Vita da Scrittore (1)

Quando ho iniziato a pensare seriamente al Mestiere dello Scrittore? Troppo presto. È stato amore e poi disamore e poi ancora amore. Non vi dirò che ero un bambino prodigio, perché non è vero. Ho imparato a leggere come tutti in prima elementare. Ho imparato a scrivere, come tutti, sempre lì, in prima elementare. Con le difficoltà di tutti i bambini normodotati. Però le lettere, proprio i simboli intendo, mi affascinavano. La loro morfologia e come si intersecavano a formare parole e frasi di senso compiuto.
Ho iniziato a scrivere poesie a otto anni. Componimenti veramente ridicoli. Ricordo bene però che i miei compagni già mi guardavano male, non so se per incomprensione, invidia o pena. A dieci composi un poesia dal titolo La Città e la maestra l'appese in classe. Tutti a dirmi, bravo, bene, fico, ma rimaneva sempre l'impressione di due anni prima. Alcune di quei componimenti li lessi persino in un evento dedicato alla Polenta, pensate un po', ma non riporterò qui quello che scrissi, per imbarazzo e perché potrei essere bollato e condannato a vagare in un mare bollente di polenta per l'eternità. O forse magari erano dei capolavori, chissà. La poesia non si può giudicare oggettivamente, secondo me.
E dire che in Italiano non è che andassi poi così bene, anzi, a volte venivo pure cazziato dalla maestra, che non si capacitava che fossi così bravo a scrivere poesie e facessi poi degli errori banali nella stesura dei temi. Forse ho sbagliato mestiere e dovevo fare il Poeta, boh. Comunque ricordo bene che quella stessa maestra provò a farmi scrivere anche delle scenette per il saggio, con risultati pessimi. Probabilmente sperava che fossi un enfant prodige.
Due anni dopo scrivevo i miei primi racconti. Horror. Banali. Superficiali. Ero un fan accanito di King e del fantasy. Mi ammazzavo di libri-game e ne avevo scritto persino uno, sui quadernoni dei compiti delle vacanze, con tanto di mappe e disegni.
Sapete qual era il problema? Io ai tempi pensavo che tutti facessero queste cose. Che tutti scrivessero: racconti, poesie, ecc, ecc. Poi ti confronti con i tuoi coetanei e scopri, che sì, alcuni lo fanno, ma per la maggior parte è una perdita di tempo persino leggerli i libri.
Be', per me non lo è. E un po' mi intristisce pensare a quali meraviglie si perde chi non si immerge in un libro. Non dico scrivere, perché mi sono reso conto con gli anni che non è semplice per tutti come lo è per me, ma è così che va il mondo. C'è chi è bravo a cesellare, chi a fare le madonne di ghiaccio e chi a modellare riproduzioni manga con la lingua. Ognuno ha la sua skill. Io non mi stanco a scrivere.
Badate bene, non ho detto che so scrivere, ma che mi viene naturale. È un bisogno. Uno sfogo, un passione. E non sta a me giudicare se quello che scrivo sia una schifezza o meno.
[CONTINUA]

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