A come Albero (2)

continua da A come Albero
La tipa ha capelli gialli color urina, sembrano tinti, anche male, una di quelle robe fai da te che finiscono sempre per essere delle mezze fregature. Ha un bel sorriso, ma il culo è contenuto a malapena dal sedile. Non è grassa, solo robusta, perché il busto è asciutto, non ha tette, sembra un tronco d’albero appoggiato ad un pallone . . . o ad una poltrona a forma di vagina. Il viso non è male, tratti dolci, il naso un po’ troppo lungo, labbra carnose, denti bianchi, perfetti, sicuramente creati dal duro lavoro del suo dentista di fiducia. Per un istante la sua faccia scompare come l’interferenza di un canale video, al posto del viso vedo solo la nebbia brulicante di un televisore non sintonizzato, poi i lineamenti si ricompongono, ma non sembrano più li stessi. Assomiglia a Clessidra, mia sorella.
Ritorno a guardare la strada e quello che scorgo non mi piace: una curva a gomito con tanto di guardrail. Sterzo bruscamente, le gomme fischiano, l’auto sbanda, anche se è più un’impressione perché non la sento proprio sotto il culo. La ragazza sul sedile del passeggero colpisce il finestrino con la tempia e poi ricade verso di me: la cintura la tiene legata al sedile come un insaccato ad una soffitta.
Davanti al parabrezza la curva non c’è più e riappare il rettilineo, l’auto sbanda, ma riesco a riprenderla perché il volante è l’unica cosa che percepisco al tatto. Il resto del corpo è come inesistente, come se dalle spalle in giù qualcuno mi avesse iniettato una massiccia dose di anestetico.
La musica c’è ancora ma ancora non riesco a coglierne l’essenza, è come se bambino pazzo stesse strimpellando un arpa senza corde. Ho i pantaloni color panna, questo me lo ricordo bene, sono rimasto mezz’ora davanti all’armadio in mutande indeciso se scegliere questi o quelli color pistacchio. Ora però c’è una macchia rossa, una bellissima macchia scarlatta a forma di fungo. E’ sangue, naturalmente. Non so come, il sangue della tempia destra della culona e finito sui miei fantastici pantaloni color panna. Che scocciatura.
Riesco ad intravederla con la coda dell’occhio: si è accasciata verso di me e dalla ferita alla testa gli sta colando del sangue che sembra nero. Mi sta sporcando i tappetini della Porche.
Poi ho un attimo di buio, mi ritrovo sul ciglio della strada a vomitare; la sostanza che mi esce dallo stomaco è multicolore, sembra un quadro di Kandinskij. Non so quanto tempo sia passato, ma quando ritorno in macchina la ragazza è sparita. L’unica testimonianza della sua presenza è una piccola macchia sul tappetino del passeggero, il fungo sulla panna e una bel fiore di cristallo sul vetro del finestrino.
(to be continued)

2 commenti:

  1. Apparte gli ipotetici pantaloni color pistacchio dentro l'armadio, se,bra una storia vera!

    Ma non ho capito se ti è successo davvero o se la c4 sia diventata una porche.. ??!!

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  2. ...Un imbrattacarte maledetto. Ama scrivere romanzi, tutti strani...

    Ora ho capito!

    cmq cambia pistacchio con stoffa scozzese.. diventa un horror se fai immaginare ad una persona quei pantaloni ^^

    RispondiElimina

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