C come Clessidra

continua da B come Bauxite
Mia sorella Clessidra di professione fa il pilota di auto, o è meglio dire pilotessa? Non corre in Formula Uno e nemmeno in una delle categorie appena sotto, ma guida un prototipo in una formula monomarca di una casa giapponese. Guadagna discretametne, anche se non ne ha bisogno, anche lei gode in parte dei frutti della bauxite. E’ brava: l’anno scorso è arrivata quarta. Una volta sono andato a vedere una sua gara, ma non c’ho capito una mazza e poi queste gare automobilistiche sono veramente noiose.
Mi viene a prendere con la sua Mini Cooper special edition verde con la banda centrale nera e bianca che la taglia praticamente in due. Clessidra indossa minigonna, camicetta senza reggiseno e un casco in tinta con la carrozzeria dell’auto, ha anche la banda che taglia il casco in due. Non la vedo in faccia perché la platisca del frontalino è fumé. Appena appoggio le natiche sul sedile del passeggero, parte a razzo. Ha messo anche i guanti con cui di solito gareggia e ai piedi ha dei sandaletti minimalisti con tre striscioline giusto per tenere su la suola. Mi pare li abbia pagati la bellezza di 523 euro.
“Come stai?” le chiedo tenendomi con tutte e due le mani all’appendino sopra il finestrino.
“Seduta,” risponde con quel sarcasmo irritante che ha ereditato dal padre. La voce è un po’ intubata perché filtrata dal casco.
“Perché mi hai chiamato?”
Affronta una curva a manetta. La mini sembra quasi alzarsi su due ruote, gli pneumatici si lamentano. Il pollo al curry nel mio stomaco chiede pietà. Vomito sul tappetino del passegero. Clessidra sembra non esserne preoccupata, ma rallenta giusto un pelo.
“Sono incinta,” spara secca senza girar troppo intorno al tordo.
“Questa volta sai chi è il padre?”
Effettua uno dei suoi sorpassi al fulmicotone. Dall’altra parte arriva a chiodo un autotreno di quelli grossi, mi rientrano le mutande nel culo dalla paura, ma lei, con nonchalanche, sfiora il parabrezza del mostro e rientra in carreggiata.
“Non sono sicura, lo sai che mi dimentico di prendere la pillola e quei cosi gommosi non li sopporto.”
“Di quanti mesi?”
“Due.”
“E non ti ricordi due mesi fa con chi sei stata?”
Gira il casco un attimo verso di me, probabilmente sotto la visiera ha un’espressione turbata. Questo atteggiamento mi fa intuire che non si ricorda con quanti patner ha fatto sesso nei mesi scorsi, può darsi che abbia fatto anche un’orgia con tutti i meccanici del suo team. Le è sempre piaciuto molto il sesso, quasi più che guidare come un’invasata.
“Pensi di tenerlo?”
“Non lo so. Ho paura di non riuscire a più ad allacciare le cinture di sicurezza.”

3 commenti:

  1. MA NO!!!!
    Mi resuscitava il padre morto e cambi lettera?!

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  2. eheheh
    tutti i nodi verranno al pettine
    no te preocupe

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