La strada sembra arrotolarsi su se stessa come un serpente a tredici teste. Strane forme mi danzano davanti agli occhi, sembra di essere in discoteca, ma senza la musica. O meglio, la musica c’è, ma non riesco a coglierne le note. Sembra un rullio di tamburi, mentre in realtà sarà qualcosa tipo delle fanfare monozigote o delle balalaike vietnamite.
Credo che ci sia qualcuno di fianco a me, mi parla, ma non capisco il senso delle parole. E’ una donna, sembra dislessica. Blatera di una specie di festa con coccodrilli vivi che portano i vassoi con calici di champagne. Avete mai sentito una cosa più assurda? Ho in mano un volante, questo lo vedo, e lo sento anche a tratti sulla pelle. Non percepisco invece il sedile, è come se fossi un pilota di nuvole, seduto nell’aria tra cumuli di panna. Eppure la strada davanti scorre e si attorciglia su se stessa. Vedo la striscia di mezzeria, a volte tratteggiata, altre volte invece si aggroviglia su se stessa come il nastro di un pacco regalo. Fuori è buio, anche se a tratti la carreggiata si illumina, forse per via dei fari che lampeggiano dall’altra parte.
La donna di fianco a me farnetica su poltrone gonfiabili di plastica a forma di vagina, di tutti i colori, accidenti! Non solo rosa, ma anche fucsia, gialle, arancione e via così. Non ricordo il suo nome, devo averla rimorchiata alla festa, ma non ricordo nemmeno questo. Quel che mi è chiaro è la quantità spropositata di gin tonic che ho ingurgitato senza ritegno e forse anche due o tre pasticche che mi hanno passato. Porca mierda, non mi è chiaro nemmeno perché si festeggiasse, ma poco importa, tanto erano tutti ubriachi persi, o forse ero solo io e gli altri mi sembravano dei pupazzi a molla.
(to be continued)
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