USAM Settembre: Classifica finale!

Cari cosmonauti, l'attesa è finita, finalmente il verdetto è giunto.
È stata dura, ho dovuto eliminare fisicamente i giurati e poi contattarli nell'altro mondo, ma alla fine si è potuta determinare la classifica finale:


1 - Riti di passaggio di Nicola Roserba
2 - Saturday Night Queequeg di Luigi Musolino
3 - Castelli di Alberto Priora
4 - Più cose in cielo e in terra di Paolo Di Pierdomenico
5 - Oro di Stefano Pastor

Complimenti a Nicola e un grazie di cuore a tutti quelli che hanno partecipato.
Ci vediamo alla prossima edizione.

Persons Unknown - Persone Sconosciute

Dopo Lost sono alla ricerca di un serial che mi acchiappi come mi aveva tirato dentro quello di J.J.Abrams e compari. Al di là di qualsiasi commento su come sono state gestite le sei stagioni e sul finale che ha lasciato parecchi fan con l'amaro in bocca, è stata comunque una serie cult, un metro di paragone, forse.
In questi giorni sto guardando anche Happy Town, in lingua originale, ma sembra un altro clone di Twin Peaks, manca solo il cavallo, il nano che parla al contrario e la donna con il ceppo e siamo a posto.
Persons Unknown invece mi ha preso bene. Una buona dose di mistero, suspense; personaggi credibili, ben delineati, con caratterizzazioni ben costruite.
Una manipolo di disgraziati che per motivi ignoti vengono rapiti e portati in un luogo sconosciuto, costruito ad hoc, come un set cinematrografico, come un reality. E in effetti l'influenza orwelliana è forte, con telecamere installate in ogni angolo e che filmano ogni cosa. Dietro tutto questo ambaradan sembra esserci un burattinaio sadico e burlone che mette alla prova le sue vittime portandole all'esasperazione.
Naturalmente non si può non fare confronti, il plot non è certo originalissimo: gente isolata alla prese con misteri e una mente superiore che lì usa come cavie da laboratorio. Comunque sempre intrigante, perché porta le pedine del gioco a confrontarsi con le proprie paure e i propri limiti. Il tutto è comunque gestito con una buona dose di climax e anticlimax (eh?) che tiene legato lo spettatore alla storia.
Per ora sono andate in onda le prime due puntate e non mi hanno deluso. La speranza è che continui così e non scada in cliché già visti e nell'inserimento di misteri alla cazzo di cane o cose a caso come capitava spesso in Lost.

La Clessidra d'Avorio nelle librerie!

Ci siamo! La Clessidra d'Avorio inizia a invadere il mondo!
Copio e incollo la notizia apparsa sul sito di Edizioni XII, non me ne vogliate. Al suo interno anche breve sinossi del libro.
La collana Mezzanotte, di Edizioni XII, aggiunge tra le sue opere anche la grande avventura alla Dumas e le suggestive tematiche alchemiche de La clessidra d'avorio, il nuovo lavoro di Davide Cassia e Stefano Sampietro, che finalmente comincerà a fare la sua comparsa nelle librerie italiane. 

Salisburgo, 1592. Nella penombra del laboratorio di un alchimista, si svolge una partita a scacchi tra il padrone di casa e un giovane italiano. Molte sono le domande che il ragazzo vuole porre al maestro, ma ancora non immagina il segreto che il vecchio, al termine dell’incontro, gli vorrà svelare.
Bologna, 1604. Un coraggioso alchimista salpa alla volta dell’Africa, seguendo le indicazioni di un antico manoscritto. Ma l’Inquisizione gli dà la caccia, e lui deve nascondersi, fuggire, dimenticare, forse addirittura rinnegare i principi in cui ha sempre creduto.
Francia, 1808. Darius Berthier de Lasalle, un nobile sopravvissuto al periodo del Terrore, suo figlio Sebastien, soldato imperiale ferito, e l’amico di infanzia Moran de la Fuente, avventuriero di origini spagnole e amante della bella vita, partono per l’Italia, con l’intento di recuperare un diario scritto da un alchimista nel 1600 e un fantomatico oggetto prezioso a esso legato.
Bologna, giorni nostri. Giacomo Bandini scova un diario risalente al diciassettesimo secolo e scritto da un suo omonimo. Leggendolo, comprende che il suo antenato era un alchimista alla ricerca di una misteriosa clessidra, unico oggetto in grado di misurare i tempi di lavoro per il compimento della Grande Opera alchemica.

E tu sei pronto a conoscere la verità sulla Grande Opera?

il 2001 e L'Anima Errante

Il 2001 è un grande anno per la carriera artistica di Davide Cassia perché accadono diverse cose interessanti.
Vi avevo già detto e ridetto in diversi post che dopo il 1998 caddi in profonda crisi creativa, non scrivevo niente e leggevo poco, sconfortato e deluso. Anche ridimensionato nelle aspettative, e questo è un bene, soprattutto perché si capiscono molte cose e si diventa più umili.
Nel giugno di quell'anno la mia dolce metà mi regalò On Writing di Stephen King. Ora, il Re può piacere e non piacere, lo si può osannare o criticare, ma per me rimane sempre un gran scrittore e On Writing è un gran libro, in parte autobiografico e in parte manuale, o perlomeno descrive il modus operandi di un autore di successo.
Questo romanzo mi fece tornare la voglia di scrivere, Inizia i subito, mi misi davanti a un foglio bianco di word e battei le prime lettere e poi parole e poi frasi e via così.
Avevo una mezza idea in testa, ma viaggiai a vista, senza una struttura predefinita. Scrissi un centinaio di pagine, in un mese e mezzo e poi mi bloccai. Volevo scrivere di un fantasma imprigionato in una casa per un non ben precisato motivo e volevo mixare insieme due idee che avevo in testa da anni e un trama che in parte avevo già sviluppato. La prima appunto era un anima legata da un incantesimo ad un castello/villa, la seconda parlava di un sosia che si sostituiva all'originale in tutto e per tutto, migliorando diversi aspetti della vita, ma anche peggiorandone irrimediabilmente altri. (tema non certo originale, lo ammetto).
Le prime embrionali 100 pagine di un romanzo chiamato provvisoriamente La Prigione di Pietra e poi successivamente La Vendetta di Daziel. Ma mi bloccai per i problemi che affliggono tutti quei lavori iniziati senza una pianificazione, dovevo sbrogliare diverse matasse con espedienti narrativi e non era semplice.
Nel frattempo mi venne l'idea per un nuovo romanzo: un uomo che si innamora di una real doll e questa diventa "viva". Sto parlando di Doll in Love, ma questa è un'altra storia, la racconteremo un'altra volta.
Dunque dopo la stesura di Doll in Love ripresi in mano La Vendetta di Daziel/La Prigione di Pietra. Il periodo di pausa aveva giovato alla storia, ci avevo rimuginato sopra e avevo sviluppato nuovi intrecci e soluzioni narrative. Fu così che nel giro di un altro mese e mezzo lo conclusi con una certa soddisfazione. Il titolo finale fu L'Anima Errante.
La trama è discretamente complessa, il genere indefinito, un miscuglio di thriller, horror, fantasy, mainstream direbbe qualcuno, anche se non ancora ben capito se è indicativo o dispregiativo.
Comunque parla di uno scrittore in crisi, guarda un po', che da fondo ai suoi ultimi spiccioli e si compra una villa in campagna, e li dentro è impriogionata un'anima, legata da un incantesimo antico alla pietra. Fin qui niente di nuovo e questo mi ricorda un giudizio affrettato ricevuto da un editore che evidentemente non aveva letto il manoscritto, dicendo che di libri su case infestate ce n'erano fin troppi. Non aveva nemmeno letto le prime dieci pagine, evidentemente.
Sì, perché L'Anima Errante non è un libro su una casa infestata, o meglio, non solo. Ma, se volete leggerlo non posso anticiparvi nessun colpo di scena. Sappiate solo che ci sono anche dei duelli a colpi di incantesimi tipo Dragon Ball. E, naturalmente, un sosia che si sostituisce quasi completamente al protagonista nella vita e nelle difficoltà di tutti i giorni.
Concludendo il discorso del 2001, in questo anno ricevetti anche due proposte di pubblicazione per Morte di un Perdente, da editori a pagamento: Montedit e Editrice Nuovi Autori. Scelsi la prima.
Qui si potrebbe aprire tutto un discorso sugli editori con contributo che sono il MALE. A quei tempi però non vedevo l'ora di poter stringere tra le mie manine paciose il frutto del mio lavoro e così pagai. Non vi dico quanto, ma non era poco, per 300 copie.
Ero felice quando mi arrivò a casa il pacco con il mio romanzo. Solo poi ho capito quanto fosse inutile pubblicare con un editore a pagamento.
Ma queste è un altra storia, bla bla bla. Vi dico solo che con Montedit ho pubblicato altri due romanzi.

Get a Life! (72)

USAM Settembre: I finalisti!

Eccoci qua esimi vergatori di pergamene, instancabili massaggiatori di tastiere e tintinnanti cantastorie.
Il momento è giunto.
L'annuncio dei 5 mirabolanti finalisti dell'edizione di settembre di USAM.
I giurati si sono scontrati a colpi di gatti arruffati in faccia e tiramisu gusto non-morto, ma poi finalmente sono giunti a una decisione:


- Castelli di Alberto Priora
- Oro di Stefano Pastor
- Più cose in cielo e in terra di Paolo Di Pierdomenico
- Riti di passaggio di Nicola Roserba
- Saturday Night Queequeg di Luigi Musolino

Complimenti ai finalisti e grazie a tutti quelli che hanno partecipato.
Fra 3 giorni conosceremo il vincitore!

Incubation - Time is running out

Mi ero dimenticato dell'esistenza di questo game finché girellando su siti abandonware me lo sono ritrovato davanti.
Incubation fa parte della serie Battle Isle creata da Blue Byte, ambientato sul pianeta Chromos.
Su questa bella palla verde succedono cose strane, anche mutazioni genetiche dovute a uno spregiudicato uso della tecnologia che fa sì che buona parte della flora e della fauna diventi ostile e si tramuti in feroce macchina da guerra assetata di sangue.
Compito del giocatore è guidare, non vaste armate come nella serie, ma un piccolo manipolo di soldati, che devono sopravvivere a orde di alieni incazzati e portare a termine varie missioni, tra cui quella di liberare Vanna Marchi.
Incubation è uno strategico a turni con elementi gdr. I soldati hanno punti ferita e punti movimento, si spostano all'interno di una mappa delimitata, e quindi bisogna pianificare con una certa sagacia i movimenti della truppa, per non perdere preziosi elementi e per portare a termine la varie missioni.
I nemici sono di varia natura, dal semplice bestio carne da macello, lumaconi spara acido tipo mortaio, scimmioni con cesoie al posto delle zampe, indistruttibili davanti ma perforabili didietro (niente doppi sensi, please) e fino ai famosi Scay'Ger, che saltan come cavallette e sono armati e potete ritrovarveli davanti da un momento all'altro ('sti stronzi, oserei aggiungere)
È free. 40mb di file. Me lo sono scaricato e mi ha ritirato dentro di brutto. La grafica è quella che è, tenete conto che è del '97, ma se siete di quelli che cercano la giocabilità e il coinvolgimento, questo giochino vi piacerà.

Revanche - Io ti ucciderò

di Götz Spielmann
Austria 2008
Drammatico
Fandango

Alex vive nei dintorni di Vienna e lavora per Konecny, tenutario di un bordello. Deciso a cambiar vita e a portare con sé Tamara, una prostituta ucraina con cui ha una relazione di nascosto da Konecny, Alex organizza una rapina per racimolare i soldi necessari. Il colpo non presenta ostacoli ma al momento della fuga interviene un poliziotto, Robert, e le cose si mettono al peggio. Rimasto solo, Alex trova rifugio presso la fattoria di suo nonno, ma la disperazione per i recenti avvenimenti e l'odio per Robert crescono sempre più con il passare del tempo. Finché, un giorno, Alex incontra Susan, la moglie di Robert...

Chi te lo fa fare di metterti a guardare un film austriaco, che si intitola Revanche Io ti ucciderò (bruttissimo tra l'altro il titolo italiano), quando ci sono milioni di film della sfavillante hollywood?
Boh, e chi lo sa. Mi intrigava la trama e allora via.

Cosa mi è piaciuto: bisogna epurarsi dai clichè di hollywood, i film adrenalici tutti azione e colpi di scena. Revanche ti cala nella realtà dove non esistono eroi che uccidono milioni di avversarsi senza farsi un graffio, o antieroi simpatici che salvano il mondo, la realtà è più dilatata, i dialoghi tra persone vere non sono quasi mai brillanti e/o intelligenti.
Questo è il valore aggiunto di questo film: uno spaccato di vita reale, con i suoi problemi, i suoi drammi, le sue difficoltà. Il titolo in Italiano è fuorviante, perché non è un thriller classico, anzi, per dirla tutta non è proprio un thriller. Non c'è la ricerca spasmodica della tensione, o di scene violente. C'è solo la vita di un mezzo criminale che cerca di sopravvivere a un'esistenza mediocre, che si innamora di una prostituta bellissima e per salvarsi e salvare lei, rapina una banca e poi non vi dico più niente per non rovinarvi il resto.
Una sceneggiatura che non cerca di sorprendere lo spettatore, ma solo di narrare una storia, con i suoi risvolti drammatici. Detta così potrebbe sembrara una gran noia e all'inizio in effetti uno si chiede perché si è messo a guardare un film austriaco invece che bel thrillerone americano, ma poi i personaggi VERI ti tirano dentro, perché ti accorgi che non sono di carta (o di pellicola) e la storia diventa quasi secondaria. C'è un ritmo blando, come quello che ci accompagna nella vita ordinaria. E voi ancora a dire - e che palle - e invece no, ti cala pian piano nella struttura narrativa e ti senti a tuo agio.

Cosa mi NON è piaciuto: boh, forse l'impatto iniziale, che è spiazzante appunto se sei abituato alla produzione americana. La tristezza di fondo che sta dietro a tutto, quella rassegnazione di un destino già scritto, ma più che un aspetto negativo è un avvertimento per chi non se la sente di essere turbato più del dovuto.
Alla fine del film ti guardi intorno e pensi: ma è una cagata o è un filmone?
Non è un capolavoro, ma sicuramente un punto di vista diverso rispetto a buona parte della produzione cinematografica a cui è abituato lo spettatore medio.
Io vi ho avvertito, quindi non venite a insultarmi se vi fa schifo.

GIUDIZIO: 3,5 su 5 (sì, ho deciso di aggiungere la mezza nei voti)

Sangue sul Quad

Dopo Morte di un Perdente iniziò quel periodo di crisi artistica che ho spesso citato in altri post. Durò quattro anni, dal '97 al 2001. Periodo in cui smisi di scrivere quasi totalmente e persino la lettura ne risentì, passando da periodi in cui non lessi nemmeno una pagina, cosa impensabile prima e dopo. A parte questi quattro anni, non ho mai passato più di due giorni senza leggere un romanzo, sia perché mi piace farlo, sia perché fondamentale per il mestiere che mi sono scelto. (non il tecnico IT, naturalmente).
In questo periodo comunque rielaborai Pallida Luna, riscrivendolo quasi completamente e trasformandolo in Sangue in Rete, con nuovi innesti narrativi (leggete il post che riguarda quest'opera per maggiori informazioni). Inviai anche questo a una ventina di editori, senza riceve alcuni riscontro. Intato avevo rinunciato anche a spedire Morte di un Perdente perché ormai scoraggiato e sconfitto dal sistema. Naturalmente era un problema di approccio e di ignoranza, ma pian piano mi rendevo conto di quanto fosse difficile farsi pubblicare senza attaccarsi al portafoglio.
Sono sempre stato un'appassionato di videogames, questo lo sanno tutti. Alla fine del 1999 ci fu una svolta lavorativa nella mia vita, lasciai il posto di impiegato factotum di una piccola azienda di stampaggio materie plastiche e passai a NGI, Netgamers Italia, fondata da mio fratello Luca Cassia, meglio conosciuto come Adso da Melk e da Luca Spada, lungimirante enfant prodige del networking italiano.
Il core business iniziale era il multiplayer. Io non dovevo far altro che creare contenuti. Un lavoro da sogno. Inoltre dovevo anche provare nuovi giochi online e giudicare se fossero appettibili per il mercato.
Tutta questa premessa per dirvi che in quel periodo inizia a giocare a Quake2 sui server di NGI. A parte la vasta community che iniziò a crearsi intorno al gioco, iniziai a scrivere un storia basata proprio su questo gioco. Il titolo era Sangue sul Quad. Il quad, per i meno avvezzi, è un bonus di potenziamento che quadruplica la potenza di fuoco del giocatore. La novella vedeva appunto un giocatore di rete scambiarsi di ruolo con il suo alter-ego virtuale, di nome Karnemorta. Non certo originalissimo, ma divertente. Perlomeno per il seguito che avuto fra i frequentatori dei forum e del sito di NGI, che ne apprezzavano il sarcasmo e la violenza fine a se stessa. Usciva a capitoli settimanali e alcuni lettori l'aspettavano con ansia, finché non mi stancai e il l'interesse andò scemando, cosicchè rimase incompiuto.
Sangue sul Quad era scritto a mano libera, cioè senza nessun tipo di struttura preimpostata, e nessuna regola di stile e/o limiti e censura. Io mi sono divertito a scriverlo e anche rileggendolo lo trovo ancora spassoso. Chissà se in futuro non mi venga la voglia di finirlo, magari quando sarò ricco e famoso grazie a qualche best sellers (ahahah, che ridere.).
SSQ fu citato anche in un articolo su Jack che parlava di come trovare racconti free online. Nel 2007 doveva entrare a far parte della famosa raccolta XII che diede vita poi all'associazione culturale che ho contribuito a fondare e di cui Edizioni XII è la spina dorsale. Era troppo lungo e quindi scrissi da zero Vargo Marian: il cinico e l'acqua santa, ma questa è un'altra storia, ve la racconterò un'altra volta.
Quello che più mi rimane di quel periodo è il fatto che mi stessi rassegnando all'idea che per me non c'era posto nell'olimpo degli Scrittori.
Forse non c'entrerò mai, ma perlomeno ci sto provando.

Get a Life! (68)

Tre nuovi collaboratori per Edizioni XII

Io ho avuto la sfortuna di conoscerli di persona e cerco di vederli il meno possibile perché sono scrittori mannari.
Niente da dire però sulla loro professionalità.
È da qualche mese che fanno parte della squadra di Edizioni XII, ma solo in questi giorni di partenza del nuovo anno editoriale che sono stati annunciati al mondo.
Si tratta di:
- Simone Corà nel ruolo di Editor. Ha lavorato anche all'editing de La Clessidra d'Avorio e spesso ci siamo picchiati con mazze da tamburo (i funghi, intendo)
- Matteo Poropat nel ruolo di responsabile publishing. Curerà l'impaginazione di tutte le pubblicazioni, sia cartaceee che elettroniche.
Se volete vedere fin da subito la qualità del suo operato scaricate la demo ebook de Il segreto del Morbillaio. Ne vale la pena.
Anche lui ha litigato in questi giorni con La Clessidra d'Avorio e voleva uccidermi per tutte le citazioni all'inizio di ogni capitolo, ma io ho scaricato tutta la colpa su Stefano Sampietro.
- Raffaele Serafini, meglio conosciuto come Gelostellato, ne ruolo di editor. Ho cercato negli anni di non leggere il suo blog, ma non ci sono ancora riuscito.

Quindi un bel benvenuto ai nuovi collaboratori. Speriamo di prosperare e portare un po' di luce in questo buio mondo.

Morte di un Perdente

Dopo i due tentativi falliti de La Teoria del Cioccolato e Laura mi immersi in sedute di lettura massive. Vi ho già detto che il mio lavoro mi lasciava un sacco di tempo libero e facevo il part-time, quindi immaginate un po' quanto ero caricato all'epoca. Comunque, per far passare quelle fatidiche quattro ore introducevo di nascosto i volumi nascondendoli nei posti più impensati. Nei mesi freddi non era un gran problema perché nascosti da colti di indumenti, nei mesi più caldi tiravo il fiato e li mettevo al posto della panza. All'epoca, fortunatamente, ero magro e riuscivo a immagazzinare anche libri di una certa entità. Al giorno d'oggi non mi ci starebbe nemmeno un opuscolo.
Il ritmo di lettura era altissimo, riuscivo a macinare anche due libri di media lunghezza alla settimana. Dopo una sessione di polizieschi, noir e thriller assortiti, mi ritornò la voglia di scrivere, una scintilla di ispirazione.
Presi il mio bel quadernone e mi buttai giù a testa bassa a scrivere, senza un soggetto, senza una trama né una struttura definita. In tre settimane scrissi Morte di un Perdente, molto noir e poco pulp. Parlava della morte di un ragazzo trovato in un mucchio di immondizia dietro un supermercato. Il caso viene archiviato subito come suicidio, ma il fratello della vittima non crede alla versione della polizia e indaga per conto suo, finendo in un turbine di pericolo, passione e morte (e 'sticazzi, aggiungerei).
Scrivere senza seguire uno schema da una sensazione di libertà creativa assoluta, ma fa spuntare qua e là anche decine di problemi narrativi, logici e strutturali, in alcuni momenti quasi insormontabili. Poi uno si fa venire un bel mal di testa, riscrive qualcosa e tutto magicamente si risolve.
Alla fine rimasi soddisfatto dell'opera compiuta, soprattutto dal colpo di scena finale, che nemmeno io mi aspettavo fino all'ultimo. Avevo cambiato ancora stile, deluso dalla forma aulica di Laura e dello sforzo profuso per creare quel testo. Lo stile di Morte di un Perdente è asciutto, privo di fronzoli, funzionale alla storia, veloce e, a tratti, quasi travolgente (e 'sticazzi di nuovo). La cosa mi piaceva, anche se in realtà, rispetto a lavori precedenti (vedi La Prigionia del Cielo) questo era corto, una racconto lungo, ma la cosa non mi preoccupava più di tanto. All'epoca avevo già il pc a casa, così portai il mio quadernone in cameretta e in un paio di settimane travasai il tutto (perdendo altre diottrie) e nel frattempo anche riscrissi pezzi che non erano coerenti con la storia.
Finita la fase di stesura, passai a un periodo di editing alla cazzo di cane e una seconda rilettura dopo un paio di settimane. Alla fine di tutto questo processo ero pronto di nuovo a sfidare la sorte alla roulette degli editori. Inviai il manoscritto a una trentina di editori, solo il testo senza sinossi o presentazioni di sorta. Dopo sei mesi mi avevano risposto cortesemente solo in due, naturalmente con esito negativo. Questo mi fece cadere ancora in un periodo di sterilità creativa e depressione artistica. Ovviamente mi vien da dire: chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
Morte di un Perdente è stato pubblicato nel 2001, da Montedit, con contributo. Ma questa è un'altra storia, la racconteremo un'altra volta (sempre cit. La Storia Infinita - M. Ende).
La maggior parte dei feedback sono positivi, anzi, non mi ricordo sinceramente dei pareri negativi, anche da lettori di cui apprezzo la sincerità e la capacità analitica. Quindi qualcosa di buono deve avere.
Il libro è in vendita nella maggior parte degli shop online e esiste anche una versione rieditata da me su lulu e in più anche il download gratuito.
Lo scrivo perché tutti lo comprino e io possa finalmente dominare il mondo.

Afterschool

di Antonio Campos
USA 2008
Drammatico
Bolero Film

Robert, un giovane americano che frequenta un prestigioso corso preparatorio della costa occidentale, riprende per caso la morte tragica di due suoi compagni di classe. Le loro vite diventano il soggetto di un audiovisivo che secondo la direzione dovrebbe aiutare l'elaborazione del lutto collettivo. Ma questo progetto crea un'atmosfera di paranoia e di malessere sia tra gli studenti che tra gli insegnanti.

Sinceramente? Non ho capito se è una cagata colossale o un capolavoro. Cioè il tentativo di fare qualcosa di alternativo e originale con inquadrature a muzzo e strumenti narrativi diversi. Io non ho la preparazione adatta per giudicarlo tecnicamente, posso solo dare le mie impressioni e cosa mi ha lasciato come spettatore.

Cosa mi è piaciuto: la sperimentazione di tecniche diverse di inquadratura e modalità di visualizzazione, dalla cam del cellulare alla videocamera amatoriale. La narrazione quindi è funzionale alla scelte strutturali e risulta innovativa (almeno per me), alienante e disturbante. Il protagonista dal profilo psicologico complesso che esiste nel reale ma non lo comprende a pieno e cerca di sintetizzarlo attraverso gli strumenti tecnologici del nostro tempo e sembra esteriormente solo vagamente turbato da ciò che gli capita intorno, per poi esplodere in isolati episodi di isterismo e violenza. L'istantenea dei disagi adolescenziali della generazione di youtube e facebook, legate alle dinamiche di socializzazione reale e non virtuale, mischiate a quelle delle generazioni precedenti, dalla droga al sesso.

Cosa NON mi è piaciuto: la confusione generale dovuta alla scelta dei mezzi narrativi e del messaggio criptico celato nella trama. Lo spaccato di tranche de vie che denuda solo il ventre molle delle problematiche adolescenziali del nostro tempo, ignorando semplicemente altri aspetti, ben più complessi. I ragazzi non sono solo droga, sesso e videotape. Però probabilmente è una scelta voluta del regista. Il film, essendo sperimentazione pura, è proprio sul baratro tra il disastro e il trionfo, e rimane lì, in bilico, senza spiccare il volo e l'eventuale tracollo. Un opera finita, ma probabilmente incompiuta.

Giudizio Finale: 3 su 5

Laura

Dopo La Teoria del Cioccolato iniziò un periodo di sconforto, dovuto agli insuccessi, dalle mie aspettative troppo alte e dalla mancanza di umiltà.
Prima di lasciarmi andare a scene di isterismo e autoflagellazione, tentai di scrivere un nuovo romanzo.
Devo cambiare stile, mi ripetevo, diventare più aulico, arricchire il linguaggio e sfronzolare la sintassi. Scrivere come se fosse una poesia e inebriare il lettore di figure retoriche ardite e rivoluzionarie.
Doveva essere una grande storia d'amore e iniziai con il protagonista, un tizio che lavora alla posta di un piccolo paesino montano, che si è innamorato di una cliente, una tipa appena trasferitasi nella ridente cittadina. Lui si fa tutti i suoi film, le pippe mentali, ecc, ecc e la idealizza. A dire il vero la donna è pure gnocca, lui prende il coraggio piedi e mani e inizia a parlarle, finché i due si frequentano e si amano. Però l'indole horror, thrillerosa e fantastica del Davide Cassia scrittore ha la meglio, e via che i due ciulano in una chiesa sconsacrata, e si ritrovano, tra l'altro, un cadavere da gestire che non si sa da dove sia spuntato e altre amenità, ma la storia si interrompe perché, sempre il Davide Cassia, smette proprio di scriverla. Ah, il titolo provvisiorio di questo capolavoro era Laura (naturalmente è il nome della tipa, anche se sono stato tentato ai tempi di chiamare così qualcosa d'altro, tipo la tarantola del protagonista).
Poi ricordo che c'era anche altra roba misteriosa legata al nome, cioé, il protagonista aveva già avuto una fidanzata con quel nome, che era morta, e un'altra, sempre di nome Laura, che era morta pure lei in circostanze nebulose. Ora, voi direte, le ammazza lui, chiaro no? Il problema è che non lo so, perché questo è uno di questi romanzi che ho iniziato a scrivere senza sapere dove sarei andato a finire, quindi ne so quanto voi. Comunque, a posteriori, direi che sarebbe stato disdicevole, il Cassia avrebbe dovuto trovare un coup de theatre per cui l'assassino era la tarantola.
Comunque, dopo questo tentativo, non smisi di scrivere, mi limitai per un certo periodo a buttar giù trame sviluppando l'intreccio, ma non le scene. Tutte però mi sembravano poco brillanti e non mi coinvolgevano.
Anche questo romanzo rimarrà incompiuto, o forse no, chi lo sa. La prima stesura non è male, nel senso che non è orripilante come La Teoria del Cioccolato, ma, come era lecito aspettarsi, è infarcito di avverbi e periodi troppo lunghi da far venir il latte alle ginocchia anche agli intolleranti al lattosio. Magari snellito e con una trama intrigante non sarebbe male, chissà.
Era il 1995, non ancora periodo di piena crisi perché il '96 è l'anno di Morte di un Perdente, romanzo breve che molti ritengono più che buono.
Tutto il resto è letteratura, citando Montale, oppure Noia, citando Califano.

La Clessidra d'Avorio al 20 settembre

Il tempo è un miserabile secondino, dicevo in una mia poesia nemmeno tanto originale, ma lo scorrere degli anni, dei mesi e dei giorni rende l'uomo più saggio, il vino più buono e tante altre cose che adesso non mi vengono in mente.
Lo scorrere della sabbia si è un po' rallentato, il fuoco dell'illuminazione ancora non è giunto...
Tutto questo per dirvi che l'uscita de La Clessidra d'Avorio subirà un ritardo di una decina di giorni, per ragioni tecnico-strutturali (eh?) e, soprattutto, perché non abbiamo ancora trovato l'Oro Filosofale, ma per il 20 settembre dovrebbe essere pronto.
Quindi tutti pronti a ordinare un centinaio di copie a testa. Dai!

Samuele

Non mi è mai piaciuto fare proclami, e sono una persona riservata, con un carattere complesso, di difficile interpretazione.
Ma la gioia di diventare padre, soprattutto dopo che hai saputo che è tutto a posto, che tuo figlio è sano, mi fa per una volta sforare dalla mia naturale chiusura.
Ebbene sì, io e Cristina siamo in dolce attesa, siamo già nel 5° mese.
È un maschio, si chiamerà Samuele e nascerà a fine gennaio.
Sarà un grande scrittore, lo so, come il papà :)
In realtà non mi importa. L'importante è che cresca sano e sereno.
IO mi prodigherò perché questo avvenga.

Il Prescelto - The Wicker Man

di Neil LaBute
USA/Germania 2006
Horror
Warner Bros

Summersisle è una piccola isola sulla costa occidentale degli Stati Uniti. L'agente di polizia Edward Malus ne scopre l'esistenza quando una sua vecchia fiamma che vi si è trasferita gli manda una lettera chiedendogli di andare ad aiutarla a ritrovare la figlia scomparsa. Ma sull'isola, Malus trova la società matriarcale di Sorella Summersisle, adepta a riti pagani che lo lascia perplesso e spaventato. La ex-fidanzata Willow, che lo aveva lasciato poco prima del matrimonio, confessa ad Edward che la bambina (Rowan) è frutto della loro unione. Faticosamente, l'uomo riesce a trovare le tracce della figlia scomparsa, arrivando a pensare che sia stata rapita e stia per essere sacrificata agli Dei di Summersisle. Quando riesce finalmente a trovare la ragazza (ormai già legata ad un tronco d' albero in attesa di essere sacrificata (arsa viva) si scopre che in realtà il rapimento era precedentemente stato organizzato per attirare Edward nella loro isola. L' uomo viene dapprima torturato e successivamente bruciato vivo come segno di un grandissimo sacrificio verso gli dei.

L'hanno già massacrato tutti, perché dovrei infierire anch'io?
In fondo l'ho guardato senza informarmi prima, senza leggere niente in rete, ignaro.
Perché è così che spesso preferisco approcciarmi a un'opera che sia film, libro o madonna di ghiaccio.
Più che altro per non subire influenze esterne.

Cosa mi è piaciuto: L'idea di fondo non è per niente male, dai. Un'isola fuori dal mondo e dalle regole convenzionali, una società alveare dove le donne dominano e i maschi sono solo operai.
La suspense iniziale non è malaccio, poi tutto diventa noia. Questi sono gli unici punti decenti che posso trovare.

Cosa NON mi è piaciuto: Nicolas Cage non è uno dei miei attori preferiti e in questo film conferma le mie impressioni. È più espressivo il mio scaldabagno.
La trama sconclusionata, raffazzonata, scritta da qualcuno con le coliche, che non si capisce mai dove voglia andare a parare, per poi finire in qualcosa di improponibile. Tutto il film si trascina per giungere al finale, con tempi da strapparsi i peli delle orecchie, e con scene e personaggi irritanti, tutti volti a perder tempo per il colpo di scena finale. Cage conduce l'investigazione sulla scomparsa delle bambina come lo farebbe il mio panettiere, saltando di palo in frasca come un trapezista ubriaco. I coprotagonisti non sono da meno, cercando di tenere il mistero, ma facendo girare le palle allo spettatore con frasi mezze dette e scuse che neanche un bambino di 2 anni. Il tutto per portare al finale che dovrebbe terrorizzare e invece fa ridere per non piangere. Insomma, tempo perso, ma in fondo ero in vacanza e ci può stare.
Se riuscite a evitarlo, fatelo. Se come me non vi informate prima di vedere un film, passerete dei brutti momenti.

Giudizio Finale: 1 su 5

La Teoria del Cioccolato

Ecco qui si apre un altro capitolo sui misteri della mente e sulle insondabili vie dell'ispirazione e della creatività.
Dopo la felice parentesi de La Prigionia del Cielo, mi cimentai in un nuovo romanzo, umorale, di formazione, dal sibillino titolo de La Teoria del Cioccolato.
Ohibò, direte voi (quei 5 o 6 che leggono questo blog), e che significa? Praticamente è un romanzo d'amore, una dichiarazione in forma di manoscritto per una compagna di classe che non ha mai saputo della mia infatuazione... Dio, com'è romantico! Quel tipo di rapporto che nasce sui banchi di scuola, perché sempre a stretto contatto, un amore platonico mai consumato, perché lei era superfidanzata e io superimmaturo.
Comunque, La Teoria del Cioccolato è una metafora dei rapporti tra i due sessi (scegliete voi quali), figura retorica basata appunto sull'alimento o qualsiasi altro cibo. Non puoi sapere cosa ti piace veramente se non l'hai mai assaggiato, così come non puoi sapere chi veramente ti va a genio se non sperimenti, se stai sempre con la stessa persona e non ne provi più di una. E in effetti il protagonista, Lucas, è un libertino. Frequentavo la V superiore di un istituto professionale con una percentuale di ragazze del 90% e se ne spupazza una dopo l'altra, ma è innamorato di una sola. La sua compagna di banco.
Vagamente autobiografico, eh. Non che me ne spupazzassi molte, ma avevo comunque un discreto successo con le donne a quell'età, anche se ero totalmente (l'ho già detto) immaturo e vagamente testa di cazzo. Non facevo altro che giocare a calcio, ai videogames, far incazzare i miei e studiare zero.
Questo imbarazzante romanzo lo scrissi agli inizi del '94, sempre su quadernoni a quadretti e sempre nel mio loculo di ufficio dove tutto combinavo meno che lavorare. La storia iniziava con Lucas al primo giorno di scuola, che incontrava i suoi amici ed entrava in classe. Scrissi parecchie pagine, secondo me ne uscirebbero circa 200 cartelle, ma fondamentalmente è rimasto incompiuto. Nel senso che non ha un finale.
Avevo una visione romantica di questo lavoro, mi ricordavo di avervi infuso quasi la stessa passione riversa in Prigionia, ma quando lo ripresi in mano dopo una decina d'anni, scoprii che era illeggibile, sembrava scritto da un ragazzetto bruciato dagli acidi e ubriaco al momento della stesura. Delirante, presupponente, troppo adolescenziale e irritante. Rinunciai persino a riscriverlo e a metterlo a posto, troppo lavoro, probabilmente inutile. Forse, chissà se c'avessi lavorato nel 2003 sarei diventato il nuovo Moccia. Sai che entusiasmo?
Comunque rimane un altro incompiuto, e per fortuna oserei aggiungere. È anche vero che sono stato l'unico a leggerlo e anche l'unico a scriverlo. Nella vita non si sa mai.
Quello che è ancora imperscrutabile, come accennavo all'inizio, come sia possibile scrivere un romanzo tanto ispirato come La Prigionia del Cielo, un anno prima e poi scrivere una fetecchia qualche mese dopo. Mistero.
Vi ho avvertito. Tremate. Forse in futuro ci rimetterò mano e finalmente questa opera fondamentale di Davide Cassia vedrà la luce, altro che Tre metri sopra il cielo...

Gamer

di Mark Neveldine, Brian Taylor
Fantascienza
USA 2009
Moviemax

Nel 2034 miliardi di persone in tutto il mondo seguono Slayers, un gioco online in cui i giocatori “telecomandano”, in un combattimento all’ultimo sangue, esseri umani scelti tra i detenuti condannati a morte. Per il gladiatore che sopravvive a 30 round di gioco in palio c’è la libertà, per il suo giocatore fama e ricchezza. Kable è il primo ad aver vinto 29 battaglie ed insieme al suo giocatore Simon è la star del momento in Slayers. Strappatagli la famiglia, imprigionato per un delitto che non ha commesso Kable è stato costretto a combattere contro la sua volontà. Ma alla vigilia del suo ultimo round capisce che l’unico modo per poter riconquistare la sua libertà e riavere la sua famiglia sarà ribellarsi!

Nei 20 giorni di ferie di Agosto avrò visto sì e no una decina di film, ma non credo che scriverò le impressioni di tutti.
Gamer mi ha attratto per il plot, che parla di un gioco massivo multigiocatore, stimolando la mia curiosità
.

Cosa mi è piaciuto: tendezialmente l'idea che sta alla base della sceneggiatura, cioè un gioco in rete con persone reali controllate da remoto dai giocatori. Idea probabilmente non molto originale, ma sempre stimolante e a grande impatto scenico. Buona l'azione, le scene di violenza non edulcorate, l'ambientazione futurista, ma neanche troppo, con utenti multitasking superconnessi alla rete. Bella l'idea di far vedere la vita delle persone che per lavoro o perché costrette dal sistema fanno le pedine umane nei social games creati dal genio di Ken Castle interpretato da Michael C. Hall (Dexter per gli amici). Buon ritmo, incalzante, coinvolgente. Buona visione, tutto sommato, di un possibile futuro con i problemi che porta dietro, dal sociale al politico, solo però accennato superficialmente.

Cosa NON mi è piaciuto: la caratterizzazione del protagonista e dell'antagonista. Il primo è un ex-soldato monoespressione, che, per l'amor di dio, è sicuramente nella parte, ma l'ho trovato troppo monocorde, sempre con la stessa espressione in faccia, sia che stia facendo di conto che giocando a pelota. Michael C. Hall nella parte di Castle non mi ha convinto... non lo so, il genio schizofrenico a questa botta non gli viene bene, secondo me. Forse la sua condanna è quella di essere troppo legato al telefilm che lo ha reso famoso.
La trama, al di là di alcune trovate, ha ben poco di originale e i colpi di scena sono un po' telefonati. Il finale scontato, troppo buonista. Inguardabile il balletto di Castle con i soldati controllati in remoto nella parte iniziale dello scontro finale tra lui e il protagonista.

Giudizio Finale: 3 su 5

USAM Settembre: i partecipanti

Record di velocità battuto questo mese nella XXXI edizione di USAM, Una Storia al Mese. Dopo l'apertura dei cancelli a mezzanotte, il quindicesimo racconto, che chiudeva le iscrizioni, è stato postato all'una e dodici minuti.
Non c'è che dire, sono veramente stupito. Questo concorso mese dopo mese sta avendo un successo strepitoso, soprattutto perché riconosciuto come strumento per migliorarsi e confrontarsi con altri autori. La palestra di USAM è fondamentale per comprendere i limiti del proprio racconto e, con tanta pazienza e umiltà, riscriverlo e modificarlo fino all'ultimo minuto.

Ecco la lista dei partecipanti di questo mese:

1 - Cantico del guerriero eterno di Daniele Picciuti
2 - Castelli di Alberto Priora
3 - Eredi di Andrea Viscusi
4 - Farfalle di Antonino Alessandro
5 - Hotel Byron di Cristiana Morroni
6 - Il gattino di Alessandro Cal
7 - Il profumo della Violetta di Fabio Giannelli
8 - L’Albero delle Scelte di Leonardo Boselli
9 - Le scarpe nuove di G Vanderban
10 - Oro di Stefano Pastor
11 - Più cose in cielo e in terra di Paolo Di Pierdomenico
12 - Riti di passaggio di Nicola Roserba
13 - Rosa rosae di Attilio Facchini
14 - Saturday Night Queequeg di Luigi Musolino
15 - Svelarsi di Selene B.

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