Autore: Carlos Ruiz Zafón
Anno: 2008, 439 pag
Editore: Mondadori
Descrizione:
Una mattina del 1945 il proprietario di un modesto negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, nel cuore della città vecchia di Barcellona al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo in cui migliaia di libri di cui il tempo ha cancellato il ricordo, vengono sottratti all'oblio. Qui Daniel entra in possesso del libro "maledetto" che cambierà il corso della sua vita, introducendolo in un labirinto di intrighi legati alla figura del suo autore e da tempo sepolti nell'anima oscura della città. Un romanzo in cui i bagliori di un passato inquietante si riverberano sul presente del giovane protagonista, in una Barcellona dalla duplice identità: quella ricca ed elegante degli ultimi splendori del Modernismo e quella cupa del dopoguerra.
Mi sono avvicinato a questo romanzo per curiosità, perché tutti me ne parlavano bene, e tra quei tutti, lettori di cui mi sono sempre fidato.
L'Ombra del Vento per me è stata una magia, mi ha catturato dalla prima al ultima pagina, mi ha trasportato in una Barcellona magica di inizio XX secolo e mi ha coinvolto emotivamente, al limite delle lacrime. Perché in questo romanzo ci sono diversi elementi, mixati abilmente dall'autore: c'è l'amore, l'amicizia, il mistero, suspense, paura, situazioni divertenti e un sapore retrò su tutto quanto.
I personaggi hanno una caratterizzazione eccezionale, bucano le pagine, sembrano materializzarsi nella realtà, di fianco al lettore. Facile coinvolgere emotivamente il lettore scrivendo in prima persona, con un protagonista ben delineato. Ma anche gli altri personaggi, dai primari alle comparse, sono tutti umani, nessuno appare creato dalla finzione.
La trama è intricata, complessa, ma non si perde mai il filo che lega tutto, non ci si annoia mai. Le parole scorrono via, costruendo pagina dopo pagina, parola dopo parola, una storia coinvolgente e ben strutturata.
Difetti? Se proprio se ne vuole trovare qualcuno, si potrebbe puntare il dito sullo stile, a volte un po' troppo barocco, infarcito qua è la da troppi aggettivi, avverbi, metafore. Lo si nota soprattutto nelle descrizioni dei luoghi e della città, amata molto dall'autore. Tutto questo però influisce solo marginalmente sulla fluidità di lettura, perché per il resto delle pagine, la stesura è essenziale e meno descrittiva.
Un libro che consiglio a tutti, un'esperienza appagante, uno di quei romanzi che ti lasciano qualcosa e che ricordi sempre con piacere.
GIUDIZIO: 5 su 5
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