Romanzo amato o odiato, non ci sono vie di mezzo. L'approccio è fortemente influenzato dall'aver visto o meno l'ottimo film di Jonathan Demme, con la fantastica interpretazione di Jodie Foster e Anthony Hopkins.
Io l'ho letto nel 1993, sono passati quasi vent'anni, e ai tempi l'avevo trovato eccezionale, prima di aver visto il film (che è del '91, ma io l'ho visto dopo).
Si può discutere dello stile un po' asciutto di Harris, quasi da rapporto del FBI in alcuni frangenti, ma è fuori discussione lo spessore dei suoi personaggi, amplificato all'ennesima potenza da Anthony Hopkins nel film per quanto riguarda Hannibal Lecter.
Alcuni dialoghi tra Clarice e il cannibale sono fenomenali, portati paro paro da Demme su pellicola e che hanno fatto diventare Lecter un mito.
A proposito appunto del fascino del male, Hannibal risulta, perlomeno in questo libro, il personaggio più affascinante, intrigante, stimolante e, dai, diciamolo pure, simpatico di tutta la vicenda.
La tensione creata dalla storia tiene incollato il lettore alle pagine fino alla fine. La trama è lineare anche se i colpi di scena non mancano. Harris è bravo a tenere sul filo il lettore per poi portarlo dove vuole e tessere la sua ragnatela di terrore.
Lettura consigliata a tutti, anche a quelli che hanno già visto il film.
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