Doll in love - le prime pagine
PRIMA PARTE (Come una visione)
1.
E' come una visione; lei è là, nella vetrina di quel negozio strano, e Lorenzo, seduto nella sua Rover Mini in attesa che il semaforo scatti sul verde, è stato folgorato da quella apparizione. Prima l'aveva intravista con la coda dell'occhio, poi attratto da quel miraggio, si è sporto dal finestrino per ammirarla. E' così bella, invitante, con quella pelle color alabastro e quelle labbra carnose, rosse e irriverenti.
Vorrebbe scendere dall'auto ed entrare nel negozio, ma non ha il coraggio necessario per farlo: si vergogna. La fortissima attrazione comunque resta e sa che prima o poi dovrà entrare là dentro e incontrarla.
Il semaforo scatta sul verde, ma lui rimane imbambolato a guardarla. Le automobili dietro di lui cominciano a suonare i clacson e lo riportano bruscamente alla realtà. Lascia la frizione troppo presto e la Mini inevitabilmente si spegne.
"Coglione!!" grida il tizio dietro di lui.
Lorenzo fa girare freneticamente la chiave dell'accensione e dopo un paio di singulti secchi la Mini si mette in moto. Alcune auto lo hanno superato di fianco e una signora anziana gli ha pure mostrato il medio.
Stavolta lascia la frizione in modo più cauto e riesce a ripartire. Nello specchietto, oltre al conducente dell’auto che lo segue che lo guarda come se volesse strangolarlo, vede scomparire il negozio dietro il semaforo screpolato.
E' quasi tentato di svoltare all'incrocio per tornare indietro e ripassare davanti alla vetrina per guardarla ancora, ma si sente stupido anche solo a pensarlo. Tra i palazzi grigi che scorrono ai lati dei finestrini riesce a scorgere il cielo grigio a sua volta, talmente simile agli edifici che quasi fa fatica a distinguerli.
Torna a guardare la strada e le auto che sembrano litigare per mangiare un pezzo di asfalto in più. Lui guida piano, ascoltando il brontolio malato della sua Mini. Davanti agli occhi ha ancora l'immagine del negozio, le forme sinuose della ragazza, la sua pelle e le sue labbra. Non può fare a meno di pensarci, quella visione gli si è insinuata dentro come un male incurabile, un'ossessione che non riesce a scacciare e che la sua anima brama.
Arrivato davanti al palazzo dove abita, parcheggia l'auto al solito posto e scende. Alcuni bambini stanno giocando a pallone sul marciapiede e sicuramente gli centreranno la Mini un centinaio di volte. Vorrebbe dir loro di stare attenti, ma sa già che lo prenderebbero a male parole, ormai non c'è più rispetto, non c'è più l'educazione di quando era piccolo lui. Una volta sua madre gli aveva tirato uno schiaffo in bocca per aver mancato di rispetto alla nonna.
Quei ragazzi invece dicono già delle brutte parole, li ha sentiti dalla finestra della cucina, e alcuni già fumano e bevono birra.
Quindi è meglio non dire niente. Lorenzo tira dritto a testa bassa, prende le chiavi di casa e apre il portone. Una pallonata sfiora la sua auto e va a colpire il fanale di quella dietro. Non produce danni, ma poco c'è mancato. Lorenzo sospira ed entra nel edificio.
Controlla la posta, ma non c'è nulla, non c'è mai nulla, a parte le bollette da pagare. La vecchia del primo piano è già sulla porta a controllare chi è entrato.
"Buongiorno, signora Vadessi", la saluta.
Lei mastica la sua dentiera e fa finta di non averlo sentito. Lo guarda dall'alto in basso e poi rientra in casa. Probabilmente pensa di lui quel che lui pensa dei bambini là fuori.
Lorenzo fa le sue scale due alla volta, in modo regolare, finché non arriva al secondo piano. Ci sono altri tre appartamenti oltre al suo. Due sono vuoti ormai da parecchi mesi mentre uno di quelli di fronte alla sua porta di casa è occupato dalla sorella della signora Vadessi: la signorina Parnini, che ha tenuto il nome da ragazza perché non si è mai sposata. E' uguale alla Vadessi, fatta eccezione per il fatto che lei invece è meno sfacciata della sorella e osserva sempre gli intrusi dallo spioncino della porta.
"Buongiorno, Signora Parnini", intona Lorenzo guardando la porta e fa un mezzo inchino. Lui la chiama Signora invece di Signorina, per rispetto alla sua anzianità.
Le due sorelle, pur abitando nello stesso palazzo, non si incontrano mai: vuoi per il fatto che sono anziane e fanno fatica a spostarsi, ma soprattutto perché non si sono mai sopportate e pare che ne dicano di cotte e di crude una dell'altra. [...]
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