Matthew Pearl - Il Circolo Dante


Non so, mi ha lasciato un po' perplesso. Se da una parte l'autore riesce a rendere egregiamente le atmosfere bostoniane postbelliche della guerra di secessione, di contro, a mio avviso, usa un linguaggio troppo ricco e composto che risulta in alcuni passaggi davvero noioso per il tipo di letteratura a cui è abituato il lettore del 2006. L'intento probabilmente era quello di conformarsi allo stile dell'epoca, ma in diversi punti della narrazione risulta troppo lento e a volte stucchevole. Credo non vada letto come un giallo tradizionale, anche perché manca di quei ritmi di suspance a cui ci hanno abituato gli scrittori contemporanei. Affascinante la storia dei tre poeti e della traduzione della Divina Commedia. Alcuni personaggi nebulosi, poco caratterizzati, altri forse fin troppo (Longfellow in primis).
Non lo consiglio a chi ama i thriller dal ritmo incalzante, questo romanzo è più un ritratto realista e barocco di quell'epoca della storia americana. Consigliato a chi ama Dante e la Divina Commedia e i romanzi un po' retrò.

2 commenti:

  1. Anonimo13:04

    Perché no? - mi son detto - Perché non esordire sul blog del buon vecchio dadax con un post che non condivido? In fondo, a questo servono i blog... un po' di contradditorio non fa male a nessuno (almeno credo). Quindi eccomi qui a dire: non sono d'accordo con quanto scrivi sul Circolo Dante...
    in effetti, era da tempo che non leggevo un thriller tanto coinvolgente. Il linguaggio - che non definirei "troppo ricco e composto" - non appesantisce, anzi dà credibilità al contesto. Il romanzo non manca di ritmo, tutt'altro. Varrebbe la pena di ricordare la differenza tra "ritmo" e "velocità"... Il Codice Da Vinci è "veloce" (molto veloce, pure troppo), Il Circolo Dante ha ritmo.
    A proposito di Dan Brown, se solo avesse avuto un decimo della cura e della conoscenza di quanto scrive che ha avuto Matthew Pearl... ma lasciamo perdere...
    Un ultima riflessione: non nego che il Circolo Dante richieda al lettore un impegno maggiore di quanto ne chiedano mediamente i thriller moderni (Dan Brown in testa), ma è proprio per questo che la soddisfatione risulta alla fine maggiore. Come quando da bambini di fronte ai compiti di matematica ci dicevano: "impegnati, che poi ti trovi contento!"

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  2. Grande!! Be', non avevo dubbi sul fatto che non avresti condiviso la mia opinione su questo libro, ho avuto l'impressione che ti sia piaciuto subito. Tieni conto che queste sono impressioni personali, non mi arrogo certo il diritto di fare una recensione e di essere un critico letterario.
    E' cmq un bel libro: nelle prime pagine ho fatto fatica, ma poi quando ho carburato, mi ha entusiasmato.
    Ciao!

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