Martedì 24/04 su mediaset è partita l'ottava serie del Dottor House.
Io, non avendo abbonamenti e connessioni internet decenti, me lo sono sciroppato su Canale 5, subendo le interruzioni pubblicitarie, inevitabili per una televisione commerciale, ma che comunque spaccano le balle.
Dopo questa simpatica premessa, apro dicendo che a me il personaggio piace molto, anche se la ripetizione reiterata del modulo investigativo, paziente con malattia sconusciata, indagine con metodo scientifico aggressivo che quasi ammazza il paziente, soluzione dettata il più delle volte da caso, mi aveva a lungo andare irritato e quindi diverse puntate delle serie precedenti me le sono perse.
In questa ottava House ritorna dopo averla combinata grossa nel finale della settima stagione, cioè dopo essere entrato in casa della Cuddy sfondando la facciata con l'auto mentre la dottoressa, il suo nuovo fidanzato e altri ospiti, tra cui Wilson, stanno cenando con gaiezza.
Ritroviamo House in prigione alle prese con i problemi legati alla condizione di detenuto, questo però non gli impedisce di essere caustico e antipatico, tratti della personalità del dottore che hanno fatto la fortuna della serie e funzionano anche in questo contesto. I dialoghi sono gustosi, divertenti come lo sono sempre stati, e il fatto di vedere House al di fuori del suo solito ambiente, rende la prima puntata davvero interessante, nonostante ci sia sempre un'enigma medico da risolvere: un detenuto che sembra abbia il Lupus, e invece non è quello, e House manda suggerimenti ai dottori dell'infermeria, tra cui una giovane dottoressa molto attraente (e qui la sospensione dell'incredulità viene un po' meno), e poi tra varie ipotesi riesce a capire che malattia ha, tipo Vattelapesca fungina.
Nella seconda puntata House torna nel suo ambiente naturale, nel fittizio ospedale universitario di Princeton-Plainsboro, nel New Jersey. Però, sorpresa, il direttore sanitario è Foreman, la Cuddy non c'è più, e sono spariti anche tutti i suoi assistenti storici. A loro posto una sola assistente filippino-coreana di nome Chi Park, che House inizià a trattar male dal primo secondo, c'è ancora Wilson, di nuovo in contrasto con il dottore e un pelo incazzato perché gli ha spezzato un polso nell'incidente che l'ha portato in galera e ovviamente c'è la solita matassa da sgarbugliare su cui nessuno riesce a capirci niente e quindi hanno chiamato lui. Come al solito combinerà disastri e riuscirà a capire che cos'ha il paziente (in questo caso solo dei polmoni che devono essere trapiantati) grazie a un'intuizione dell'ultimo secondo, dettata dal caso.
Vabbe', comunque funziona ancora, nonostante il solito giochetto, perché il catalizzatore è lui, con la sua complessa personalità e l'iterazione con i personaggi che gli gravitano intorno che lui tratta come pezze da piedi e che comunque devono riconoscere il suo genio, loro malgrado.
Questo prime puntate mi hanno soddisfatto, anche perché non avevo letto nessuna anticipazione e sono arrivato vergine alla soglia. Davvero interessante la prima, nel contesto della prigione, più classica la seconda, ma con innesti emotivi e scenette gustose a cui la serie ci ha abituato.
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