Carletta Miciona si guarda allo specchio per circa venti minuti assumendo delle pose conturbanti. Si allena così oggi giorno cercando di capire qual è il suo profilo migliore e quale espressione del viso viene meglio in televisione. Si schiaccia un punto nero vicino al naso, poi si toglie la minigonna e rimane solo con il tanga. La microtelecamera per un momento sembra avere un corto circuito perché il regista non crede a quel che vede nel monitor 488, anche se si aspettava prima o poi qualcosa del genere. Segna immediatamente sul database che gestisce il riassunto giornaliero il numero della telecamera e l’ora.
Riccardo Magonza sta cantando mille giorni di te e di me tenendo in mano una banana come microfono. E’ sulla strofa “Ti presento un vecchio amico mio, in ricordo di meeeeee” e la spara a squarciagola, talmente forte che Cabrini Mariozzo dall’altra parte gli bussa sulla parete staccandone un pezzo.
Magonza non smette di cantare, ma abbassa un po’ il volume, tutto sommato non è nemmeno tanto stonato, ma di sicuro non potrebbe fare il cantante. E’ in mutande e la sua flaccidità di certo non finirà nella striscia quotidiana.
Miseria Pomposa sta rimirando un ananasso, ne osserva da vicino le scanalature, la perfetta simmetria delle sue forme geometriche, la fantastica esplosione delle verzura nella testa e desidera essere quel frutto nella sua semplice perfezione.
Vorrebbe scrivere queste impressioni sul taccuino che si è portata di nascosto da casa e che ha infilato nelle mutande, ma ha paura che la scoprano e che le portino via il suo prezioso strumento di lavoro. Anche la penna l’ha infilata nelle mutande, ma ho ora le da un po’ fastidio. Forse potrebbe andare in un dei bagni piccoli, forse lì nessuna telecamera la riprenderà.
Cabrini Mariozzo è malinconico, in quella stanza non c’è nemmeno una finestra, probabilmente in nessuna delle 16 stanze, ma questa cosa lo rende triste. Ama guardare il mondo, anche se probabilmente adesso non c’è proprio nulla da vedere perché piove a dirotto ed è notte.
Il tizio dall’altra parte poi fa un casino infernale, sta cantando una canzone che nemmeno conosce ed è irritante. Non si ricorda nemmeno come si chiama, vorrebbe comunque che la smettesse di fracassare i timpani. Allora tira due pugni decisi alla parete e un pezzo di cartongesso viene via. Mariozzo si trova a faccia a faccia con una telecamera che lo osserva per un attimo e poi scappa via nel vuoto pneumatico del muro.
“Mi dispiace,” mormorò l’ex calciatore, ma subito una squadra di tecnici sbuca dal nulla e in meno di dieci secondi rimette in sesto il muro. Come erano comparsi, gli omini riparatori spariscono nel buio con inquietante precisione. Il muro ora è di nuovo perfetto, ma Mariozzo è rimasto a bocca aperta a fissare il punto riparato.
Un conto è sapere di essere in un reality show, e sai che lì ci stanno le telecamere, ma scontrarsi con il nemico non è semplice, aver visto la telecamera scorrere nel suo habitat naturale e aver visto che gli agenti segreti sono sempre acquattati nell’ombra, un po’ inquieta. Perlomeno ora il tipo che cantava ha abbassato un po’ la voce. Cabrini però si sente a disagio e comunque non darà mai più pugni contro il muro, questo è sicuro.
Florinda Ciorniona è rimasta solo il tempo di un kleenex in camera da letto. Si è spostata immediatamente in cucina e sta cercando qualcosa di forte da buttare giù. Lei deve sempre apparire tutta di un pezzo, ma in realtà si sente fragile come un fuscello, ha bisogno di bere, ma in quella cazzo di cucina sembra ci sia solo succo al pompelmo, probabilmente uno degli sponsor della trasmissione.
La nomination l’ha scossa, anzicheno, ha fatto buon viso a cattivo gioco, o cattivo viso a buon gioco, chi lo sa, ma dentro sente turbinare la paura e la rabbia.
Mette un po’ a soqquadro tutto quanto ma l’unica cosa forte che trova è un grappolo d’aglio che puzza tremendamente. In un angolo di una mensola con nani pelosi trova una scatola di camomilla. Prende un pentolino, lo riempie d’acqua e si siede sconsolata al tavolo aspettando che la temperatura del gas porti il liquido in ebollizione.
Sospira. Sente il bisogno di una sigaretta. Improvviso, lancinante. Ha smesso di fumare 13 anni fa perché il suo dermatologo le ha confidato che faceva male alla pelle. Ma adesso non gli interessa una sega della pelle del viso, tanto si sta sfaldando comunque con l’età e il suo dermatologo era un coglione.
Probabilmente qualcuno dei concorrenti fuma e gli autori hanno allestito una saletta fumatori non lontano dalla zona dove soggiornano. Cercherà di sedurre con tutto lo charme a disposizione qualche fumatore per avere almeno un paio di sigarette, non è mai troppo tardi per ricominciare.
Alberigo Pastella sta osservando molto da vicino le pareti in cartongesso, si domanda che impatto possano avere sull’ambiente una volta smontate e distrutte. Come si smaltisce il cartongesso? E’ potenzialmente pericoloso per l’equilibrio della catena alimentare dell’opossum svizzero? Deve chiedere ai produttore e nel caso protestare, dovevano costruire le pareti con del materiale ecologicamente compatibile.
Si toglie gli occhiali in corno di tartaruga liuto, una specie ad alto rischio di estinzione, e se li pulisce sul maglione. Si siede sul letto e osserva il soffitto: delle crepe minuscole partono dall’angolo più a nord per diramarsi verso il centro, sembra un piccolo fiume con estuario a delta. Chissà se anche questo particolare è voluto o è il soffitto originale.
Andina Morella è in bagno, quello supermegagalattico, è dentro la vasca è sta facendo l’idromassaggio. E’ in costume da bagno, ma anche se si immergeva nuda non cambiava molto perché il tessuto indossato è veramente minimalista.
Tutte le inquadrature del regista in questo momento sono per lei, l’ascolto su canale mammamia è salito del 2,3% è questo solo perché ormai è passata la mezzanotte. Canta una canzone che conosce solo lei, ma è a beneficio del pubblico, una specie di lalala lala lala che non ha capo ne coda ma che è cantato con una spensieratezza fanciullesca che contrasta con i meloni bagnati che emergono di tanto in tanto dalla vasca.
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