Il sogno della grande onda


Mi è capitato per caso di ritorno da un viaggio in auto discretamente lungo di cambiare stazione radio e imbattermi in un programma della RAI che tratta di astrologia.
A parte che gli ospiti esperti di quella e quell'altra boiata definivano l'astrologica una scienza...
EH? ORRORE!!!
La definizione brutta è: Arte divinatoria basata sulla credenza che gli astri influiscano sul carattere degli uomini e sugli eventi storici.
Neutra: disciplina basata sull'osservazione del movimento degli astri e sull'idea di una corrispondenza tra cielo e terra.
Errata: scienza dell'interpretazione degli influssi e degli effetti degli astri sull'uomo.
Per il momento, e grazie a Dio aggiungerei, non è riconosciuta come Scienza.
A parte questo fastidioso preambolo che c'entra poco e un cazzo, in questa trasmissione un esimio astrologo parlava appunto del Sogno della grande onda.
Praticamente gente di tutta la Terra sogna in modo continuato una grande massa d'acqua che si infrange su città, colline, uomini, cani e gatti, spazzando via tutto. Oltrettutto queste persone sarebbero i prescelti per il  pericolo che c'arriva dal futuro. Addirittura alcuni sentirebbero una specie di messaggio registrato, tipo: questo non è un sogno, quello che vedi accaddrà veramente...
Cazzarola, tipo Il Signore del Male di Carpenter.
Questi prescelti sono i predestinati a conoscere la verità sul futuro, e sulla grande onda di Tsunami che si abbatterà su tutte le coste del globo terracqueo.
Va bene il sogno, ma il messaggio preregistrano no, dai.
E poi...
Vi rivelo una cosa. Io questo sogno lo faccio spesso. Oddio, spesso... ogni tanto, diciamo 4 o 5 volte all'anno. Non so se sono un prescelto, io il messaggio non lo sento, però c'è da dire che lo faccio da quando ero piccolo.
No, non ho rischiato di morire annegato da piccolo travolto da un onda, ma ho sempre avuto simpatia per i grossi cavalloni, tanto da tuffarmici dentro anche in tenera età, con grande terrore dei miei genitori. Inoltre mi piacciono i film catastrofici, soprattutto quelli dove una grande onda si abbatte sul mondo, tipo Deep Impact o 2012.
Il mio sogno però non è mai uguale, la trama cambia, a volte sento solo che l'onda sta arrivando e travolgerà tutto, a volte la vedo crescere all'orizzonte e non riesco a mettermi in salvo, nell'ultimo che ho fatto me la cavavo raggiungendo il tetto di un palazzo.
Quindi sono uno dei prescelti. Se e quando mi arriverà il messaggio, sarà mia premura farvelo sapere.

La storia infinita - Michael Ende


Questo è uno di quei libri che mi sono rimasti nel cuore, vuoi perché sono passati più di venticinque anni da quando l'ho letto, vuoi perché è in assoluto un capolavoro e un esempio di come la fantasia umana possa spaziare in lungo e in largo senza confini.
Più de Il Signore degli Anelli, più della saga di Shannara, questo libro scavò a fondo nella mia anima, portando il mio cuore di bambino a immaginare, e credo un piccolo frammento della creatività che ancora oggi mi segna, sia merito di Michael Ende e di questa sua opera meravigliosa.
Possiedo una delle prime edizioni, della Longanesi, quella scritta con colori di inchiostro diversi, verde e rosso, verde mi pare per la realtà di Bastiano Baldassare Bucci e Rosso per il mondo di Fantàsia e per le gesta di Atreiu. A 14 anni lo divorai in meno di due settimane, e quasi piansi quando lo finii. Dischiuse in me la voglia di narrare, di edificare universi. Mi diede coscienza di quanto potente fosse la fantasia e di quanto potessi spaziare per miliardi di mondi e infinite storie (eh eh).
L'esperienza catartica è forse cristallizzata nello spazio e nel tempo, forse non sarebbe stato lo stesso se avessi letto questo romanzo adesso o qualche anno fa. Forse è un romanzo da leggere nell'adolescenza, che colpisce la sensibilità di chi ha ancora l'immaginazione in fiore.
Non ne sono sicuro. Ho letto libri per ragazzi anche in età adulta e mi hanno colpito lo stesso. Ecco forse avrebbe avuto comunque un impatto diverso rispetto ai miei ingenui e brofolosi 14 anni.
Di quest'opera hanno fatto film scandalosi, non tanto il primo che era comunque decente, e metà del romanzo - con alcune licenze sull'originale che mi fecero incazzare già ai tempi - ma più che altro il secondo capitolo che.. per carità. Il problema è che questo romanzo è talmente complesso da avere un alto tasso di rischio di puttanata in trasposizione cinematografica.
Comunque questo è uno dei più bei romanzi che ho letto nella mia adolescenza, ma credo che sia un'esperienza importante anche in età adulta.
Ma questa è un'altra storia, e si dovrà raccontare un'altra volta.

Fallout 3


Non ho mai giocato ai primi capitoli del gioco, usciti negli ormai lontani anni '90. Una pecca grave, a detta di chi ci lo ha giocato ai tempi. Sì, perché Fallout era uno dei primi GDR completamente freeroaming dove le quest le potevi seguire oppure no e farti bellamente i cavoli tuoi, tirando a campare.
Come? Non lo conoscete? Brevemente: nel 2077 la stupidità umana porta a una guerra termonucleare totale e parte della popolazione si rifugia in bunker sotterranei chiamati Vault. Il gioco è ambientato 200 anni dopo il disastro e vede il protagonista uscire da quella che è stata fin dall nascita la sua casa: il Vault 101.
Inizialmente commissionato a Black Isle Studios, la software house dei primi due capitoli e di titoli come Icewind Dale, Planetscape Torment e Baldur's Gate, poi passato a Bethesda Softworks, gli sviluppatori, per dirne una eh, di tutta la saga di Elder Scroll. E si vede.
Nel senso che Fallout 3 è proprio uno spettacolo. Nel senso che la profondità, l'atmosfera e il divertimento dei primi due capitoli è rimasto invariato, anzi, è stato rivisitato in un veste più completa e scintillante.
Il freeroaming è rimasto il piatto forte del gioco, anche se dopo un po' ci si rompe i maroni a girare a vuoto e si va in cerca di quest per dare un senso alla vita fuori dal vault. Anche qui come era per i suoi predecessori si può scegliere se essere cattivi, buoni, una via di mezzo, se giocarlo in puro stile GDF, oppure solo come sparatutto, o una via di mezzo. Scegliere se specializzarsi in un'abilità o nell'altra, affrontato il gioco da diverse prospettive o ... una via di mezzo.
Questo allunga di molto la longevità del gioco e la sua rigiocabilità, nel senso che magari si vuole riniziare ed essere dei veri bastardi, oppure capire se quella quest tanto difficile era più semplice con abilità diverse, o semplicemente rigiocarlo per il gusto di farlo, magari specializzandosi nel corpo a corpo invece che nella armi pesanti.
Insomma Fallout 3 è un capolavoro, a parer mio, e di fatti ho acquistato e giocato tutte le espansioni uscite in questi anni, traendone sempre molto divertimento.
L'unica cosa che un po' mi scazza, ma è un problema mio, è il dover stare lì a leggere tutto quello che gli NPC (personaggi non giocanti) ti spappardellano con storia e descrizione per trovare degli indizi su come risolvere determinate quest. Come detto: è un problema mio, perché non ho pazienza e preferisco andare in giro ad ammazzare bestie e gente per accumulare punti esperienza e potenziare abilità fondamentali. Sono fatto così, frustatemi.
Fallout 3 è un giocone con i controcazzi, e, credetemi, l'ho rigiocato 3 volte, più 1 volta tutte le espansioni e non mi sono mai annoiato. Magari i puristi del primo diranno che quello era il vero giocone e questo è solo un surrogato. Boh, forse hanno ragione, ma per me Fallout 3, ribadisco, è un capolavoro.

Insetti mutanti a Malpensa


Come tutti saprete, il sottoscritto lavoro nei pressi di Malpensa, non nell'aeroporto ma molto molto vicino. La pausa pranzo, in questo periodo estivo, si fa in luoghi ameni dove si può mangiare all'aperto, godendo dell'aria fresca che arriva dal Ticino. Uno di questi luoghi è un bar immerso in una pineta, con molto verde e, di conseguenza, con molti insetti.
Il problema è che tali bestie appartengono a specie mai viste prima. O meglio, assomigliano a qualcosa di già visto, ma con mutazioni strane. Mi è capitato di avere sul braccio un ragno, con sei zampe, a forma di biscotto e con strisce verdi e nere. Una mosca che sembrava un'ape, ma con le dimensioni di un calabrone: testa di mosca, ali da mosca, ma corpo con bande gialle e arancione. Poi una specie di incrocio tra una vespa e un catamarano, con corpo di un arancio fluorescente e occhi, giuro, sporgenti e totalmente verdi.
Ora, io mi chiedo, o non sono aggiornato io sugli ultimi sviluppi nella lista della spesa degli entomologi italiani oppure a Malpensa sta accadendo qualcosa di inquietante. Perché a casa mia quegli insetti qui non ci sono, o forse non li ho mai visti. Vero che la zona intorno all'aeroporto è molto più boscosa rispetto a dove abito, ma possibile che a una distanza di 30 km circa gli insetti cambino così radicalmente?
Oppure, cazzarola, è colpa degli scarichi degli aerei e/o del bombardamento elettromagnetico della zona, che ha mutato geneticamente tutti gli insetti nel raggio d'azione della torre di controllo. Se questo è il caso, c'è veramente da preoccuparsi, perché se degli orgamismi semplici come gli insetti mutano così in fretta e così radicalmente, cosa può succedere a lungo andare a organismi più complessi? In futuro guardando dalla finestra dell'ufficio vedrò una pecora verde che salta come un canguro? Oppure mi sveglierò un giorno con un pirahna al posto dell'organo riproduttivo?
E se...
E se mi facessi mordere da quel ragno? Cosa accadrebbe? C'è una buona probabilità che non succeda niente e poi c'è quella piccola percentuale che potrebbe trasformarmi in un uomo ragno verde con la panza.
Potrei trasferirmi a Milano e svolazzare tra i tetti della capitale padana e terrorizzare tutti, non solo i delinquenti. Poi me starei appollaiato vicino alla Madunina di notte, con la pioggia battente che mi scivola sul costume, sentinella dei lumbard e supereroe della Milano da bere.

L'acchiappasogni - Stephen King


Libro controverso: sono molte di più le critiche negative che quelle positive. Effettivamente non si può dire che sia un capolavoro e nemmeno uno dei migliori di King, ma ha un suo fascino.
Diciamo subito che ci ha po' scassato i maroni con questa formula degli amici di infanzia che hanno un rapporto particolare e che poi si ritrovano da grandi per risolvere problemi, e hanno pure dei superpoteri. Probabilmente è una sua debolezza, qualcosa che ha vissuto, o meglio, non ha vissuto nell'infanzia, perché magari era già strano forte da piccolo e inquietante, e nessuno voleva averlo per amico. Ipotesi mia, poi magari è il contrario.
In It ci stava bene, qui risulta un po' forzato, e, logicamente, puzza di già visto. Per carità, ci ha provato, è risultata un formula vincente più di una volta, perché non riproporla in altre storie? Eh, ma It era It, altri tempi, altro King.
Qui la storia non è neanche male, scorre bene, è coinvolgente, interessante, anche se in certi punti mi scade nel banale. Divertente come vengono incubate le uova degli alieni e alcune parti gustose di confronto tra i personaggi.
Però il protagonista a volte è irritante e persino l'alieno ospitato e le caratterizzazioni di alcuni dei quattro amici risultano un po' forzate. Sembra quasi che l'autore abbia incentrato tutto il suo sforzo su uno (quello con l'alieno inside) e si sia sforzato meno per gli altri 3.
Lo stile chiaramente è sempre quello del Re, ci siamo ormai abituati, anche se alcune volte la sua traboccante e febbrile creatività rende troppo barocchi alcuni passaggi. Ma questa non è una novità. O si accetta tutto il pacchetto o è meglio chiudere il libro.
Tirando le somme dico che questo romanzo mi è piaciuto, al di là di tutti i difetti riscontrati e mi ha intrattenuto piacevolmente fino alla fine. Se si chiudono gli occhi su alcune cadute di stile e sui personaggi non troppo azzeccati, rimane comunque una buona lettura.

Ti piace Harry Potter?


Ammetto di essere stato preda della febbre da Harry Potter, ho divorato i libri in poche settimane e non vedevo l'ora che uscisse il nuovo capitolo per vedere che combinavano questi garruli maghetti.
Questo nonostante un'innata antipatia per il protagonista con gli occhiali, la sua cicatrice a fulmine e per alcuni escamotage narrativi della Rowling, che, ripensandoci a mente fredda e vedendo anche i film, mi fanno ribaltare lo stomaco. Su tutta quella storia lì della sospensione dell'incredulità si può anche chiudere un occhio, in fondo è una saga per ragazzi, si parla di magia, però certe cose fanno un po' girare le bolas.
Un esempio? Tipo nel prigioniero di Azkaban Hermione e il suo ciondolo, che se ci pensi bene, ad essere più smaliziati puoi cambiare tutto, anche la vita stessa di Voldermort e che l'ambaradan non accada mai. Ci si può passare sopra, ma quella roba lì, ogni volta che ci penso o la vedo nel film mi fa sempre girare.
Da sempre ho sviluppato una simpatia per Piton, che, se ci fate caso - e guardate le foto che ho messo qui - assomiglia in maniera inquietante a Renato Zero. A tal punto che a volte, nel bel mezzo di un film, mi vien da pensare che da un momento all'altro intoni qualche canzone delle sue, o gridi non dimenticatemi, eh, sorcini miei.
Alcuni amici e parenti hanno portato la mia attenzione anche su altri difetti, tipici di queste saghe un po' sconclusionate. Cioè il fenomeno delle abilità portentose che poi, bada ben bada ben, sono in realtà di uso comune. Un esempio su tutti è l'Incanto Patronus con la formula 'expecto patronum: è un incantesimo che evoca un Patronus. Un Patronus è un'essenza con sembianze di animale che protegge da certe creature oscure.
Bene Harry, con estrema fatica lo evoca nel terzo libro (sempre il prigioniero di Azkaban), ma poi successivamente, già nel Calice di Fuoco, mi pare, tutti sono in grado di evocarlo, senza molta fatica, tra l'altro, e studenti di tutte le età e non solo quelli della classe di Potter. Questo succede anche con altri incantesimi e uno si domanda se sia un problema narrativo della autrice o se sono un po' rimba i lettori.
Come ho poi già ribadito, a me Harry mi sta vagamente antipatico, vuoi per via di quell'aria strafottente, vuoi perché in certe situazioni si comporta veramente da stupido ed è stucchevole in certi rapporti personali, troppo impettito e fermo sulle sue convinzioni. Invece mi stanno simpatici Ron, i gemelli Winsley, Hermione e tra i cattivi Draco Malfoy e Voldemort. Non sopporto invece Albus Silente, vecchio rompiballe che potrebbe risolvere tutto con un colpo di bacchetta e invece fa fare tutto ad Harry facendogli richiare anche la pelle, con la scusa che è per il suo bene.
Ok. Nonostante tutte queste critiche, continuo a essere affascinato da questa saga. Non dico che rileggerò i libri, ma, quando fanno i film, me li rivedo volentieri, non tanto i primi due, ma dal terzo in poi sì.

Tombe d'acciaio - le origini


Tombe d'acciaio lo scrissi a cavallo (pezzato) tra L'anima errante e Inferno 17 nel 2004. In quel periodo nacque inside of me una microfobia, che era già latente da qualche anno, dei viaggi in autostrada. Fobia del tutto superata, anche perché ormai da tre anni mi sciroppo quasi 40km su queste vie catramose.
Naturalmente è anche la fobia del protagonista che quando vede i classici cristalli ai lati della carreggiata, pezzi vari di auto, frenate che si concludono contro il guard-rail, va in fibrillazione e ha delle allucinazioni. Vede l'incidente che è successo in quel luogo con tanto di smembramenti e cadaveri ambulanti mezzo-bruciacchiati.
A me non capitava tutto questo, la mia era solo un po' di preoccupazione che spariva nel momento in cui affrontavo la grigia striscia d'asfalto.
Lo scrissi in pochi mesi, feci come al solito un edinting sommario e lo lasciai lì nel HD del pc. Nel 2007 poi lo pubblicai su Lulu e questo romanzo ha persino avuto l'onore di essere letto da Alex Mc Nab e di ricevere una buona recensione.
Il titolo, ovviamente, si riferisce alle auto, che, viste con l'occhio del protagonista, sono appunto delle tombe d'acciaio, delle bare infuocate, citando Body di Point of Break.
Di tutti i romanzi che ho scritto, questo è quello che mi lascia più perplesso. Quando lo scrissi pensavo fosse il mio romanzo definitivo, perché la trama mi piaceva, nonostante alcuni escamotage narrativi che ancora oggi mi fanno storcere il naso, ma per una qualche strana ragione sentivo che era l'opera che mi avrebbe fatto svoltare e conoscere al grande pubblico. Così non è stato.
Ai tempi era stato preso in visione anche da un'agenzia letteraria che mi aveva fatto apportare diverse modifiche, cambiando persino il finale, che, diciamocelo sinceramente, adesso mi fa un po' cagare, e in effetti vorrei tornare al finale che avevo escogitato ai tempi, ma devo andare a cercare tra HD ammuffiti e forse neanche più recuperabili.
Sì, perché l'intenzione comunque è quella di buttarlo fuori rimasterizzato come e-book e venderlo, sempre a 99 centesimi, nel circuito di Simplicissimus.
L'impatto sul pubblico di quest'opera è controverso, nel senso che c'è chi lo ha giudicato insufficiente e chi invece lo ha apprezzato. Peccato che chi l'ha bocciato sia una persona di cui mi fido ciecamente e che ha lavorato su tutte le mie opere per migliorarle. Non faccio nomi, ma chi sa ha già compreso.
Comunque lo butterò fuori lo stesso, perché una delle tattiche per diventare milionario e anche quella di pubblicare migliaia di romanzi così da ampliare l'offerta e avere sempre qualcuno che li compra, tanto costano solo 99 centesimi :)
Quindi vi tocca, fra qualche mese forse anche questo romanzo apparirà sugli scaffali virtuali di tutto l'universo.

42 anni


Oggi compio 42 anni.
E sì, sono nato nel 1970 e quindi, se la matematica non è un opinione...
Non sembra, eh? Per mi conosce dal vivo e ha avuto un moto di ribrezzo di primo acchito, sa che non li dimostro. Alcuni mi danno 35, i più buoni, altri arrivano anche a 38, ma 42 no. Perché, nonostante ormai l'aspettativa di vita si sia allungata, dire che hai 42 anni ti da ormai della persona adulta, responsabile, con qualche capello bianco, serio, affidabile, ecc, ecc. e magari con qualche ruga di troppo.
Io, non avendo mai avuto motivi di stress, a parte gli ultimi anni di lavoro, di rughe non ne ho, o meglio, ne ho molto poche. Adesso però sono entrato in una fase importante della mia vita, ho un figlio di un anno e mezzo, un lavoro fisso, un mutuo da pagare e il mio sogno di campare scrivendo si è ridimensionato, non sparito, ma ha assunto altri contorni, soprattutto con la consapevolezza che nel mercato italiano c'è poco spazio.
Non so se questo fa di me una persona responsabile e matura, non ho mai smesso di sognare, giocare ai videogames, fare il buffone, sparare minchiate... Dai in fondo sono un creativo, e i creativi sono sempre un po' eccentrici.
Inevitabilmente però incominci a fare dei resoconti, a tirare le somme, perché i 40 sono un po' uno spartiacque, e, vi dirò la verità, ho avuto dei momenti di crisi, anche nera. Sì, perché in verità non sono quello che avrei voluto essere e non sono diventato quello sognavo. Ma, come dice il proverbio, chi è causa del suo mal pianga se stesso, e poi di rimando c'è, non piangere sul latte versato.
Lo ammetto, ne sono cosciente, avrei voluto studiare qualcosa di diverso, ma quando sei alle superiori, almeno io, pensi solo alla gnocca e al divertimento, e non rifletti molto sul tuo futuro. Non dico che avrei voluto fare studi più classici e/o umanistici, ma forse qualcosa di più tecnico, come la programmazione.
Nei miei sogni più arditi avrei voluto fare Lettere all'università, magari poi Giornalismo e adesso farei un lavoro che amo, che coinvolga la scrittura. Avrei dovuto credere di più in me stesso, confrontarmi prima con altri autori, fare prima determinate scelte.
Rimpianti. Sembro frustrato.
Invece non è così. Ho imparato che la vita ti riserva sempre delle sorprese, a partire dal diventare padre, che è stato per il più bel momento della mia vita. E poi chi può dirlo che facendo le scelte giuste sarei giunto comunque alla meta?
Come scrittore non sono mai arrivato al grande pubblico, forse mai ci arriverò, ma adesso incomincio a dirmi: e chi se ne frega? Alcune soddisfazioni me le sono tolte, soprattutto con La clessidra d'avorio e Inferno 17. Ho contribuito a creare l'Associazione Culturale XII che è apprezzata da una nicchia importante di lettori.
Insomma si sa che è nella natura umana essere insoddisfatti.
Bene, vi ho ammorbato con questo flusso di coscienza di cui magari avreste fatto volentieri a meno.
Se volete farmi un regalo di compleanno, l'acquisto di uno dei miei innumerevoli romanzi è sempre bene accetto :)

Carmageddon

Ho parlato più di un mese fa della possibile uscita di Carmageddon Reincarnation, nuovo capitolo della saga che ricalca il primo mitico prodotto con l'aiuto economico dei giocatori grazie alla piattaforma Kickstarter.
Qui però voglio parlare appunto del primo, scorretto, lordo di sangue, adrenalinico e divertente fino al punto da farti ammuffire davanti al monitor, Carmageddon.
Era un gioco avanti di brutto, non tanto come grafica, che a guardarla adesso ti vien da vomitare, ma come giocabilità e semplicità di utilizzo.
Per chi non lo conoscesse, si prende parte a una gara senza esclusione di colpi dove si vince se si arriva primi o si fanno fuori tutti gli avversari, 7 agguerritissimi stronzi controllati da un disceta IA. In più bisogna sempre dare un occhio al tempo residuo, se questo si esaurisce, guarda un po', è game over.
Per recuperare secondi preziosi si possono fare diverse cose: uccidere tutto quello che si muove, dai pedoni agli animali, con zampillanti fontane di sangue, fare delle acrobazie spettacolari, oppure portare distruzione agli altri concorrenti. Oltre al tempo, facendo queste tre belle cose si guadagnano anche dei crediti per potenziare a fine gara l'auto, comprare nuove parti o nuove auto e riparare la stessa in gara. Sì, perché si deve tener conto anche della salute dell'auto, che colpo dopo colpo potrebbe danneggiarsi.
A fine gara, a seconda dei risultati ottenuti, si scalerà la classifica di 100 posizioni, e, raggiungendo determinati livelli, si potrà correre in nuovi scenari, con nuovi avversari.
Gli scenari appunto sono vari e complessi dove se ne può combinare di ogni. Si passa da una metropoli, a paesaggi desertici, spiagge, miniere e molto altro. Una delle cose più divertenti e fare salti spettacolari superando a volte anche palazzi, canyon, vallate, il problema è l'atterraggio :).
Il modo più soddisfacente di concludere una gara è far fuori tutti gli altri, è proprio un cerca e distruggi, tra vie cittadine, tunnel, piazze, fiumi, laghi, e l'unico modo è lo scontro diretto perché non ci sono armi montate sulle auto. Inoltre distruggendo tutti si guadagna più tempo e più denaro.
Quando uscì fu molto criticato per la modalità splatter di uccisione dei pedoni, con tanto di sangue e gratifica di tempo e denaro. Fu vietato in alcuni paesi, negato ai minori in diversi altri e uscì pure un patch che trasformava i pedestrian in alieni con sangue verde. Non giudico la cosa, è chiaramente diseducativo, io ai tempo ero già maggiorenne e di certo non mi passava per la testa di uscire con l'auto - ai tempi poi avevo una scassatissima Uno sting - e far fuori frotte di pedoni. Qualcuno però avrebbe potuto farci un pensierino, e si sa che c'è sempre quel qualcuno. Forse grazie a giochi come Carmageddon e altri simili si deve anche la creazione di una commissione di controllo e censure sui videogiochi e il parental advisor.
Al di là di tutto questo, giocarci è dannatamente divertente.

Lezioni di Cioccolato


Eh, lo so, pigliatemi pure il culo, lo scrittore horror, di avventura, di thriller e di vattelapesca che guarda 'sti film e per di più pure Italiani.
Be', non è certo il primo di questo genere di cui parlo.
Questo è uno di quelli che ti ritrovi sui canali nazionali canonici smanettando per noia sul telecomando e per sbaglio ti fermi perché vedi Violante Placido, che, lasciatemelo dire, a mio parere è una delle più gnocche attrici italiane.
E inizi a guardarlo, pensando che sia una delle solite commediole del kaiser sentimentali, con quel figone di Luca Argentero, che, lasciatemelo dire anche qui, nonostante arrivi dal Grande Fratello, è uno dei più bravi attori italiani in circolazione in questo momento, e ti accorgi invece che il film ti prende, che è divertente, che affronta degli argomenti importanti e che è coinvolgente.
Argomenti attuali come il lavoro in nero, lo sfruttamento nei cantieri, i luoghi comuni sugli extracomunitari, affrontati con leggerezza, ma con un certo senso critico, e poi, vabbé, parla anche di amore.
In più nel cast ci sono attori che considero molto bravi come Pannofino, Marcoré, Scattini e Marescotti, che non sfigurano affatto.
Chiaro che il mio giudizio è influenzato dalla aspettiva, anzi, dalla non-aspettativa che avevo su questo film. L'ho detto più e più volte, partendo dall'idea che sia una cagata, se il film ha qualche qualità ne vieni piacevolmente sorpreso.
Questo film è divertente, piacevole e non lascia l'amaro in bocca.

La vendetta del diavolo - Joe Hill

Per chi ancora non lo sapesse, Joe Hill è il figlio di Stephen e Tabitha King.
E fin qua vien fuori un bel coro di chissenefrega. Il caro Joseph Hillstrom King però agli inizi della carriera non ha voluto usare il nome del famoso papà per non avere nessun tipo d'aiuto nella sua carriera di scrittore professional. A mio parere ce l'ha fatta, arrivando finalista con tutti i suoi romanzi al Bram Stoker Award e vincendo due volte in due categorie diverse.
Nel 2007 finalista con La scatola a forma di cuore, vincitore come romanzo d'esordio, nel 2010 finalista con Horns e vincitore nel 2005 nella categoria racconti con il romanzo Ghosts.
I premi magari non significano una fava, però di solito da questi premi escono sempre fior fior di scrittori horror con i controcazzi. E io sono d'accordo.
La vendetta del Diavolo, Horns in inglese, è proprio un bel romanzo, di quelli che chiudi con soddisfazione e con un po' di maliconia per dover abbandonare una storia che ci ha coinvolto tanto e dei personaggi che abbiamo amato.
Lo stile è scorrevole, la tecnica pregevole, la caratterizzazione dei personaggi impeccabile. Joe non indugia in inutili fronzoli come il Re, o perlomeno, ci gioca ma non così tanto ed è più bravo, sentite un po', del padre all'esordio. C'è da sottolineare che il buon Joseph se l'è presa comoda, grazie anche all'agio economico dovuto al fatto di essere figlio di uno dei romanzieri più venduti al mondo, mentre Stephen aveva scritto Carrie su dei fogli svolazzanti imbevuti di birra e con qualche macchia di senape.
È fuori discussione che la trasmissione dei geni funziona, e se il talento è parte di essi, su Joe Hill ha attecchito.
La storia funziona, magari non originalissima, ma strutturata molto bene. Ci sono delle simbologie difficili da comprendere, dei nodi tirati che arrivano al pettine solo alla fine e cambio di PoV su alcuni personaggi che all'inizio un po' disorientano, ma, se analizzati nel contesto globale, funzionano alla perfezione, e si incastrano magnificamente.
Io ho letto tutti e tre i suoi romanzi e mi sono piaciuti tutti, questo, a parer mio, è il migliore.

Prince of persia


Che figata di gioco era. Semplice, lineare, con poco fronzoli e una limitata serie di azioni da compiere, ma maledettamente divertente.
Parlo ovviamente del primo Prince of Persia, quello del 1989, creato per AppleII e uscito poi per diverse piattaforme, tra cui MS-DOS, quella a cui ho giocato io.
Come è chiaro dal titolo, si svolge in Persia, in epoca medioevale. Il sultano è lontano impegnato in guerra, ne approfitta il malandrino visir Jaffar, che brama per salire al trono. Il ceffo imprigiona la Principessa, l'unica figlia del sovrano, e le da un'ora per decidere tra il matrimonio con lui o la morte.
E qui entra in gioco il giocatore che assume il ruolo di un giovane viaggiatore straniero innamorato della bella figliola e che è pure ricambiato. Quindi costui dovrà attraversare tutto il palazzo, stracolmo di trappole e brutti tizi pronti a fargli la pelle, sconfiggere il visir e diventare appunto Prince of Persia, impalmando la principessa con tutto il cucuzzaro.
Il gioco era innovativo come grafica perché il suo creatore usò la tecnica rotoscoping - usata nell'animazione per catturare immagini da una pellicola - sfuttando il fratello come cavia e poi portando il tutto nel codice del gioco. Il risultato fu sorprendente, con un fluidità mai vista per quel tempo. La seconda novità era il combattimento con le spade, che si riduceva a un punta e colpisci, ma fino a quel momento tutti i videogiochi avevano sfruttato solo le armi da fuoco. Il successo fu immediato.
Il gameplay era in tempo reale e si aveva solo un'ora per salvare la donzella. In alcune versioni era possibile salvare a fine livello, ma se si moriva si riniziava dal primo livello nei casi più estremi, o in versioni successive in un punto preciso del livello che si era raggiunto.
In giro per la rete si trova la versione originale praticamente ovunque, negli anni successivi poi sono stati prodotti dei sequel che hanno avuto alterne fortune fino ad arrivare a Prince of Persia: Le sabbie dimenticate del 2010.
In più come ben sapete è stato prodotto anche un film Prince of Persia - Le sabbie del tempo del 2010 con quel figaccione di Jake Gyllenhaal che, sinceramente, preferivo in Donnie Darko.
Il download diretto della versione 1989 MS-DOS la trovate qui. Consiglio come sempre di lanciarlo con DOS-BOX.

Il sangue degli angeli - quarto capitolo


4.
In anni di studi teorici e attività sul campo, il dottor Filippo Redoli aveva progettato diverse apparecchiature elettroniche, poi assemblate in collaborazione con Giorgio Parca, per la rilevazione, la circoscrizione e lo stoccaggio di entità e fenomeni elettromagnetici anomali.
Lo scienziato aveva verificato che le entità erano molto sensibili a determinati ultrasuoni e venivano attirate verso la fonte di tale emissione o, al contrario, tendevano ad allontanarsene su altre frequenze. Aveva inoltre sperimentato che su una certa scala di visualizzazione a infrarossi, con dei filtri particolari, era possibile intravedere le entità e i loro movimenti. L’ultima e non meno importante scoperta era stata la reversione di ionizzazione con cui era possibile catturare le entità.
Ne erano nati un semplice fischietto, come quello usato per il richiamo dei cani, per attirare l’entità, e delle minitorrette a emissione per circoscrivere la zona di intervento. Degli occhiali a infrarossi per la visualizzazione e una trappola a ionizzazione azionabile con un semplice telecomando e munita anch’essa di un riproduttore a ultrasuoni.
I tre erano equipaggiati con questa strumentazione quando salirono le scale verso all’ala sospetta, in cui erano state preventivamente spente le luci.
Piazzarono una torretta respingente sulla soglia delle scale che portavano al pianterreno e si inoltrarono nella semioscurità del corridoio.
A terra erano presenti diversi libri e molti fogli, testimoni dell’evento, sul visore agli infrarossi risaltava solo il bianco della carta, che loro vedevano con una sfumatura di verde.
La tattica era molto semplice: circoscrivere la zona con torrette a ultrasuoni negativi per incanalare l’entità verso la trappola. Avrebbero potuto anche soltanto installare la trappola e attendere, ma in passato erano successi spiacevoli incidenti, avevano perso l’attimo favorevole per la cattura e l’entità si era dileguata.
Per chi ne aveva dovuto sopportare la presenza, la sparizione era un fatto positivo, ma per loro, che basavano tutta la loro attività sullo stoccaggio del fenomeno, era un bel guaio.
Il primo passo era delimitare le zone di fuga, perché avevano appurato che le entità non amavano passare attraverso i muri, ma preferivano usare porte, finestre, tombini e altri varchi. Allo stato attuale degli studi, Red non era ancora in grado di stabilire cosa fossero, se fantasmi nel senso stretto del termine, anime di defunti o qualcosa d’altro. L’unica certezza era appunto che non amavano passare dalle pareti, e che erano composti da un’essenza impalpabile di cui lo scienziato non aveva ancora scoperto la composizione.
Entrarono nella stanza indicata dalla ragazza, quella degli autori horror contemporanei. In alcune zone c’erano macchie rosa, segno della presenza di un corpo caldo, in fase di raffreddamento. Anche alcuni libri a terra e sugli scaffali recavano tracce di calore prodotto dalla bibliotecaria. L’entità non era lì, o perlomeno, i tre non riuscivano a percepirla.
Girarono per tutta l’ala, coprendo ogni possibile zona di fuga. Poi tornarono nella stanza, ripulirono un’area spaziosa da fogli e libri e piazzarono la trappola. Prima di azionarla si appostarono a distanza in tre angoli diversi.
Mac azionò il richiamo. Non successe nulla: tutto rimase immobile. Era raro che l’entità si manifestasse immediatamente, ma qualche volta era successo in passato: nemmeno il tempo di azionare la trappola e l’entità era già lì, visibile, a volte anche a occhio nudo. Alcune persone erano più sensibili di altre allo spettro di rifrazione e vedevano i fantasmi chiaramente, come qualcosa di reale, altri solo nebbie e strane ombre in movimento. C’era qualcosa che risvegliava le entità, spesso un individuo particolare o un’eccezionale congiunzione di eventi.
Non si mossero per una manciata di minuti. Ogni tanto si sentiva qualche passo attutito proveniente dal piano superiore, oppure il rumore di qualche clacson lontano, ma niente di più.
Poi, finalmente, qualcosa si mosse. Un foglio cominciò a frullare, ad alzare gli angoli come le antenne di una lumaca, poi altri fogli lo seguirono; dapprima timorosi, poi sempre più vispi, presero a volteggiare e poi a vorticare, formando mulinelli.
I tre si rianimarono, tesi e pronti all’azione, anche se in realtà l’unico che doveva far qualcosa era Mac, che teneva in mano il telecomando della trappola. Una macchia apparve dietro uno scaffale, si muoveva lentamente, era poco più di ombra nell’ombra, di qualche tono più chiara nel buio. Mosse verso la trappola, ma senza fretta. I suoi contorni non erano netti, sembravano in continua mutazione e movimento, come un lento sciabordio marino.
L’entità si fermò nel centro della stanza, come se stesse studiando la situazione, come se stesse osservando i tre esseri viventi e fosse indecisa sul da farsi. Ritornò a muoversi piano verso la trappola, irresistibilmente attratta dagli ultrasuoni generati. Mac era pronto, il pollice poco lontano dal pulsante di apertura sul telecomando, Giò e Red due sagome rosse negli angoli della stanza, la sua attenzione era tutta per l’ombra che avanzava a poco a poco verso la trappola.
L’entità entrò nella zona di attrazione ionica, ma Mac attese ancora, non era sicuro azionarla troppo presto, il fantasma poteva scappare e dileguarsi. Indugiò qualche secondo, l’entità si avvicinò ancora di pochi centimetri e solo a quel punto premette il pulsante.
Dalla trappola si sprigionò un bagliore elettrostatico che avvolse il fantasma, il quale si manifestò in forma umana, quasi intera. Una donna, vestita solo con una veste leggera, capelli bianchi che le fluttuavano intorno a un cranio scarno e grigio, senza tratti essenziali, ma con due occhi infuocati, proprio come aveva descritto la ragazza.
L’entità emise un sibilo, che fu chiaramente udibile, spalancò le braccia aumentando di volume, raddoppiando. Il sibilo divenne una specie di ruggito e gli occhi fiammeggiarono.
Ma fu solo un attimo, l’energia l’avviluppò in una gabbia di luce e, con uno sfrigolio, la risucchiò nella trappola.
Alcune scariche elettrostatiche illuminarono per pochi secondi il marchingegno, poi fu di nuovo tenebra.

Inferno 17 - le origini

Inferno 17 è un titolo che mi è sempre piaciuto. In effetti è nato prima il titolo del romanzo. Bella roba, eh?
In origine era programmato per essere un horror, brutto brutto, che trattava di possessioni, demoni, bombe a mano e pizze secche. Era lì, pronto a essere scritto, ma in una notte buia e tempestosa faccio un sogno, un incubo in realtà, sogno di essere ancorato a un letto di ospedale, impossibilitato a muovermi, le luci sono accese, neon quasi accecanti, fuori imperversa un temporale, a un certo punto c'è una scarica potente e le luci si spengono, rimango al buio, e vicino alla finestra vedo una sagoma e due occhi baluginanti, come se stessero riflettendo la folgore appena caduta. A contorno di tutto una paura da rizzare non solo i capelli, difatti quella notte mi sono svegliato di soprassalto, tutto sudato, ma sempre bellissimo.
Dall'incubo l'idea per il romanzo sfruttando quel titolo e cancellando la trama horror che proprio non mi convinceva, fatta di Inferni differenti tipo quelli dei Cinesi. L'episodio del sogno in effetti è riportato nel romanzo, anche se un poco modificato per necessità narrative.
Partii senza uno straccio di schema, così alla cieca, come spesso avevo fatto per altri romanzi, e, come mi succede sempre in questi casi, arrivato ad un certo punto non sapevo dove sbattere la testa per far combaciare in modo logico quel che avevo già scritto. Allora tornai sui miei passi, riscrissi qualche paragrafo e buttai già uno schema per risolvere la matassa.
Era la fine del 2003, ci misi quattro mesi per la prima stesura, poi lo editai e rimase fermo in attesa di un miracolo.
Alla fine del 2005 scoprii Lulu e pubblicai l'impossibile tra cui anche Inferno 17. Questo mi diede la possibilità poi dopo qualche anno di conoscere delle brave persone e di fondare l'associazione culturale XII e proposi per la pubblicazione, senza esitazioni e perché lo ritenevo in quel momento il più valido, appunto I17.
Venne approvato, con qualche modifica in fase di editing anche alla trama, per renderla più snella e per semplificare alcuni passaggi logici e temporali.
È stato pubblicato da Edizioni XII nel ottobre del 2007.

Star Wars vs Star Trek


Parlare di questa roba è come immergersi nudi in un ginepraio avvelenato. Perché la diatriba è infuocata da tempo immemore, divide schiere di fan ed è stato causa anche di separazioni non consensuali.
Diciamo che l'approccio delle due serie è nettamente diverso, SW la prende dal lato spirituale mentre l'approccio di ST è prettamente pratico e più scientifico.
Io, lo dichiaro qui (notaio prenda appunti), preferisco Guerre Stellari.
No, aspe', fatemi parlare... e non tirate ortaggi.
Io negli anni ho apprezzato le due serie, e di brutto. Sono consapevole dei pregi e dei difetti di ognuna, e i difetti per quanto riguarda SW e i tre prequel recenti, sono davvero tanti.
Eppure... eppure, cazzarola, continuo a preferire i Jedi con le loro cazzo di spade laser.
Ma perché?
Eh, bella domanda, Forse per il lato epico della storia, che richiama i fasti degli antichi cavalieri medievali, perché è più storia, tendenzialmente c'è più azione e c'è più mistero. ST, dai, a volte pare più imbalsamato, nonostante tratti la fantascienza con una certa grazia e risulti più serio rispetto a SW.
E, sì, lo so, in SW c'è quella puttanata dei Midiclorian, il primo che è il quarto dove c'è il bambino prodigio (il messia della Forza) e la gara degli Sgusci, e Jar-Jar Binks e pure i Gungan. Poi vogliamo parlare degli Ewoks? Meglio di no.
In ST 'ste cagate non ci pensano manco di stiscio a farle, anche se il motore a curvatura un po' di cagata mi puzza.
Dai, diciamolo, SW è più spettacolare, è stato concepito così, mentre ST, a parte qualche film azzeccato, risente un po' della staticità delle serie a episodi.
Amerò per sempre le uniformi aderenti, la panzetta di William Shatner e la mossa per immobilizzare di Spock, quella che non funziona nella vita reale, perché non sei Vulcaniano.
Eppure preferisco Star Wars.
Se volete picchiatemi.

Il posto del buio - Dean Koontz

Ah, che romanzo, fratelli! Zuppo di strana roba lisergica, con gente che entra ed esce dalla finestra, esplosioni verdi... che dite? Ah, quello era Grosso guaio a Chinatown.
Comunque in questo romanzo Koontz l'ha scritto sotto effetto di LSD, Peyote, fungo dell'amore, una cassa di birra.
Perché la storia è strana, i personaggi sono strani, ma, quello che è più strano è che ti acchiappa di brutto, proprio come se assumessi una droga. Inizi a leggere e non smetti finché non ti cascano le braccia o ti si bruciano gli occhi.
È bello, pieno di roba paranormale, che sembra normale, e personaggi reali che potrebbero sembrare irreali se non fossero tratteggiati con maestria nella loro caratterizzazione.
Ecco, è questo che a volte non capisco del caro Dean, in alcuni romanzi i personaggi sembrano delle caricature, o troppo buoni, o troppo cattivi, caratterizzazioni pessime, magari su trama carina. O non si droga quando li ha scritti, oppure ha i suoi fedeli ghost writer. Oppure, amici e compari, anche lui è umano.
Comunque ritornando a bomba su questo romanzo, vi dico che vale la pena di essere letto, è uno di quei titoli che fanno amare questo autore e che ti spingono a comprare altri suoi titoli.
E se prendi delle mazzate sui denti con alcuni non riusciti molto bene, sei certo che magari al prossimo di restituirà di nuovo emozioni, con gli interessi. Sì, perché rispetto al mio numero 1 King, Koontz negli anni mi ha regalato maggiori picchi di stupore.
Questo è uno di quelli, anche se datato.

1000° post!


Questo è il millesimo post di questo blog. Aperto nel 2006 perché faceva fico avere un blog dove scrivere qualcosa, ma più che altro a scopo promozionale.
All'inizio e fino alla fine del 2007 è stata una discarica dove postavo tutto quello che mi venica in mente, poi ho tentato di dargli un taglio più professional, con fortune alterne.
In realtà l'unico problema, in tutti questi anni, è stata la discontinuità di aggiornamento dei post, arrivando addirittura, nel 2009 e nel 2011, a mesi e mesi senza un post. Questo naturalmente ha dato delle botte verso il basso per quanto riguarda le visite giornaliere. Molti si fanno seghe mentali sulle statitische del proprio blog guardando il numero di contatti giornalieri e bramando di raggiungere vette mai esplorate da occhio umano.
Lo faccio anch'io, almeno una volta al giorno, questo da quando ho ricominciato ad aggiornarlo.
Da aprile di quest'anno infatti ho iniziato seriamente il mestiere del blogger, scrivendo diversi articoli e sparandone fuori uno al giorno. Ho notato che con questo metodo e parlando di argomenti mirati di cui ho la sapienza (o perlomeno credo di averla) le visite giornaliere sono aumentate, attestandosi intorno alle 250 al giorno.
La maggior parte dei contatti, comunque, arrivano da la ricerca di Google, ma questo non mi scoraggia, scrivendo molti articoli, magari riesco a catturare l'attenzione di una piccola percentuale di naviganti che magari ritornano, solo per il gusto di leggermi.
La svolta, la botta di culo, chiamatela come vi pare, è successa il 15 maggio 2012 con 548 visite e il picco il giorno dopo con 621.
Cos'è successo? Praticamente avevo scritto l'otto maggio un post su Diablo 3 e il 15 maggio il gioco è uscito. In quei giorni la rete, per via di problemi legati anche al login a Battle.net, è stata invasa da naviganti che come parola chiave della ricerca mettevano appunto il titolo del gioco.
È passato un mese da quando l'ho scritto e ancora oggi mi porta le visite giornaliere a 250-300 contatti al giorno. Una fortuna, indubbiamente. A un mese dalla sua creazione quel post ha raggiunto oltre 3600 visite e ha fatto schizzare le visite del mese di maggio a 6298 e prima il mio record era 2716 a giugno del 2010.
Non mi monto la testa, so che il 95% del traffico sono solo delle toccate e fuga, ma vedo che con la costanza di aggiornamento si rimane comunque a livelli alti, per un blog che prima staccava al massimo 50 visite giornaliere (contando pure le mie).
Ho gongolato con questa botta di culo? Un pochino sì, dai. Quel giorno stavo lì a refreshare le statistiche e non potevo crederci. Siamo umani, in fin della fiera.
Perché mi sono messo a fare il blogger in modo serio? Perché al momento mi diverte, molto, e perché mi sento bene nello scrivere 2 o 3 articoli al giorno. Lo scopo primario è comunque quello per cui questo blog è stato creato: fare promozione ai miei romanzi.
Concludendo: buon millesimo post!

Compro un'auto elettrica?


Io lavoro a 40 Km dal posto di lavoro e l'esborso per la benzina mi sta salassando mica da ridere. Io poi - perlomeno fino a qualche mese fa - ho sempre avuto il piedino un po' pesante e ho sempre affrontato il tratto casa-lavoro a velocità assurde. Inoltre possiedo una macchina abbastanza pompata di cavalli nonostante una cilindrata relativamente bassa e consuma, ad alti giri del motore, parecchio carburante. Quindi, praticamente da quando la benzina ha iniziato a salire in modo esorbitante, ho iniziato ad alzare un po' il piede e a impormi di non superare i 3000 giri.
Un bel cambiamento che ha portato il mio consumo di benzina a diminuire un poco e a guadagnare un centinaio di km a pieno e con dispiacere dei vari autovelox sparsi nella provincia.
In più io ho pure la riduzione di fascia A, ma, facendo un paio di conti, mi sono reso conto che mi conviene comunque andare in Svizzera a fare il pieno.
Nonostante tutte queste belle cose però spendo ancora troppo, considerando anche che la mia dolce metà fa anche più km di me.
Quindi la soluzione qual è?
Sicuramente cambiare auto e non prendere più un benzina, oppure cambiare lavoro e avvicinarmi a casa, ma questa seconda soluzione la vedo più complessa rispetto alla prima.
È già da un po che ci sto meditando, ma purtroppo mi sembra che il mercato italiano non sia ancora pronto per le auto elettriche, perlomeno quelle che abbiano un'autonomia di almeno 100 km e che non ci mettano troppo a ricaricarsi. Poi che da dire che i prezzi di listino rimangono ancora proibitivi. Quello che costa sono le batterie, quindi mi conviene attendere qualche anno e vedere come evolve la situazione e la tecnologia oppure investire in un'auto a GPL.
Sto ancora domandandomi che fine abbia fatto la famigerata auto a idrogeno,  tanto bistrattata dalle sorelle degli idrocarburi e, secondo leggenda, già pronta negli anni '70, come denunciato anche dal fantastico cinquestellino Grillo.
Mi pare di ricordare anche un motore ad aria compressa, poi c'è quello all'olio di colza e ci saranno nel mondo anche altre alternative.
Il mio sogno rimane il motore a fusione alimentato con la spazzatura, un po' come succedeva in Ritorno al futuro quando Doc aveva installato un Mr Fusion sulla Delorean. Però, se la memoria non mi inganna, il Mr Fusion serviva solo per la scarica da 1,21 gigawatt per alimentare i circuiti temporali e il flusso canalizzatore mentre il motore vero e proprio era alimentato ancora a benzina.
Sarebbe bello invece un Mr Fusion che alimentasse il motore vero e proprio. Sarebbe la soluzione finale e si prenderebbero due piccioni con una fava, anzi tre: smaltimento rifiuti, inquinamento dell'aria e crisi energetica.
Qualcuno lo inventi, per favore, e, se lo ha già fatto, cerchi di non farsi uccidere dalle sette sorelle.

Il sangue degli angeli - terzo capitolo


I leoni dell’ingresso li accolsero con lo stesso sguardo severo con cui squadravano ogni passante. Un vento leggero ma costante faceva volteggiare foglie secche e il sacchetto bianco di una nota catena di fast food.
I tre salirono le scale portandosi appresso tre valigette nere e si presentarono all’entrata. Ognuno di loro era vestito in modo informale, senza una divisa ma soltanto con un cartellino di riconoscimento con foto, che li identificava come appartenenti al Dipartimento Ambientale di Marina.
Venne loro incontro un tizio in giacca e cravatta con l’aria preoccupata e mani sudate che continuava a contorcere fino a farle sbiancare. Si presentò come Ludovico Pensante.
“Siete quelli dell’ambiente?” domandò incerto con una vocina da castrato.
“Siamo quelli”, tagliò corto Mac.
“Vorremmo prima interrogare la ragazza che ha assistito al fenomeno”, disse Red.
“Certo, certo. Venite”.
L’ometto in giacca e cravatta li scortò attraverso una zona riservata agli addetti ai lavori fino al locale ristoro. Seduta a un tavolo con in mano un bicchiere di carta e gli occhi gonfi e un po’ allucinati, stava una giovane sui venticinque anni. Seduta di fianco, una donna più anziana che le teneva il polso e le parlava a bassa voce.
Ludovico indicò la ragazza come se da soli non potessero individuarla e poi si dileguò. Le due donne alzarono gli occhi al contempo: quella della ragazza ancora liquidi, quelli della donna interrogativi.
“Siamo del Dipartimento Ambiente, vorremmo parlare da soli con la ragazza”, affermò Mac con un tono che non ammetteva repliche.
La donna annuì anche se l’ombra di dubbio nei suoi occhi si fece più evidente. Se ne andò lanciando un’ultima occhiata perplessa al gruppo e alla ragazza, poi sparì come era sparito l’omino.
La ragazza squadrò i tre con timore, come se fosse lei la colpevole di quanto era accaduto.
Mac lanciò uno sguardo obliquo a Giò, era lui quello che aveva presa sulle donne, la lingua più sciolta e la parlantina che stordiva l’interlocutore.
Giò fece spallucce e sorrise alla ragazza.
“Ehi, non devi aver paura, non siamo agenti speciali del governo o qualcosa del genere, vogliamo solo sapere come si sono svolti i fatti”.
“E allora cosa siete?” domandò la ragazza con un filo di voce.
“Uhm, un po’ difficile da spiegare… ah, io mi chiamo Giò, qual è il tuo nome?”
Il ragazzo sorrise di nuovo, sfoderando tutto il fascino con cui di solito conquistava ignare prede che cadevano presto nella sua rete. Si accomodò di fianco a lei, non troppo vicino, ma nemmeno troppo lontano.
La ragazza osservò per un po’ il bicchiere di carta che stringeva in mano e poi concentrò l’attenzione sul nuovo arrivato.
“Dora. Ma non hai risposto alla mia domanda”.
I tre si scambiarono veloci cenni d’intesa. La ragazza, nonostante quel che le era successo, sembrava una tosta.
“Ufficialmente siamo del Dipartimento Ambientale e rileviamo le… chiamiamole anomalie elettromagnetiche, in realtà ci muoviamo per le segnalazioni insolite”.
“Insolite”, ripeté la ragazza tornando a fissare il bicchiere. “Quindi siete davvero degli agenti speciali, tipo Mulder e Scully di X-files”.
Giò scoppiò a ridere, una risata sincera e genuina che pian piano coinvolse anche la ragazza. Red rise compostamente, Mac accennò solo un sorriso.
“No, ci occupiamo solo di questi casi anomali, ma non siamo agenti governativi. Non ti preoccupare, non ti chiuderanno in un camera dalle pareti imbottite con un camicia di forza. Vogliamo solo sapere cos’hai visto”.
Dora si incupì di nuovo e raccontò loro quanto era accaduto, e della sua fuga.
“Quando ho voltato l’angolo nel corridoio che portava verso le scale ho visto…” Dora gemette al ricordo e dovette bere un sorso di tè caldo.
“Cos’hai visto, Dora?” le chiese Giò con dolcezza e le si avvicinò quasi impercettibilmente.
“Era qualcuno, ne sono sicura, una persona, ma era avvolta come da una nebbia, ha gridato qualcosa, non ho capito cosa, poi ho avuto come l’impressione che due occhi mi guardassero, maligni, cattivi… e poi non ricordo più nulla… ecco, credo di essere svenuta”.
Giò guardò Red, Red guardò Mac, Mac stava guardando la ragazza.
“Hai visto l’intera figura avvolta nella nebbia, oppure soltanto il torso e le braccia?”
Dora fissò il ragazzo, negli occhi ancora un residuo del terrore che doveva aver provato in quel corridoio.
“Non ho visto gambe, ne braccia, solo il viso, di donna, e quegli occhi, infuocati, demoniaci”.
“Fai uso di droghe, alcolici, stimolanti, eccitanti, anfetamine?” domandò Mac con tono autoritario.
La ragazza gli lanciò uno sguardo di fuoco, per nulla impaurita da quella montagna di muscoli e addestramento. Giò scosse la testa, tutto il lavoro basato sulla fiducia veniva ogni volta distrutto dalla testa di cuoio con domande inopportune.
“No, se si escludono un paio di caffè al mattino”, rispose comunque la ragazza fissando un punto imprecisato del tavolo al centro della stanza.
“Sono domande di routine, non ti preoccupare, dobbiamo capire se quel che hai visto è reale o frutto di una qualche suggestione”, precisò Giò.
“Influenzata o no da qualcosa, i libri non si muovono da soli e i fogli non svolazzano in giro senza un alito di vento”, replicò la ragazza alzando un poco la voce.
“Sì, calma, nessuno ti sta accusando di niente. Dobbiamo capire cosa andremo ad affrontare”.
Dora annuì, sorseggiò un po’ di tè e sembrò calmarsi. Giò le sfiorò la mano per darle coraggio e lei non la ritrasse. Sorrise e il ragazzo contraccambiò. Un gesto spontaneo di sostegno e comprensione.
Mac rivolse un cenno a Red, il quale annuì e lo seguì verso la macchinetta del caffè.
“È sincera”, disse sottovoce Mac, infilando una monetina nel distributore. “Ciò non toglie che il fenomeno potrebbe essere stato causato da lei o da una proiezione della sua testa”.
“Anche la telecinesi?”
“L’abbiamo già sperimentato, mi pare”.
“Sì, giovani donne con ESP latente, soprattutto in periodi di forte stress emotivo, ma c’era comunque una causa scatenante e questo non mi pare il caso”.
Mac premette un tasto, con uno scatto secco.
“E come fai a stabilirlo?”
“La ragazza non mi sembra instabile emotivamente, nonostante abbia subito un forte shock. La causa non può essere che ambientale”.
“C’è un unico modo per scoprirlo”.
La macchinetta mandò un bip.
“Esatto”.

Vacanza!


Come dice Irene Grandi in una sua famosa canzone: da domani vacanza.
Eh sì, cari miei. Domani si parte per mete più liete.
Ma non preoccupatevi, starò via solo una settimanella.
Quindi fate i bravi, non sporcate, non fate troppo casino e non postate commenti osceni.
Gli articoli comunque, ve ne accorgerete da domani, continueranno ad apparire come per magia. Potere della programmazione e perché mi sono portato avanti scrivendo un po' di più in questi giorni in previsione dello stop.
Ne approfitto per chiedervi di farmi diventare ricco comprando una decina di milioni di copie dei miei romanzi, per avere una bella sorpresa quando ritorno e cambiare la strofa della canzone in "vivo in vacanza da una vita". Oppure dovrò cantare come Carboni in Vieni a vivere con me: potremmo studiare il modo di viver senza lavorare...

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