Da dove traggo ispirazione per i miei romanzi?
Praticamente da qualsiasi cosa. Da un articolo di giornale, da uno scambio di
vedute, da altri libri, film, per associazione di idee, oppure, semplicemente
da una serie di parole messe lì per caso, come il titolo potenziale di un
romanzo (come ho già confessato in questo post).
Per me è semplice inventare una storia dal nulla, poi, chiaro, farlo diventare
qualcosa di concreto come un racconto o un romanzo è tutto un altro discorso. Se
non fosse così farei altro e non lo scrittore.
Mi capita ad esempio in questo periodo da buttar lì trame potenziali anche dai
cartoni animati che guardano i miei figli, perché alcuni di essi sono
intelligenti e nascono da autori con gli attributi.
Però non badate troppo all'ispirazione, è solo frutto casuale di un'intuizione
del momento, per scrivere non bisogna attenderla, non bisogna disperarsi se non
c'è. È sopravvalutata, è qualcosa che spesso si tira in ballo quando si parla
di persone creative, ma il lavoro del creativo non dipende da essa, è un lavoro
duro, certosino, che costruisce giorno per giorno un'opera e ne plasma i
contenuti, forgia la materia spuria dell'immaginario.
Se non c'è, non preoccupatevene, continuate a creare, anche se quello che state
facendo vi sembra per niente buono. L'ispirazione è solo qualcosa di
romanticamente retrò, favoleggiato da poeti di altre epoche.
Andate dritti per la vostra strada senza pensarci e forse lei troverà voi,
qualche volta, e quella volta andrete a cento all'ora, e il giorno dopo
arrancherete. È così, e non potete farci nulla.
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