Player One - Ernest Cline


Siamo nel 2045, in piena crisi energetica, la povertà è la condizione di vita del 99% della popolazione... Come? Pare il 2012? Sì, se andiamo avanti ancora un po' con 'sta crisi sarà presto così, ma cerchiamo di essere ottimisti, va.
Come dicevo, la maggior parte delle persone non ha lavoro e vive miseramente, ammassata in container accatastati l'uno sull'altro. L'unico modo per evadere dalla realtà è OASIS, un mondo virtuale che simula praticamente ogni cosa.
Qui bisogna fare una premessa: l'autore è nato negli anni '70 ed è appassionato degli anni della sua adolescenza, cioè gli '80. Per farvi capire, Ernest Cline possiede una DeLorean - grande Giove! - e tutto il romanzo è colmo di citazioni dalla cultura di quel decennio, dai film come appunto Ritorno al Futuro, Star Wars, Blade Runner, la musica, i videogiochi, ecc, ecc. Quindi se non avete vissuto quel periodo, come il sottoscritto, magari potreste perdervele, anche se sono spiegate con delle note a pié di pagina. Questo non vuol dire che non apprezzerete questo romanzo, ve lo garantisco.
Quindi, dicevo, i poveri cristi si connettono a OASIS, perché perlomeno la connessione WIFI è free e tutti riescono bene o male a rimediare una console, questo grazie al creatore del gioco, James Halliday, geniale programmatore amante degli anni Ottanta (guarda un po'). Alla sua morte, solo e senza alcun parente, indice una gara per chi dovrà avere il controllo di OASIS, per la ricerca del Halliday Easter egg, creando una serie di complicatissimi enigmi basati sull'immaginario culturale di quegli anni.
La ricerca è talmente complessa che ben presto la maggior parte dei giocatori rinuncia, e negli anni diventa leggenda e poi scherno. Nel senso che chi ancora si ostina a cercare il tesoro di Halliday viene preso per il culo e bollato con il nomignolo di Gunter (contrazione di “Egg Hunter”).
Naturalmente chi poteva trovare la prima chiave dopo che tutti avevano perso le speranze? Uno sfigato geek, naturalmente, il protagonista del libro, Wade, un ragazzo diciottenne che come tanti vive una vita misera e fugge appena può in OASIS. A partire da questo momento parte tutto il carrozzone di avventure che il protagonista vive, con una trama avvincente e una scrittura pulita e lineare che non stanca e porta il lettore fino al finale incandescente.
Ci si trova bene nei panni di Wade, anche perché la narrazione in prima persona aiuta a calarsi nel mondo creato dall'autore, si crea subito empatia, perché è una vittima del suo tempo, come lo siamo quasi tutti.
Ovviamente se uno è uno smanettone, adolescente negli anni '80, e appassionato di videogiochi, allora viene tirato dentro con il risucchio e portato fino alla fine con gaudio.
Questo libro è un'esperienza che vale la pena di essere vissuta, anche se non si rientra nelle tre casistiche elencate sopra. Vale la pena perché comunque è un libro che appassiona, intrattiene e diverte. In più è scritto anche bene, che non è cosa da poco di questi tempi.

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