Esseri spettrali si aggirano nella mente di un assassino. Quali sono le forze che lo muovono? Quali le pulsioni che lo fanno agire? Alcuni di questi spettri volteggiano anche in Inferno 17:
Si era impossessato anche di quest’anima e il demone si era placato di nuovo. Sapeva che non sarebbe durato a lungo. Ben presto sarebbe ritornato a chiedere altro sangue fino al compimento del suo disegno diabolico. Ma era passato troppo poco tempo tra la seconda e la terza anima. Lo sapeva. Avrebbe dovuto cercare di contenerlo più a lungo, stavolta.
Si stava rimirando allo specchio. Indossava i vestiti dell’ultima vittima; non gli cadevano male anche se non erano certo della sua taglia. Il ferretto del reggiseno gli stava ferendo la pelle tra le scapole e le mutandine gli stavano soffocando i genitali. Il completo color pesca invece gli stava bene, ma i collant stringevano le cosce in modo insopportabile. Indossare il vestito della donna lo eccitava, ricordava con piacere quando l’aveva immobilizzata e le aveva sfilato tutti i vestiti. Poi l’aveva violentata, mentre lei gridava. Le sue urla lo avevano eccitato ancora di più.
L’erezione gli stava esplodendo nelle mutandine mentre ricordava l’ultimo atto compiuto. Per ora il demone sembrava accontentarsi di questo.
Si tolse l’indumento intimo per lasciare libera la sua virilità di esprimersi. Dopodiché si accasciò sul divano e pianse. Ora si sentiva svuotato, privo di energia. Lacrime per quello che aveva fatto, per quello che era diventato, per quel demone che non lo lasciava in pace e pretendeva troppo per il suo fragile stato mentale.
Si accucciò in posizione fetale e si disperò fino allo sfinimento. Dopo aver consumato tutta l’angoscia che aveva in corpo, si addormentò come un bambino.
Si era impossessato anche di quest’anima e il demone si era placato di nuovo. Sapeva che non sarebbe durato a lungo. Ben presto sarebbe ritornato a chiedere altro sangue fino al compimento del suo disegno diabolico. Ma era passato troppo poco tempo tra la seconda e la terza anima. Lo sapeva. Avrebbe dovuto cercare di contenerlo più a lungo, stavolta.
Si stava rimirando allo specchio. Indossava i vestiti dell’ultima vittima; non gli cadevano male anche se non erano certo della sua taglia. Il ferretto del reggiseno gli stava ferendo la pelle tra le scapole e le mutandine gli stavano soffocando i genitali. Il completo color pesca invece gli stava bene, ma i collant stringevano le cosce in modo insopportabile. Indossare il vestito della donna lo eccitava, ricordava con piacere quando l’aveva immobilizzata e le aveva sfilato tutti i vestiti. Poi l’aveva violentata, mentre lei gridava. Le sue urla lo avevano eccitato ancora di più.
L’erezione gli stava esplodendo nelle mutandine mentre ricordava l’ultimo atto compiuto. Per ora il demone sembrava accontentarsi di questo.
Si tolse l’indumento intimo per lasciare libera la sua virilità di esprimersi. Dopodiché si accasciò sul divano e pianse. Ora si sentiva svuotato, privo di energia. Lacrime per quello che aveva fatto, per quello che era diventato, per quel demone che non lo lasciava in pace e pretendeva troppo per il suo fragile stato mentale.
Si accucciò in posizione fetale e si disperò fino allo sfinimento. Dopo aver consumato tutta l’angoscia che aveva in corpo, si addormentò come un bambino.
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