pag: 393
Editore: Sperling & Kupfer

Una raccolta di racconti dell'orrore che mescolano il soprannaturale alla vita quotidiana, l'incubo alla normalità, il panico allo humour senza disdegnare un pizzico di romanticismo.

Certo che essere figlio di Stephen King, si ha già la pappa pronta... nel senso che sei già straricco di famiglia e puoi dedicarti alle tue passioni, tipo l'uncinetto, lo scarabeo triangolare, o, vista la carriera di papà, la scrittura.
Che invidia, cazzarola.
E uno pensa: sì, chissà che roba, non è mica detto che tale padre tale figlio, il mondo è pieno di esempi che non farò per non offedere nessuno (i figli di Lennon, Cristiano De Andrè, che, purtroppo per lui, ha lo stesso timbro del papà, ma non lo stesso talento, di fatti adesso l'ha capito e canta solo le canzoni paterne, eccetera).
Invece Joe Hill, all'anagrafe Joseph Hillstrom King, è bravo, non so dire se come il padre, quanto il padre, o meglio di lui, perché ho letto solo questo libro. Sta di fatto che questa raccolta di racconti è davvero scritta bene (quindi tradotta anche bene), piena di perle, di racconti che lasciano il segno, alcuni veramente originali superbi, altri un po' meno, ma che sono comunque belli. Forse il primo è il meno incisivo, e lascia un po' perplessi, ma poi si riprende alla grande, inanellando uno dietro l'altro dei pezzi veramente esemplari.
L'autore ha la capacità di caratterizzare al meglio i personaggi con pochi tratti e di far empatizzare il lettore immediatamente con la storia, che per un racconto non è cosa da poco. Sa creare atmosfere che coinvolgono e affascinano, ed è abile nel creare pathos e portare al climax la narrazione.
Ha l'abilità inoltre di saper mescolare il quoditiano con l'inquietudine, che è ciò che più solletica la paura e smuovere quelle certezze ancorate alla realtà.
La maggior parte dei racconti nascondono una morale da scoprire magari rileggendo, altri sono più criptici, simbolici, ma sempre delineati con stile.
Insomma, ero scettico, lo dico sinceramente, invece mi ha fatto piacere essere smentito e sorpreso. Credo che leggero anche l'altro romanzo presente in Italia, La scatola a forma di cuore, per capire se Joe Hill può essere il degno erede del Re.
Per ora non posso ancora giudicare, ma le premesse sono ottime.

Cristalli di cuore

Tentacoli di tenebra
Dalle viscere dell'anima
Raccolgono rancore

Nessuno risponde
Nell'eco di vuoto
Un vortice di assenza

Cristalli di cuore
Sul baratro del mondo

Breve storia de La Clessidra d'Avorio

L'idea per La clessidra d'avorio è nata davanti a una pizza e una birra.

O meglio, l'intenzione di scrivere un romanzo a quattro mani. Non ricordo chi ha pronunciato la frase, probabilmente Stefano, e io ho risposto "perché no?"

Non sapevamo cosa volevamo creare, nessuna trama, luogo, tempo, solo un lieve accenno al personaggio principale, che doveva avere tratti particolari, da scienziato pazzo tipo Doc di Ritorno al Futuro.
Dopo un paio di settimane presentai a Stefano la prima bozza di canovaccio del romanzo. E lui si stupì, venendosene fuori dicendo: "Ma io pensavo scherzassi..."

Non so dire con certezza da dove mi sia nata l'idea della clessidra. È venuta fuori così, una mattina, in dormiveglia, stato in cui mi vengono le peggiori idee. Solo il nome: la clessidra d'avorio. Poi, nello stesso giorno, la rivelazione: l'oggetto detta i tempi della ricerca della Grande Opera. Mi pareva geniale.

La struttura narrativa originale, parliamo del 2004, era molto diversa rispetto al libro pubblicato nel 2010. La storia era molto più rocambolesca, guascona, qualcosa che assomigliava a un romanzo di Dumas.
A Stefano piacque l'idea della clessidra, dell'alchimia, un po' meno i troppi passaggi d'azione cappa e spada. Il mio compare rivoluzionò parecchio tutto quanto, migliorando molti aspetti della trama e, dopo un paio di mesi, soddisfatti di quanto convenuto, partimmo con la prima stesura. In realtà è più corretto dire che partii con la prima stesura, perché a me erano assegnati i piani temporali del 1800 e quello contemporaneo, mentre Stefano si era preso il gravoso compito di scrivere il diario di Giacomo Bandini, lavoro che, lo dico sinceramente, io non sarei stato in grado di fare, o perlomeno non bene come Stefano.

La stesura mi portò via tre mesi circa e, fosse stato per me, sarebbe rimasta tale e quale, ma il buon Stefano, grazie a dio, è un perfezionista, e iniziò un'opera di ristrutturazione e formattazione degna del miglior editor. Il suo merito, e non lo dico per lisciarlo ma è un dato oggettivo, è stato quello di caratterizzare in modo convincente anche i personaggi, soprattutto Darius.

Quindi seguirono aggiunte, tagli, nuove stesure, e ore e ore a discutere su quale fosse il finale migliore e su tutti gli agganci logici della struttura, per rendere più fluido e coerente il testo.
Insomma, per via di questo tira e molla arrivammo bel belli al 2008. Non tutto dovuto al lavoro sull'opera, ma anche, e soprattutto perché non siamo scrittori a tempo pieno e ognuno di noi ha impegni di lavoro, familiari, eccetera. Quindi i tempi si sono dilatati. Nel 2008 però decidemmo di inviarlo alla maggior parte degli editori medio/grandi del circus italiano attendendo fino all'inizio del 2009 senza ricevere nessuna risposta. A quel punto decidemmo, visto che avevo già pubblicato Inferno 17, di proporlo a Edizioni XII.

E voi direte: bella forza, tu ci sei dentro mani e piedi essendo uno dei fondatori. È vero, fu preso in considerazione perché io e Stefano eravamo già autori della casa editrice, e XII ha sempre grande attenzione per la sua scuderia, visto che mira a crescere insieme ai propri autori. Non c'è dubbio che avessimo un vantaggio rispetto a un esordiente, godendo di un canale privilegiato con l'editore. Vi assicuro però che La clessidra d'avorio fece fatica a passare il primo step di valutazione e poi passò attraverso un nuovo giro di editing abbastanza pesante. Alla fine vide la luce e fu pubblicato nell'ottobre del 2010.

Sincerità per sincerità, vi dico che l'ho sempre ritenuto valido, ma forse un po' troppo complesso e intricato a livello di trama e intrecci temporali. Non potete immaginare che fatica è stata incastrare tutto quanto alla perfezione, ma per questo devo ringraziare il meraviglioso lavoro degli editor di XII (alla Clessidra hanno lavorato Daniele Bonfanti e Simone Corà). Alla fine il risultato è più che soddisfacente e mi ha reso orgoglioso di aver fatto questa esperienza con Stefano.
Tutti i riscontri che ricevo dai lettori, dalle recensioni, da amici e parenti sono più che positivi. Non sta a me giudicare se sia vero o no, ma la cosa non può farmi che piacere e un po' imbarazzare quando i commenti sforano nell'entusiasmo.

Non so se io e Stefano ripeteremo l'esperienza, se ci sarà un seguito. In questo periodo siamo molto impegnati, siamo diventati genitori e il tempo è sempre meno dalla nostra parte.
Vi lascio con un ultima rivelazione: ho inziato a scribacchiare un soggetto per un seguito, ma non ne sono soddisfatto. Stefano mi dice che non riuscirebbe a starci dietro, non come il lavoro immane che è stato fatto per La clessidra d'avorio.

Ma il tempo per scrivere si trova, e allora, chissà, magari fra qualche anno vi annoieremo con un nuovo romanzo.

12 aprile 1961

Al di là del cielo
Oltre nubi di gloria
Si rivela l'universo

Le stelle rifulgono
Le terra sorride
Un uomo scrive la storia

Tra acciaio e sangue
Il sogno di poeti
Diventa realtà

La Trilogia di Bartimeus - Jonathan Stroud

Mi sono imbattuto per caso in questa trilogia, girovagando per librerie, in cerca di qualcosa che potesse stimolare la mia curiosità, e trovai, in una zona un po' imboscata di un loculo fantasy Mondadori, il primo: L'Amuleto di Samarcanda.
Mi piacque subito per l'approccio non convenzionale, per i personaggi semplici, divertenti e per la trama avvincente e intrigante. Praticamente parla di un mago alle prime armi, Nathaniel, che riesce a evocare un demone, un jiin di nome Bartimeus, e ne prende il controllo. Il protagonista in realtà è proprio il demone, il personaggio più riuscito, divertente e stravagante di tutta la trilogia.
In una Londra dall'ambientazione goth, come solo una città nebbiosa come quella britannica può avere, si muovono maghi potenti e battaglieri, demoni più o meno potenti e misteri di antica fattura. Il plot non è certo originalissimo, ma viene affrontato da Jonathan Stroud con un punto di vista sarcastico e irriverente, facendo sembrare la casta dei maghi una cricca di farabutti e approfittatori senza un domani e i demoni dei poveri schiavi al servizio degli evocatori.
L'intreccio narrativo passa dalla prospettiva di Nathaniel a quella di Bartimeus, spiazzando a volte il lettore, anche con spiegazioni a pié di pagina veramente spassose. A volte un po' sopra le righe, qualche forzature per essere divertente a tutti i costi, ma sono veramente poche lungo tutto l'arco della trilogia.
Un'opera fantasy senza troppe pretese, che non cerca il confronto con altre saghe più blasonate (vedi sotto la voci Harry Potter) e, anzi, forse ne prende le distanze con una sottile critica sociale. Di certo non si può parlare di confronto con altro tipo di fantasy, quello nordico diciamo, perché non c'entrano proprio nulla l'uno con l'altro, non dico come il giorno e la notte, ma, diciamo con il primo pomeriggio.
Se cercate qualcosa che vi possa coinvolgere e intrattenere, questa trilogia è perfetta. Sappiate che, come già detto, non è un fantasy convenzionale, di quelli con i guerrieri, gli elfi, i druidi e quant'altro. È una saga che non si prende troppo sul serio, ma che comunque si guadagna un posticino di merito nel genere senza sfigurare con concorrenti più illustri.

TRILOGIA DI BARTIMEUS:
L'Amuleto di Samarcanda
L'Occhio del Golem
La Porta di Tolomeo

USAM Aprile: i partecipanti.

Ecco i 15 partecipanti della XXXVIII edizione di USAM, Una Storia al Mese:
  • El Cabròn - Attilio Facchini
  • Il flauto meccanico - Alberto Priora
  • Il problema di Tindaro - Chiara Paci
  • Il Ricettario di John Vitale, di Luigi Bonaro
  • Io e Fabio - Maurizio Bertino
  • iPet 2Gen - MichelaZ
  • La Primavera di Roma - Marcello Gagliani Caputo
  • La primavera di Roma - Marco Onorati
  • Lasciatemi dormire - Diego Di Dio
  • L'ultima odissea - Leonardo Boselli
  • Pi - Carmelo M. Tidona
  • Poggio Luna - Antonino Alessandro
  • Ragazzi di spiaggia - L. Nivoul
  • Un'altra vita - Stefano Pastor
  • Zefiro - Daniele imperi
Si sfideranno a colpi di prosa e solo uno ne uscirà vincitore.

Poesia o non poesia?

Mi sono spesso chiesto che senso avesse postare poesie qui, che vengono buttate nel calderone e muoiono, e non aprire un blog a parte, così da essere incentivato a scriverne di più.
Il problema è che non ho mai creduto più di tanto alla poesia come forma espressiva. Mi spiego meglio: penso che per scrivere delle belle poesie bisogna essere veramente bravi e ispirati.
Delle migliaia che ho scritto nel corso della vita, ne salvo forse una decina, anche se ne ho pubblicate molte di più sul mio sito personale e su questo blog.
Penso poi che giudicare una poesia non sia difficile come per un racconto o un romanzo. Se una poesia fa schifo, fa schifo, si può valutare con parametri più oggettivi rispetto alla prosa. Trovo però che sia influenzata da una forte componente umorale, almeno per me, soprattutto per quanto riguarda le mie composizioni.
Ci sono giorni in cui leggendo alcune mie poesie mi esalto e penso: michia, come sono bravo. Il giorno dopo magari la rileggo, sono un po' più lucido o con le palle girate e penso: minchia, che cagata.
In fin della fiera dico: la poesia mi attrae tantissimo, ma non credo di esserci portato più di tanto. Questo non vuol dire che smetterò di scrivere, ma che forse non le pubblicherò più tutte a muzzo come facevo prima. O forse, aprirò un nuovo blog e le schiafferò tutte lì.
Vedremo.

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