Quanto è fico prendere in mano un'automobile e schiantarsi a tutta velocità contro un'altra al solo scopo di demolirla?
Questo in definitiva è il concetto di gioco di Destruction Derby, che si inspira al vero sport chiamato demolition derby.
Uscito nel 1995 ebbe un enorme successo, soprattutto nella versione per playstation, perché il concetto di gioco, oltre a essere molto semplice, regalava tante ore di sano divertimento.
Certo, tecnicamente già allora non eccelleva come aspetto grafico, ma io sono uno di quelli che non ha mai badato troppo alla beltade delle texture e dei motori grafici, ma alla giocabilità, alla longevità e al coinvolgimento ludico.
A differenza di altri giochi di corse, l'obiettivo in Destruction Derby non è solo quello di essere il primo a tagliare il traguardo, ma piuttosto di accumulare il maggior numero di punti. I punti sono guadagnati distruggendo le auto degli avversari. In ogni gara ci sono 15 avversari (versione MS-DOS, 19 in console) con un IA discreta, che si impegnano comunque al massimo per farti la pelle.
Ci sono diverse modalità di gioco: Wreckin' Racing dove i punti sono assegnati sia sulla posizione che sui danni inflitti; Stock Car racing dove i punti vengono assegnati solo in base alla posizione e al minimo dei danni subito; il vero e proprio Destruction Derby che si svolge nell'arena The Bowl, un grande spazio aperto dove l'unico scopo è quello di distruggere gli altri ottenendo più punti possibili e poi c'è il Time Trial che è usato principalmente per conoscere le piste e fare i tempi migliori.
Sono tutte divertenti, ma quella più goduriosa è sicuramente la distruzione, che da un certo grado di soddisfazione, soprattutto se si riesce a far fuori tutti quanti.
Rispetto ai giochi che girano adesso risulta quasi fastidioso per gli occhi, ma mantiene ancora tutto il suo fascino a livello di gameplay.
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