L'Assassino: Kill the Reality Show (18)

Carletta Miciona ha preso tutto l’occorrente per farsi un lungo e rilassante bagno nella vasca idromassaggio. Indossa un minuscolo accappatoio che lascia all’immaginazione ben poco e sculetta verso il bagno, ma nessuno dei concorrenti maschi è lì per osannare la sua bellezza. Le telecamere comunque indugiano spesso sul suo andamento ubriacante.
Apre la porta del bagno con fare da diva e viene investita da una nuvola di vapore che nemmeno in bassa padana l’hanno mai vista così.
C’è qualcuno che canta, un motivetto mai sentito e probabilmente inventato sul momento. Carletta è già imbestialita, il bagno deve essere lasciato libero, lei deve lavarsi, non può andare a letto tutta sporca. Ha già intuito chi è la rivale nella vasca, quella gallina di Andina Morella, tutta tette e labbra rifatte.
Carletta spunta davanti alla vasca con lo sguardo infuocato e l’espressione di una massaia in fila alle poste. Andina non si accorge della sua presenza perché intenta a fare pose glamour a beneficio della telecamera.
“Esci!” esclama irritata Carletta.
Andina lancia un urletto e il movimento che ne consegue le fa fuoriuscire uno dei seni dal costume. Uno degli assistenti di regia, con una scusa, corre in bagno a smanacciarsi.
“Sei pazza?” ulula Andina senza rimettere a posto il globo all’aria.
“Esci immediatamente! Devo farmi il bagno.”
“Sono arrivata prima io, carina, sparisci e aspetta il tuo turno.”
Carletta digrigna i denti e l’espressione che assume la fa assomigliare di più a un mastino napoletano che alla bellezza che tutti hanno potuto apprezzare sui 22 calendari per cui ha posato.
“No, chissà da quanto sei dentro quella vasca e va che ti si vedono le tette.”
Andina si osserva le protuberanze e si accorge che una delle due, birichina, è scappata fuori. La risistema con nonchalance e torna a bersagliare il nemico.
“Vattene, non ho finito, aspetta il tuo turno, stronza!”
Carletta spalanca gli occhi e la bocca in una grande O di sorpresa.
“A chi stronza? Brutta vacca!”
“Vatteneeee!!” ulula Andina e le lancia una saponetta. L’impudente panetto colpisce Miciona sul naso, la quale emette un grugnito degno di un cinghiale e si lancia nella vasca con gli artigli spianati.
Ne nasce una lotta schiumosa con sberle e graffi che partono come se fossero caramelle. L’acqua deborda e invade il pavimento a ondate alterne. Nel parapiglia, ovviamente, le forme delle due ragazzone vengono fuori a mostrare il meglio della loro potenzialità.
Gli autori le lasciano fare per un po’, lo share su canale mammamia nonostante l’ora è salito di mezzo punto, poi, quando Andina tenta di strangolare Carletta con il tubo in acciaio inox della doccia, intervengono due assistenti, che comunque non ce la fanno a tenerle e sono costretti a chiamare rinforzi. Ci vogliono ben 6 persone, tra cui anche una parrucchiera, per dividere le due contendenti.
Visto che non ne vogliono proprio sapere di smettere, vengono narcotizzate e fatte accomodare nelle loro camere.
Carletta si sveglierà rendendosi conto di non essersi lavata e sarà ancora più incazzata.
Miseria Pomposa è seduta sul cesso è scrive le sue impressioni sul taccuino. Non è che sta espellendo qualcosa, è solo seduta sull'asse del water e scrive freneticamente con la penna che ha tolto dalle mutande.
I piedi sono appoggiati sul bordo di ceramica e lei è in una posizione assurda, quasi fetale. Appoggia il taccuino sulle gambe e con la faccia è vicinissima alla pagina su cui sta scribacchiando perché il bagno è in penombra, non ha voluto accedere la luce e l’unica lampadina accesa è quella a bassa emissione dello specchio sopra il lavandino che, francamente, non illumina molto.
Sta scrivendo le sue impressioni sull’ananasso, quanto è bello come frutto, la sua perfezione geometrica, quella sua esplosione di foglie sulla testa, quel suo gusto agrodolce e il suo interno color oro.
Ah, quanto è bello l’ananasso, quanto è dolce l’ananasso e poi scoppia a piangere. Talmente forte che alcune lacrime bagnano il taccuino. Non sa perché piange, forse perché è emozionata dalla prosa sul frutto tropicale o forse perché è sempre stata un po’ isterica e fondamentalmente le manca Fuffy, il suo criceto da tartufo.
Alberigo Pastella ha guardato per quasi dieci minuti la crepa sul soffitto immaginando un fiume e lui su quel fiume con un battello a vapore, dopodichè si è addormentato secco, vestito di tutto punto e sta sognando un battello a vapore sul Missisipi come Huckleberry Finn.
Dario Abbracciapreti è andato in bagno per lavarsi i denti e ha sbagliato porta entrando in uno di quelli assegnato alle femminucce. Entrando ha trovato una nebbia di vapore incredibile e una donna che cantava sotto la doccia. E’ rimasto a fissarla per quasi un minuto, estasiato dalla forme plastiche perfette, poi è uscito vagamente eccitato e si è scordato di lavare i denti.
Arrivato in camera con in mano spazzolino e dentifricio, ancora rapito dalla visione mistico-siliconica del bagno, si è reso subito conto di non essersi affatto lavato le fauci. Ma non ha più voglia di tornare indietro, per una volta che non lava i denti mica gli verrà una carie, o no?
Mette il pigiama, si butta sul letto e incomincia a leggere Dieci piccoli indiani di Agatha Christie.
Paolina Nuvolara è sonnambula e non lo sa. Dopo aver pregato per circa dieci minuti in un dio in cui non crede più perché le vecchie abitudini sono dure a morire, ha indossato un bel pigiamino color crema con vari orsetti che rincorrono api e si è coricata.
Dopo nemmeno dieci minuti ecco che si alza con le braccia alzate davanti al corpo, proprio come nei più classici dei comportamenti da sonnambulo. Apre la porta e si incammina verso l’enorme sala dove hanno cenato qualche ora prima.
“Lepidottero cieco si accoppia con astronoma suadente,” proclama ad alta voce.
Entra nel salone, si avvicina all’immenso tavolo su cui era imbandito il catering fenomenale e con un balzo felino ci salta sopra. La percorre tutta e alla fine, con una piroetta da uscita dalle parallele, ricade sul pavimento con perfetta eleganza. Quasi ci si aspetta di vedere una giuria alzare le palette per il voto.
“Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino!” declama con perfetta cadenza, poi fa una piroetta su se stessa e si incammina verso il corridoio che porta alla biblioteca.
Mimmo Portalanonna dopo mezz’ora passata a bersagliare di colpi la bambola gonfiabile, rimane immobile a gambe conserte sul tappeto di cartonato al centro della stanza. Sembra meditare, ma in realtà sta recuperando le forze.
Dopo dieci minuti nella posizione fiore di loto, si rialza in piedi con un balzo e incomincia a smontare tutto quanto. Prende la bambola, rimette la sabbia nel vaso, smonta l’asta e mette a posto il piedistallo.
Dal bagaglio tira fuori un accappatoio nero con una stella gialla a 8 punte dietro la schiena e le iniziali in oro sul petto. Nel primo bagno trova Norberto Cigolla sotto la doccia che sta facendo strane cose con un cane di pezza tutto fradicio. Scuote la testa ed entra nell’altro locale, sperando che non sia occupato.
Arazza Marchina ha provato a dormire. Di solito per disciplina riesce ad addormentarsi all’istante, con un comando mentale. Quella notte però non è all’interno del suo solito contesto e inoltre è un poco agitata nonostante le mille flessioni.
Inoltre la tizia della stanza accanto, Marzia Giobolengo, parla nel sonno e ad alta voce pure. Sta dicendo delle frasi senza senso, che riguardano il castello, ma non quello di Vaccamelata.
Così si alza, indossa una tuta da jogging con l’intenzione di farsi una decina di giri del perimetro del castello

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