Autore: Matthew Pearl
Anno: 2009, 482 pag.
Editore Rizzoli (collana Rizzoli best)
DESCRIZIONE:
Boston, 1870. James Osgood, piccolo e rispettato editore che ha l'esclusiva per l'America dei romanzi di Charles Dickens, attende con ansia l'arrivo per nave delle nuove puntate del suo ultimo capolavoro, "Il mistero di Edwin Drood". Quando apprende che Daniel Sand, il giovane impiegato incaricato di recuperare il prezioso manoscritto, è stato ucciso, il testo è stato rubato e Dickens è morto all'improvviso nella sua casa di Rochester, a Osgood non resta che partire per l'Inghilterra. Al suo fianco Rebecca Sand, sua collaboratrice e sorella di Daniel. Solo recuperando il finale che forse Dickens aveva già scritto, Osgood potrà salvare la sua casa editrice e scoprire chi ha ucciso Daniel. Nel suo terzo romanzo, Matthew Pearl fonde con estrema abilità la ricostruzione storica e i meccanismi del giallo, in una girandola di false piste, identità scambiate e sorprendenti rivelazioni degna di un maestro come Dickens.
Matthew Pearl è un autore raffinato, non c'è che dire, e lo dimostra ancora una volta in questo romanzo, però devo essere sincero: la prosa non mi entusiasma, forse è un po' troppo accademica; funzionale, certo, ma a tratti fredda, asettica.
A parte questa impressione del tutto personale, il romanzo si lascia leggere bene e coinvolge. I personaggi sono sempre ben tratteggiati, credibili; ineccepibile poi la ricostruzione storica, e l'atmosfera del periodo che trasuda da ogni pagina.
Avevo letto Il Circolo Dante e ne avevo tratto le impressioni già citate all'inizio: grande maestria nel padroneggiare le parole, ma totale mancanza di emozioni. In quel romanzo questa freddezza mi aveva un po' influenzato nel giudizio finale.
Questa volta mi sono lasciato trasportare dalla storia, facendomi coinvolgere dai personaggi, e devo ammettere che, pagina dopo pagina, la sensazione si è un poco sopita.
Nell’opera c'è anche il piacere di vedere in carne e ossa uno dei più famosi autori del 19° secolo, se non il più famoso. Di vederlo all'opera anche in una sua tourneé americana, di scoprire che era un profondo conoscitore del mesmerismo, corrispondente a realtà a detta dell'autore. Di essere intrattenuti piacevolmente da una storia mai banale, in cui l'atmosfera molto anglosassone di Boston, si confonde con quella di Londra e delle fumerie di oppio. In cui possiamo scoprire com'era il mondo dell'editoria americana, popolata da squali e da veri e propri ladri di manoscritti inediti.
La narrazione su diversi piani temporali risulta a volte un po’ macchinosa, ma la trama portante è incisiva e tiene incollati alle pagine fino alla fine. Forse l’unico neo del romanzo è la vicenda che vede protagonista uno dei figli di Dickens, sovrintendente in India, alle prese con un furto d’oppio e un agente inglese corrotto, del tutto scollegata dal resto del romanzo.
Alla fine comunque non delude, intrattiene piacevolmente per tutto il suo percorso ed è quello che deve fare un buon libro.
GIUDIZIO: 3 su 5
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