Dopo le presentazioni e un breve stacco pubblicitario vennero annunciati gli accoppiamenti per gli scontri diretti. Marello fu sorteggiato con Adelmo Caracollo, un vescovo di Frosinone, molto dotato a quanto si diceva, sempre nel corridoio.
Il primo scontro era stato vinto facilmente da Francisco Boliente che aveva dimostrato il suo valore mentre il suo avversario non era nemmeno riuscito a superare la prova e quindi non c’era stato bisogno di scomodare la giuria.
Il secondo scontro era invece finito ai punti tra Momaba Garudo, sacerdote di Nairobi e Scott Pamparone, vescovo che arrivava dal South Carolina. La giuria aveva fatto passare l’africano giusto per non sembrare razzista e lo era stata nei confronti dell’americano.
Marello pronunciò un’ultima preghiera e si presentò al centro del palco. Ermio Tricomestro fece un gran sorrisone e lo presentò. Dopodiché fece la sua comparsa Adelmo Caracollo a sua volta presentato dal capo cuoco con funzioni di presentatore.
“Vediamo ora quale sarà la prova che i due contendenti dovranno affrontare!” annunciò Ermio facendo esultare la folla.
Una delle solite ragazze in divisa bicolore entrò sulla scena trasportando un urna munita di rotelle. Per esigenze di scena la gonna era diventata ancora più corta, anche la chiesa doveva piegarsi alle esigenze di share. Nell’urna erano presenti diverse palle colorate. La ragazza rimestò sorridendo a centodue denti verso la telecamera e poi passò una delle bocce al capo cuoco.
Ermio la prelevò, la aprì con le grosse manone senza nessuna apparente difficoltà e agguantò il biglietto all’interno.
“La prova è: Gesù cammina sul mare!”
Una buona porzione del palco iniziò a slittare verso l’esterno rivelando una piscina olimpionica lunga circa cento metri. La folla continuava ad applaudire ed incitare i contendenti continuamente pungolati da un aizzatore vestito da satana con tanto di forcone.
“Il primo sarà”, attimo di suspense, “Marello Pompidore!”
Marello avanzò di un passo, la piscina era ormai completamente scoperta. Si era allenato parecchio nella sua tenuta, nella piscina, sia con acqua di mare che con acqua dolce, era sicuro di potercela fare, ma l’emozione della diretta e il fatto di essere alla prova del nove poteva incidere notevolmente sulla performance.
Nella mensa calò il silenzio, il concorrente aveva cinque minuti per concentrarsi e poi doveva per forza affrontare la prova. Marello focalizzò nella mente uno schermo vuoto e nero e su di esso proiettò se stesso che camminava sulle acque della piscina olimpionica. Rimase fisso su quell’immagine per tre minuti e quattordici secondi, poi mosse il primo passo.
Per un microsecondo sentì il sandalo sprofondare, ma poi avvertì il familiare formicolio lungo la spina dorsale e nel cervelletto, e iniziò a camminare sull’acqua.
Il pubblico mormorò di approvazione e sorpresa. Marello non si deconcentrò, tenendo gli occhi chiusi e focalizzando se stesso che avanzava nella piscina.
In due minuti e quarantatre secondi raggiunse l’altra sponda e il pubblico esplose in un applauso spontaneo non pungolato. Marello si rilassò, ce l’aveva fatta, ora però toccava al suo avversario. La giuria probabilmente non avrebbe tenuto conto del tempo di percorrenza della piscina e nemmeno di quello della meditazione, ma sicuramente dello stile più somigliante a quello di nostro signore.
Era il turno di Caracollo. Si avvicinò al bordo della vasca e rimase in quarantadue secondi in meditazione, troppo pochi secondo Marello.
Partì deciso, a occhi chiusi, col primo passo sprofondò di qualche centimetro nell’acqua accompagnato dalle esclamazioni sorprese del pubblico, ma poi si riprese e incominciò ad avanzare sul pelo dell’acqua.
A metà percorso qualcosa turbò la sua mente, strinse le palpebre come per scacciare una tentazione e questo gli fu fatale. Sprofondò parecchio, quasi fino alle ginocchia, tentò disperatamente di recuperare la posizione risalendo fin quasi alle caviglie, ma poi, l’equilibrio si infranse e Caracollo andò giù come se fosse piombato. Rimase sul fondo diversi secondi, Marello non mosse un muscolo, confidava nella divina provvidenza. Intervenne sottoforma di due muscolosi soccorritori in costume da bagno anni ’30 che riportarono a galla il povero vescovo e gli praticarono pure una respirazione artificiale.
Caracollo si riprese e fu portato via in barella. La vittoria era di Marello.
“Passa al prossimo turno il cardinale Marello Pompidore!” annunciò Ermio e tutti esultarono e applaudirono pungolati dal forcone di Satana.
Il primo scontro era stato vinto facilmente da Francisco Boliente che aveva dimostrato il suo valore mentre il suo avversario non era nemmeno riuscito a superare la prova e quindi non c’era stato bisogno di scomodare la giuria.
Il secondo scontro era invece finito ai punti tra Momaba Garudo, sacerdote di Nairobi e Scott Pamparone, vescovo che arrivava dal South Carolina. La giuria aveva fatto passare l’africano giusto per non sembrare razzista e lo era stata nei confronti dell’americano.
Marello pronunciò un’ultima preghiera e si presentò al centro del palco. Ermio Tricomestro fece un gran sorrisone e lo presentò. Dopodiché fece la sua comparsa Adelmo Caracollo a sua volta presentato dal capo cuoco con funzioni di presentatore.
“Vediamo ora quale sarà la prova che i due contendenti dovranno affrontare!” annunciò Ermio facendo esultare la folla.
Una delle solite ragazze in divisa bicolore entrò sulla scena trasportando un urna munita di rotelle. Per esigenze di scena la gonna era diventata ancora più corta, anche la chiesa doveva piegarsi alle esigenze di share. Nell’urna erano presenti diverse palle colorate. La ragazza rimestò sorridendo a centodue denti verso la telecamera e poi passò una delle bocce al capo cuoco.
Ermio la prelevò, la aprì con le grosse manone senza nessuna apparente difficoltà e agguantò il biglietto all’interno.
“La prova è: Gesù cammina sul mare!”
Una buona porzione del palco iniziò a slittare verso l’esterno rivelando una piscina olimpionica lunga circa cento metri. La folla continuava ad applaudire ed incitare i contendenti continuamente pungolati da un aizzatore vestito da satana con tanto di forcone.
“Il primo sarà”, attimo di suspense, “Marello Pompidore!”
Marello avanzò di un passo, la piscina era ormai completamente scoperta. Si era allenato parecchio nella sua tenuta, nella piscina, sia con acqua di mare che con acqua dolce, era sicuro di potercela fare, ma l’emozione della diretta e il fatto di essere alla prova del nove poteva incidere notevolmente sulla performance.
Nella mensa calò il silenzio, il concorrente aveva cinque minuti per concentrarsi e poi doveva per forza affrontare la prova. Marello focalizzò nella mente uno schermo vuoto e nero e su di esso proiettò se stesso che camminava sulle acque della piscina olimpionica. Rimase fisso su quell’immagine per tre minuti e quattordici secondi, poi mosse il primo passo.
Per un microsecondo sentì il sandalo sprofondare, ma poi avvertì il familiare formicolio lungo la spina dorsale e nel cervelletto, e iniziò a camminare sull’acqua.
Il pubblico mormorò di approvazione e sorpresa. Marello non si deconcentrò, tenendo gli occhi chiusi e focalizzando se stesso che avanzava nella piscina.
In due minuti e quarantatre secondi raggiunse l’altra sponda e il pubblico esplose in un applauso spontaneo non pungolato. Marello si rilassò, ce l’aveva fatta, ora però toccava al suo avversario. La giuria probabilmente non avrebbe tenuto conto del tempo di percorrenza della piscina e nemmeno di quello della meditazione, ma sicuramente dello stile più somigliante a quello di nostro signore.
Era il turno di Caracollo. Si avvicinò al bordo della vasca e rimase in quarantadue secondi in meditazione, troppo pochi secondo Marello.
Partì deciso, a occhi chiusi, col primo passo sprofondò di qualche centimetro nell’acqua accompagnato dalle esclamazioni sorprese del pubblico, ma poi si riprese e incominciò ad avanzare sul pelo dell’acqua.
A metà percorso qualcosa turbò la sua mente, strinse le palpebre come per scacciare una tentazione e questo gli fu fatale. Sprofondò parecchio, quasi fino alle ginocchia, tentò disperatamente di recuperare la posizione risalendo fin quasi alle caviglie, ma poi, l’equilibrio si infranse e Caracollo andò giù come se fosse piombato. Rimase sul fondo diversi secondi, Marello non mosse un muscolo, confidava nella divina provvidenza. Intervenne sottoforma di due muscolosi soccorritori in costume da bagno anni ’30 che riportarono a galla il povero vescovo e gli praticarono pure una respirazione artificiale.
Caracollo si riprese e fu portato via in barella. La vittoria era di Marello.
“Passa al prossimo turno il cardinale Marello Pompidore!” annunciò Ermio e tutti esultarono e applaudirono pungolati dal forcone di Satana.
[CONTINUA]
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