Mi sono diplomato nel 1991, con un bel 38/60, una bella presa per il culo, perché ero sicuramente da bocciare, sia per l'impegno che per la condotta.
Ammesso agli esami con un 4, un paio di 5 e sufficienze stiracchiate. L'unica materia in cui me la cavavo era, manco a dirlo, Italiano.
Ma non perché dotato di chissà quali skill (o forse un po' sì, dai), ma perché mi ero lavorato per bene la prof.
In effetti quel 38 era proprio perché avevo scritto all'esame di maturità (mi dissero) un tema da 8. L'argomento, me lo ricordo ancora, era la prima guerra del golfo. Sarò stato melodrammatico come al solito.
Comunque, a parte tutta questa parentesi che non c'entra una beata fava, appena uscito da scuola trovai subito lavoro, paraculato in un posto di impiegato part-time, in cui c'era ben poco da fare, e così scrivevo. Non avevo un computer, quindi scrivevo su quadernoni a quadretti, fitto fitto e in stampatello. Una gioia per le mie diottrie e per i santi che mi hanno guardato dal cielo nel momento in cui gli ho travasati su pc.
Dopo i due primi mirabolanti fantasy, decisi di buttarmi sul giallo/thriller e iniziai a scrivere un romanzo dal sibillino titolo di Pallida Luna. Certo, parrebbe un romanzo rosa, ma derivava da una poesia e mi piaceva. In effetti poi non c'entrava un cazzo nemmeno con la trama.
La trama, appunto.
Uno scrittore non riesce a concludere il primo romanzo, rimbalza sempre indietro (il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca...). Ora non ricordo com'era legato il blocco con il fatto che uccidessero delle donne, e che, guarda caso, era tutte ex del protagonista. Che, venuto a conoscenza del secondo omicidio, cominciava a preoccuparsi e a indagare, salvo scoprire (spoilerone, eh) alla fine che era lui l'assassino.
Fantastico e originale come un vampiro che brilla al sole.
Era prolisso, confuso, emulativo (di King, naturalmente), pieno di errori e banalità. Però non privo di un certo mordente.
Lo mandai persino ad una agenzia letteraria che prese i soldi e disse che era una ciofeca. Io, convinto di avere in mano un capolavoro, lo inviai a diversi editori, tra cui alcuni trovati su articolo in riviste che leggeva mia madre come Confidenze e Intimità (no comment, please).
Mi rispose dopo 2 mesi solo una di queste. Non faccio nomi..., ma sì, che mi becco una bella querela, ma non penso, visto che dirò la verità. La Joppolo Editore mi chiese quattrordici milioni per pubblicare il romanzo. E - pensate a quanto ero idiota - ci pensai pure. Alla fine rifiutai, mio malgrado, anche perché non avevo tutto quel denaro, che all'epoca era tanto (ma è tanto anche adesso, anzi, è un'esagerazione). Ora, credo che questo editore esista ancora, e immagino abbia cambiato rotta, o almeno lo spero.
Nessun altro volle pubblicarlo: ancora oggi le motivazioni mi sono ignote.
Lo ripresi poi anni dopo, trasformandolo completamente, lasciando cioè le tipe ammazzate, ma da un contatto che avevano avuto in rete, tramite ICQ (per chi non lo sapesse, sw per mandarsi messaggini e chattare). A quei tempi non c'era ancora facebook. Cambiai anche il titolo, che divenne Sangue in Rete.
Non ebbe fortuna nemmeno in questa veste. Ancora adesso le motivazioni mi sono ignote.
Ammesso agli esami con un 4, un paio di 5 e sufficienze stiracchiate. L'unica materia in cui me la cavavo era, manco a dirlo, Italiano.
Ma non perché dotato di chissà quali skill (o forse un po' sì, dai), ma perché mi ero lavorato per bene la prof.
In effetti quel 38 era proprio perché avevo scritto all'esame di maturità (mi dissero) un tema da 8. L'argomento, me lo ricordo ancora, era la prima guerra del golfo. Sarò stato melodrammatico come al solito.
Comunque, a parte tutta questa parentesi che non c'entra una beata fava, appena uscito da scuola trovai subito lavoro, paraculato in un posto di impiegato part-time, in cui c'era ben poco da fare, e così scrivevo. Non avevo un computer, quindi scrivevo su quadernoni a quadretti, fitto fitto e in stampatello. Una gioia per le mie diottrie e per i santi che mi hanno guardato dal cielo nel momento in cui gli ho travasati su pc.
Dopo i due primi mirabolanti fantasy, decisi di buttarmi sul giallo/thriller e iniziai a scrivere un romanzo dal sibillino titolo di Pallida Luna. Certo, parrebbe un romanzo rosa, ma derivava da una poesia e mi piaceva. In effetti poi non c'entrava un cazzo nemmeno con la trama.
La trama, appunto.
Uno scrittore non riesce a concludere il primo romanzo, rimbalza sempre indietro (il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca...). Ora non ricordo com'era legato il blocco con il fatto che uccidessero delle donne, e che, guarda caso, era tutte ex del protagonista. Che, venuto a conoscenza del secondo omicidio, cominciava a preoccuparsi e a indagare, salvo scoprire (spoilerone, eh) alla fine che era lui l'assassino.
Fantastico e originale come un vampiro che brilla al sole.
Era prolisso, confuso, emulativo (di King, naturalmente), pieno di errori e banalità. Però non privo di un certo mordente.
Lo mandai persino ad una agenzia letteraria che prese i soldi e disse che era una ciofeca. Io, convinto di avere in mano un capolavoro, lo inviai a diversi editori, tra cui alcuni trovati su articolo in riviste che leggeva mia madre come Confidenze e Intimità (no comment, please).
Mi rispose dopo 2 mesi solo una di queste. Non faccio nomi..., ma sì, che mi becco una bella querela, ma non penso, visto che dirò la verità. La Joppolo Editore mi chiese quattrordici milioni per pubblicare il romanzo. E - pensate a quanto ero idiota - ci pensai pure. Alla fine rifiutai, mio malgrado, anche perché non avevo tutto quel denaro, che all'epoca era tanto (ma è tanto anche adesso, anzi, è un'esagerazione). Ora, credo che questo editore esista ancora, e immagino abbia cambiato rotta, o almeno lo spero.
Nessun altro volle pubblicarlo: ancora oggi le motivazioni mi sono ignote.
Lo ripresi poi anni dopo, trasformandolo completamente, lasciando cioè le tipe ammazzate, ma da un contatto che avevano avuto in rete, tramite ICQ (per chi non lo sapesse, sw per mandarsi messaggini e chattare). A quei tempi non c'era ancora facebook. Cambiai anche il titolo, che divenne Sangue in Rete.
Non ebbe fortuna nemmeno in questa veste. Ancora adesso le motivazioni mi sono ignote.
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