Il giorno dopo, sempre alle sette di mattina, ripartì lo spettacolo. Era incredibile come il senso del dovere, la fede, qualche minaccia e, in rari casi, qualche mazzetta qua e là potessero riempire la mensa de Il Pastorello Parlante.
La trasmissione era in mondovisione e sicuramente anche miliardi di telespettatori erano incollati al televisore, qualsiasi fosse il loro fuso orario.
Ai quarti erano passati sette concorrenti accreditati più un outsider, un certo Takaia Todoroki, monaco giapponese che viveva in una grotta ai piedi del Fujiyama.
Il primo scontro vide opposti Momaba Garudo e Augusto Gonzalez, sacerdote in una remota zona dell’Amazzonia, che si videro sorteggiare uno dei miracoli più difficili: la guarigione del lebbroso.
L’africano riuscì a guarire il lebbroso, ma fu assalito da orticaria poco dopo mentre Gonzalez fallì miseramente e si accasciò al suolo, piangente e disperato.
Il secondo scontro vedeva opposti Marello e Filippo Guartezzabbi, rampollo di famiglia nobile che si era fatto monaco per sfuggire ai troppi impegni mondani. Aveva passato brillantemente gli ottavi battendo ai punti Mika Airkonen, sacerdote scandivano di belle speranze.
Ermio li ripresentò ed entrò la signorina con l’urna, lei sembrava un po’ più svestita rispetto al giorno prima, i due distolsero lo sguardo dalle cosce tornite e dalla scollatura generosa.
L’estrazione designò l’Esorcismo. Il primo a tentare questa volta fu il suo avversario. Venne portato sul palco un indemoniato, posto al centro del palco e circondato da acqua santa. L’impossessato sbavava, si contorceva e pronunciava parole incomprensibili, probabilmente in bergamasco.
Il Guartezzabbi si concentrò al di fuori del cerchio santo, fece due volte il segno della croce, afferrò la bibbia, unico oggetto concesso e attraversò il cerchio.
L’indemoniato non si mosse, ma roteò i globi oculari un paio di volte in segno di sfida.
“Esci da questo corpo, essere immondo!” ululò il monaco protendendo le sacre scritture. L’impossessato si contorse, sbraitò qualcosa di incomprensibile e cadde a terra. Iniziò a ballare una street dance, chiaro segno di possessione diabolica. Filippo ripeté la formula, ma dalla bocca del satanasso partì un fiotto verde che lo colpì in pieno volto.
Il monaco indietreggiò sorpreso e si accasciò su un ginocchio. La folla mormorò sorpresa. L’indemoniato si rialzò con fare minaccioso. Guartezzabbi non si perse d’animo, pronunciò ad alta voce una preghiera e intimò ancora una volta al demone di uscire da quel corpo.
Stavolta l’indemoniato si accasciò con un grido disumano di dolore, il monaco fu come un lampo su di lui, gli incise sulla fronte una croce e poi impose sopra di essa la bibbia.
Ci fu uno sbuffo di vapore, il corpo sussultò in modo violento, un ultimo urlo straziante, poi tutto finì. Il demone era fuggito, l’uomo a terra sembrava disorientato, ma il suo viso non era più grottesco e sembrava normale. Due uomini della security lo portarono via senza troppi complimenti.
Applauso, gridolini di incitamento. Il monaco si pulì la faccia con un asciugamano e uscì dal cerchio santo. Era il turno di Marello.
Venne portato dentro un altro indemoniato, questo era più spaventoso del primo, aveva capelli lunghi e stopposi ritti sul cranio come se avesse appena preso la scossa e il viso era distorto all’inverosimile, pareva quasi un quadro di Picasso.
Marello si concentrò per quasi un minuto, fece un solo segno della croce ed entrò nel cerchio santo. Non appena ebbe toccato il palco delimitato con tutte e due i sandali, l’indemoniato spiccò un balzo verso di lui, che nemmeno l’uomo ragno sarebbe stato in grado di eseguire.
Marello scartò di lato con un’agilità inaspettata per un cardinale, l’impossessato volò oltre la barriera proibita. Venne fulminato a mezz’aria da una saetta proveniente dal cerchio e ricadde dentro il limite mezzo bruciacchiato e fumante. Per Marello era un vero colpo di fortuna, il demone era indebolito. Ne approfittò immediatamente per scacciarlo.
“Esci da questo corpo, bestia immonda!” ululò volando verso il corpo brandendo la bibbia. Atterrò presso l’indemoniato, gli incise la croce sulla fronte con l’unghia affilata dell’esorcista (pollice destro) e impresse la bibbia sulla ferita. Urlo disumano e sbuffo di vapore: il demone se n’era andato.
Applausi. Il pover’uomo venne portato via dalla security.
Non c’era ombra di dubbio e la giuria decretò come vincitore Marello, giusto per lo stile dimostrato nell’epurazione del male.
La trasmissione era in mondovisione e sicuramente anche miliardi di telespettatori erano incollati al televisore, qualsiasi fosse il loro fuso orario.
Ai quarti erano passati sette concorrenti accreditati più un outsider, un certo Takaia Todoroki, monaco giapponese che viveva in una grotta ai piedi del Fujiyama.
Il primo scontro vide opposti Momaba Garudo e Augusto Gonzalez, sacerdote in una remota zona dell’Amazzonia, che si videro sorteggiare uno dei miracoli più difficili: la guarigione del lebbroso.
L’africano riuscì a guarire il lebbroso, ma fu assalito da orticaria poco dopo mentre Gonzalez fallì miseramente e si accasciò al suolo, piangente e disperato.
Il secondo scontro vedeva opposti Marello e Filippo Guartezzabbi, rampollo di famiglia nobile che si era fatto monaco per sfuggire ai troppi impegni mondani. Aveva passato brillantemente gli ottavi battendo ai punti Mika Airkonen, sacerdote scandivano di belle speranze.
Ermio li ripresentò ed entrò la signorina con l’urna, lei sembrava un po’ più svestita rispetto al giorno prima, i due distolsero lo sguardo dalle cosce tornite e dalla scollatura generosa.
L’estrazione designò l’Esorcismo. Il primo a tentare questa volta fu il suo avversario. Venne portato sul palco un indemoniato, posto al centro del palco e circondato da acqua santa. L’impossessato sbavava, si contorceva e pronunciava parole incomprensibili, probabilmente in bergamasco.
Il Guartezzabbi si concentrò al di fuori del cerchio santo, fece due volte il segno della croce, afferrò la bibbia, unico oggetto concesso e attraversò il cerchio.
L’indemoniato non si mosse, ma roteò i globi oculari un paio di volte in segno di sfida.
“Esci da questo corpo, essere immondo!” ululò il monaco protendendo le sacre scritture. L’impossessato si contorse, sbraitò qualcosa di incomprensibile e cadde a terra. Iniziò a ballare una street dance, chiaro segno di possessione diabolica. Filippo ripeté la formula, ma dalla bocca del satanasso partì un fiotto verde che lo colpì in pieno volto.
Il monaco indietreggiò sorpreso e si accasciò su un ginocchio. La folla mormorò sorpresa. L’indemoniato si rialzò con fare minaccioso. Guartezzabbi non si perse d’animo, pronunciò ad alta voce una preghiera e intimò ancora una volta al demone di uscire da quel corpo.
Stavolta l’indemoniato si accasciò con un grido disumano di dolore, il monaco fu come un lampo su di lui, gli incise sulla fronte una croce e poi impose sopra di essa la bibbia.
Ci fu uno sbuffo di vapore, il corpo sussultò in modo violento, un ultimo urlo straziante, poi tutto finì. Il demone era fuggito, l’uomo a terra sembrava disorientato, ma il suo viso non era più grottesco e sembrava normale. Due uomini della security lo portarono via senza troppi complimenti.
Applauso, gridolini di incitamento. Il monaco si pulì la faccia con un asciugamano e uscì dal cerchio santo. Era il turno di Marello.
Venne portato dentro un altro indemoniato, questo era più spaventoso del primo, aveva capelli lunghi e stopposi ritti sul cranio come se avesse appena preso la scossa e il viso era distorto all’inverosimile, pareva quasi un quadro di Picasso.
Marello si concentrò per quasi un minuto, fece un solo segno della croce ed entrò nel cerchio santo. Non appena ebbe toccato il palco delimitato con tutte e due i sandali, l’indemoniato spiccò un balzo verso di lui, che nemmeno l’uomo ragno sarebbe stato in grado di eseguire.
Marello scartò di lato con un’agilità inaspettata per un cardinale, l’impossessato volò oltre la barriera proibita. Venne fulminato a mezz’aria da una saetta proveniente dal cerchio e ricadde dentro il limite mezzo bruciacchiato e fumante. Per Marello era un vero colpo di fortuna, il demone era indebolito. Ne approfittò immediatamente per scacciarlo.
“Esci da questo corpo, bestia immonda!” ululò volando verso il corpo brandendo la bibbia. Atterrò presso l’indemoniato, gli incise la croce sulla fronte con l’unghia affilata dell’esorcista (pollice destro) e impresse la bibbia sulla ferita. Urlo disumano e sbuffo di vapore: il demone se n’era andato.
Applausi. Il pover’uomo venne portato via dalla security.
Non c’era ombra di dubbio e la giuria decretò come vincitore Marello, giusto per lo stile dimostrato nell’epurazione del male.
[CONTINUA]
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