Laura

Dopo La Teoria del Cioccolato iniziò un periodo di sconforto, dovuto agli insuccessi, dalle mie aspettative troppo alte e dalla mancanza di umiltà.
Prima di lasciarmi andare a scene di isterismo e autoflagellazione, tentai di scrivere un nuovo romanzo.
Devo cambiare stile, mi ripetevo, diventare più aulico, arricchire il linguaggio e sfronzolare la sintassi. Scrivere come se fosse una poesia e inebriare il lettore di figure retoriche ardite e rivoluzionarie.
Doveva essere una grande storia d'amore e iniziai con il protagonista, un tizio che lavora alla posta di un piccolo paesino montano, che si è innamorato di una cliente, una tipa appena trasferitasi nella ridente cittadina. Lui si fa tutti i suoi film, le pippe mentali, ecc, ecc e la idealizza. A dire il vero la donna è pure gnocca, lui prende il coraggio piedi e mani e inizia a parlarle, finché i due si frequentano e si amano. Però l'indole horror, thrillerosa e fantastica del Davide Cassia scrittore ha la meglio, e via che i due ciulano in una chiesa sconsacrata, e si ritrovano, tra l'altro, un cadavere da gestire che non si sa da dove sia spuntato e altre amenità, ma la storia si interrompe perché, sempre il Davide Cassia, smette proprio di scriverla. Ah, il titolo provvisiorio di questo capolavoro era Laura (naturalmente è il nome della tipa, anche se sono stato tentato ai tempi di chiamare così qualcosa d'altro, tipo la tarantola del protagonista).
Poi ricordo che c'era anche altra roba misteriosa legata al nome, cioé, il protagonista aveva già avuto una fidanzata con quel nome, che era morta, e un'altra, sempre di nome Laura, che era morta pure lei in circostanze nebulose. Ora, voi direte, le ammazza lui, chiaro no? Il problema è che non lo so, perché questo è uno di questi romanzi che ho iniziato a scrivere senza sapere dove sarei andato a finire, quindi ne so quanto voi. Comunque, a posteriori, direi che sarebbe stato disdicevole, il Cassia avrebbe dovuto trovare un coup de theatre per cui l'assassino era la tarantola.
Comunque, dopo questo tentativo, non smisi di scrivere, mi limitai per un certo periodo a buttar giù trame sviluppando l'intreccio, ma non le scene. Tutte però mi sembravano poco brillanti e non mi coinvolgevano.
Anche questo romanzo rimarrà incompiuto, o forse no, chi lo sa. La prima stesura non è male, nel senso che non è orripilante come La Teoria del Cioccolato, ma, come era lecito aspettarsi, è infarcito di avverbi e periodi troppo lunghi da far venir il latte alle ginocchia anche agli intolleranti al lattosio. Magari snellito e con una trama intrigante non sarebbe male, chissà.
Era il 1995, non ancora periodo di piena crisi perché il '96 è l'anno di Morte di un Perdente, romanzo breve che molti ritengono più che buono.
Tutto il resto è letteratura, citando Montale, oppure Noia, citando Califano.

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