Recensione di Inferno 17 di Massimo Vassallo
Recensione di Massimo Vassallo:
È un giallo, è un thriller? Sì, diciamolo: è un serial-thriller.
Il nuovo romanzo di Davide Cassia ha il pregio di riuscire ad ammorbidire la naturale sospettosità indagatrice del lettore, attraverso una vicenda che si sviluppa in modo piuttosto lineare fino a quattro quinti della narrazione, per poi renderla temporalmente, drammaticamente, molto efficacemente ciclica.
Quando sei lì che non sai più cosa aspettarti, ma comunque credi, in fondo, che da qualche parte del tuo subconscio la spiegazione tu l'abbia trovata, ecco che Cassia usa il Tempo per chiarire ogni cosa. Su questo punto non dico di più, perché è risolutivo di parecchi misteri, capirete ciò che intendo solo leggendo il libro.
Di Cassia avevo già letto due romanzi ("Tombe d'acciaio" e "Morte di un perdente"), nei quali l'Autore tratta i suoi personaggi in modo piuttosto "comprensivo". In "Inferno 17" si ritrova questa condiscendenza verso il protagonista e nei confronti di altri personaggi minori, ma solo fino a un certo punto del romanzo. Poi il cambio di rotta è brusco, ben congegnato, efficace psicologicamente e, lo dico da lettore, persino efferato.
È un serial thriller italiano, come ambientazione e atmosfere ma anche come verosimiglianza nostrana che si trova nei rapporti umani, nei dialoghi dell'infermiere Paolo e soprattutto nei suoi proni rapporti di lavoro con il personale amministrativo della clinica dove viene assunto per occuparsi del misterioso paziente della camera 17.
Il suo carattere, di uomo orgoglioso ma pavido, nel complesso un "realista-ribelle" - o anche un uomo di saldi principi che non riesce come tanti di noi a concretizzare -, è a mio avviso tratteggiato da Cassia con sensibilità e grande bravura.
Sono contento di aver letto Inferno 17, che, lo affermo molto umilmente e solo dal mio modesto punto di vista, mi ha dato la misura di una crescita effettiva delle capacità dell'Autore nel costruire le proprie storie.
Questo è un romanzo che sorprende, e di questi tempi non è cosa da poco.
È un giallo, è un thriller? Sì, diciamolo: è un serial-thriller.
Il nuovo romanzo di Davide Cassia ha il pregio di riuscire ad ammorbidire la naturale sospettosità indagatrice del lettore, attraverso una vicenda che si sviluppa in modo piuttosto lineare fino a quattro quinti della narrazione, per poi renderla temporalmente, drammaticamente, molto efficacemente ciclica.
Quando sei lì che non sai più cosa aspettarti, ma comunque credi, in fondo, che da qualche parte del tuo subconscio la spiegazione tu l'abbia trovata, ecco che Cassia usa il Tempo per chiarire ogni cosa. Su questo punto non dico di più, perché è risolutivo di parecchi misteri, capirete ciò che intendo solo leggendo il libro.
Di Cassia avevo già letto due romanzi ("Tombe d'acciaio" e "Morte di un perdente"), nei quali l'Autore tratta i suoi personaggi in modo piuttosto "comprensivo". In "Inferno 17" si ritrova questa condiscendenza verso il protagonista e nei confronti di altri personaggi minori, ma solo fino a un certo punto del romanzo. Poi il cambio di rotta è brusco, ben congegnato, efficace psicologicamente e, lo dico da lettore, persino efferato.
È un serial thriller italiano, come ambientazione e atmosfere ma anche come verosimiglianza nostrana che si trova nei rapporti umani, nei dialoghi dell'infermiere Paolo e soprattutto nei suoi proni rapporti di lavoro con il personale amministrativo della clinica dove viene assunto per occuparsi del misterioso paziente della camera 17.
Il suo carattere, di uomo orgoglioso ma pavido, nel complesso un "realista-ribelle" - o anche un uomo di saldi principi che non riesce come tanti di noi a concretizzare -, è a mio avviso tratteggiato da Cassia con sensibilità e grande bravura.
Sono contento di aver letto Inferno 17, che, lo affermo molto umilmente e solo dal mio modesto punto di vista, mi ha dato la misura di una crescita effettiva delle capacità dell'Autore nel costruire le proprie storie.
Questo è un romanzo che sorprende, e di questi tempi non è cosa da poco.
Ghostbusters: il videogioco.
Apro TGM di Natale e rimango a bocca aperta. La sotware house Terminal Reality sta sviluppando da più di un anno Ghostbusters.
Sì, avete capito bene. Un gioco tratto direttamente dal film degli anni '80, e che, per chi non lo sapesse, e anche il mio film preferito.
Chi mi conosce bene sa che spesso ne citò frasi scassando i maroni a tutti quanti.
In realtà ne era già uscito uno ai tempi dello spectrum48 e del commodore64, ma, ovviamente, non poteva sfruttarne le potenzialità spettacolari.
Leggendo l'anteprima su The Game Machine, il gioco pare avere tutte le caratteristiche per diventare uno dei best sellers del... 2009.
Sì, perché l'uscita è prevista per fine 2008.
Io sarò sicuramente uno dei primi ad acquistarlo.
Chi mi conosce bene sa che spesso ne citò frasi scassando i maroni a tutti quanti.
In realtà ne era già uscito uno ai tempi dello spectrum48 e del commodore64, ma, ovviamente, non poteva sfruttarne le potenzialità spettacolari.
Leggendo l'anteprima su The Game Machine, il gioco pare avere tutte le caratteristiche per diventare uno dei best sellers del... 2009.
Sì, perché l'uscita è prevista per fine 2008.
Io sarò sicuramente uno dei primi ad acquistarlo.
Hillary Clinton e le rughe.
C'é poco da stare allegri, siamo comunque nell'era dell'immagine.
La povera Hillary Clinton non può nemmeno essere un po' stanca per via della massacrante campagna elettorale statunitense che subito i Democratici le danno contro, scrivendo che è vecchia, macilenta e, soprattutto, che è una donna.
A questo siamo arrivati.La povera Hillary Clinton non può nemmeno essere un po' stanca per via della massacrante campagna elettorale statunitense che subito i Democratici le danno contro, scrivendo che è vecchia, macilenta e, soprattutto, che è una donna.
Un politico non è quello che sa fare o quello che dice, ma come appare.
Noi in Italia non abbiamo certo da stare allegri, il Berlusconismo da impero mediatico ci scassa le palle da diversi anni.
C'è da riflettere e non davanti a uno specchio.
Aldilà (3)
Gianni sta saltando sulle reti elastiche del luna park e si diverte talmente tanto che pompa un po' troppo con i suoi polpaccioni pelosi e schizza fuori dal recinto.
Da un'altezza di quattro metri precipita sul chiosco dei gelati di Frate Belogario macchiando inevitabilmente di sangue il gianduia.
Muore.
Si ritrova in un tunnel buio. In fondo vede una luce. Corre verso di essa, sfocia nel suo candore.
Davanti a lui vede un uomo con una folta barba e un enorme mazzo di chiavi in mano.
"San Pietro!" esclama entusiasta Gianni.
"See, te piacerebbe, eh?"
"E allora?"
"Vie' co' me, bello."
Il tizio lo porta davanti alla porta di una cella, la apre: dentro c'è una ciclette attaccata a una dinamo.
"E mo' te tocca de pedala', amico. Su in paradiso hanno un sacco di luminarie."
Da un'altezza di quattro metri precipita sul chiosco dei gelati di Frate Belogario macchiando inevitabilmente di sangue il gianduia.
Muore.
Si ritrova in un tunnel buio. In fondo vede una luce. Corre verso di essa, sfocia nel suo candore.
Davanti a lui vede un uomo con una folta barba e un enorme mazzo di chiavi in mano.
"San Pietro!" esclama entusiasta Gianni.
"See, te piacerebbe, eh?"
"E allora?"
"Vie' co' me, bello."
Il tizio lo porta davanti alla porta di una cella, la apre: dentro c'è una ciclette attaccata a una dinamo.
"E mo' te tocca de pedala', amico. Su in paradiso hanno un sacco di luminarie."
Hannibal Lecter - Le Origini del Male
Premetto che ho amato Thomas Harris sin dalla prima lettura, cioé Il Delitto della Terza Luna, uscito poi più tardi con il nome di Red Dragon. Conseguenziale quindi la lettura di Il Silenzio degli Innocenti (senti ancora gridare gli agnelli, Clarice?), capolavoro editoriale e cinematografico indiscusso, e poi Hannibal. che sinceramente mi aveva lasciato delle perplessità e poi questo HL - le origini del male.
Ci sono stati vari giochi di prestigio nella collocazione cronologica della vita del famoso cannibale, nel '86 uscì il romanzo Red Dragon antecedente al Silenzio e portato al cinema nel 2002, nel '88 fu la volta appunto del romanzo Il Silenzio degli Innocenti diventato film nel '91, poi Hannibal nel '99, film nel 2001 e infine Le Origini uscito nel 2007 in entrambe le versioni.
Ora, calma, un po' d'ordine. L'ultimo è il primo, e parla della vita del giovane Lecter, poi abbiamo Red Dragon, poi Il Silenzio e infine Hannibal. Al cinema hanno fatto di meglio, prima Il Silenzio, poi Hannibal, poi Red Dragon e ultimo Le origini.
Bene, mi sono incasinato un po' anch'io, ma era giusto per fare chiarezza anche nella mia testolina confusa.
Devo dirvi sinceramente che sono partito prevenuto avendo già letto diverse recensioni e commenti non proprio lusinghieri. E un film ti sorprende quando non ti aspetti nulla.
In realtà è godibile, per me che ho seguito tutta la saga, anche se non mi ha convinto del tutto. In primis l'attore che ha ricoperto il ruolo del protagonista: Gaspard Ulliel. Non che non abbia apprezzato la recitazione, ma, a mio modo di vedere, non era giusto per la parte, sembrava un pesce fuor d'acqua, e anche perché mi ricorda vagamente un mio conoscente che fa il cuoco.
Ciò influisce su tutto il film, soprattutto nelle parti violente, non sembra reale, si nota la recitazione e questo direi che non riesce a far calare lo spettatore nella storia. Ulliel ha la faccia da bravo ragazzo e la parte dello psicopatico cannibale non gli si addice, punto.
Per il resto: grande atmosfera nella vecchia Europa del dopoguerra, storia magistralmente raccontata, grazie a una regia ispirata.
L'unico appunto che vorrei fare al caro Thomas è che questa voglia di spiegare le origini di un personaggio ormai diventato un mito, dettata sicuramente da propositi letterari (ma anche da rumore dei dollari che cadevano nelle sue tasche), ne ha ridefinito i confini, secondo me ridimensionandolo.
Ho provato la stessa sensazione di quando George Lucas ha cercato di spiegare la forza con quella boiata dei midiclorian.
Forse non se ne sentiva il bisogno.
Ora, calma, un po' d'ordine. L'ultimo è il primo, e parla della vita del giovane Lecter, poi abbiamo Red Dragon, poi Il Silenzio e infine Hannibal. Al cinema hanno fatto di meglio, prima Il Silenzio, poi Hannibal, poi Red Dragon e ultimo Le origini.
Bene, mi sono incasinato un po' anch'io, ma era giusto per fare chiarezza anche nella mia testolina confusa.
Devo dirvi sinceramente che sono partito prevenuto avendo già letto diverse recensioni e commenti non proprio lusinghieri. E un film ti sorprende quando non ti aspetti nulla.
In realtà è godibile, per me che ho seguito tutta la saga, anche se non mi ha convinto del tutto. In primis l'attore che ha ricoperto il ruolo del protagonista: Gaspard Ulliel. Non che non abbia apprezzato la recitazione, ma, a mio modo di vedere, non era giusto per la parte, sembrava un pesce fuor d'acqua, e anche perché mi ricorda vagamente un mio conoscente che fa il cuoco.
Ciò influisce su tutto il film, soprattutto nelle parti violente, non sembra reale, si nota la recitazione e questo direi che non riesce a far calare lo spettatore nella storia. Ulliel ha la faccia da bravo ragazzo e la parte dello psicopatico cannibale non gli si addice, punto.
Per il resto: grande atmosfera nella vecchia Europa del dopoguerra, storia magistralmente raccontata, grazie a una regia ispirata.
L'unico appunto che vorrei fare al caro Thomas è che questa voglia di spiegare le origini di un personaggio ormai diventato un mito, dettata sicuramente da propositi letterari (ma anche da rumore dei dollari che cadevano nelle sue tasche), ne ha ridefinito i confini, secondo me ridimensionandolo.
Ho provato la stessa sensazione di quando George Lucas ha cercato di spiegare la forza con quella boiata dei midiclorian.
Forse non se ne sentiva il bisogno.
Serata Magica
Non capita spesso di divertirsi com'è successo ieri sera. Non che io abbia partecipato a festini sadomaso o lancio della spugna contro il rettore. Ho semplicemente presentato la serata di presentazione del romanzo Melodia dell'amico Daniele Bonfanti.
Non è la prima volta che lo faccio, e mi gusta parecchio fare l'anchorman, sparando ogni tanto qualche battuta per far sorridere la gente. Ho presentato altre serate di Daniele, quest'anno, per promuovere L'Eterno Sogno, - il suo primo romanzo - con fortune alterne.
Ieri sera però è successo qualcosa di magico. La gente era veramente coinvolta. Questo per merito sicuramente della qualità più che ottima del romanzo, del sottofondo pregevole di basso di Francesco A. Lanza e della sapiente lettura di Daniele e Luigi Acerbi.
La serata di solito si svolge in questo modo: breve ouverture di personalità locale (assessore, sindaco, capo degli alieni, ecc), poi attacco io presentando l'autore, il libro e poi passo la parola a Daniele, il tutto più o meno improvvisato. Daniele spiega un po' il pezzo che presenterà, poi i due lettori si alzano in piedi e a turno decantano brani del libro. Dopo questa fase, io mi trasformo in intervistatore e faccio delle domande a Daniele, anche queste quasi sempre improvvisate. Alla fine della mia performance, passo la parola al pubblico e qui di solito c'è un imbarazzo generale e nessuno parla.
Ieri sera, amici, il pubblico ha snocciolato la bellezza di una decina di domande, suddivise in due sessioni di intervista. È stato piacevole, perché si capiva che erano coinvolti dalla lettura e soprattutto dalla vita e dal mestiere dello scrittore.
Daniele poi è bravissimo a spiegare il suo lavoro, il suo modus operandi e tantissime altre cose che la gente gli chiede.
Alla fine, rinfresco con spumante, dolcetti e panettone, che non guasta mai.
Ah, dimenticavo: abbiamo venduto tutti i Melodia presenti sul banchetto XII. Un successone!
È stato emozionante. Sono cose che fanno bene all'anima. Spero che nelle prossime presentazioni ci sia anche solo la metà della partecipazione che ho avuto il piacere di vedere ieri.
Buone letture a tutti!
Ieri sera però è successo qualcosa di magico. La gente era veramente coinvolta. Questo per merito sicuramente della qualità più che ottima del romanzo, del sottofondo pregevole di basso di Francesco A. Lanza e della sapiente lettura di Daniele e Luigi Acerbi.
La serata di solito si svolge in questo modo: breve ouverture di personalità locale (assessore, sindaco, capo degli alieni, ecc), poi attacco io presentando l'autore, il libro e poi passo la parola a Daniele, il tutto più o meno improvvisato. Daniele spiega un po' il pezzo che presenterà, poi i due lettori si alzano in piedi e a turno decantano brani del libro. Dopo questa fase, io mi trasformo in intervistatore e faccio delle domande a Daniele, anche queste quasi sempre improvvisate. Alla fine della mia performance, passo la parola al pubblico e qui di solito c'è un imbarazzo generale e nessuno parla.
Ieri sera, amici, il pubblico ha snocciolato la bellezza di una decina di domande, suddivise in due sessioni di intervista. È stato piacevole, perché si capiva che erano coinvolti dalla lettura e soprattutto dalla vita e dal mestiere dello scrittore.
Daniele poi è bravissimo a spiegare il suo lavoro, il suo modus operandi e tantissime altre cose che la gente gli chiede.
Alla fine, rinfresco con spumante, dolcetti e panettone, che non guasta mai.
Ah, dimenticavo: abbiamo venduto tutti i Melodia presenti sul banchetto XII. Un successone!
È stato emozionante. Sono cose che fanno bene all'anima. Spero che nelle prossime presentazioni ci sia anche solo la metà della partecipazione che ho avuto il piacere di vedere ieri.
Buone letture a tutti!
Wicked XIImas!
XII vuole farvi gli auguri, ma a modo suo. Fino al 6 gennaio, chiunque acquisti dei libri dallo XII Shop riceverà anche dei piccoli doni, unici.
Storie inedite, una per ciascun libro, dagli autori del Primo Catalogo. Storie che non vedrete da nessuna altra parte, dedicate alle feste... da un punto di vista diverso.
Avete già acquistato dei nostri libri? E allora le regaliamo anche a voi.
Per le feste, donate una storia che attende di essere letta. Regalate a voi e ai vostri amici un wicked XIImas!
Storie inedite, una per ciascun libro, dagli autori del Primo Catalogo. Storie che non vedrete da nessuna altra parte, dedicate alle feste... da un punto di vista diverso.
Avete già acquistato dei nostri libri? E allora le regaliamo anche a voi.
Per le feste, donate una storia che attende di essere letta. Regalate a voi e ai vostri amici un wicked XIImas!
SimCity Societies
Sim City uscì per la prima volta nel 1989 su varie piattaforma, tra cui l'Amiga dove lo giocai per la prima volta. Il concept di gioco era semplice: essere il primo cittadino di una città virtuale e gestirne i diversi e molteplici aspetti. In quegli anni ebbe un successo enorme e venne replicato con i vari seguiti, SimCity 2000, 3000 e SimCity 4.
Negli anni cambiarono diverse cose, furono implementati livelli aggiuntivi di difficoltà fino a farlo diventare un gioco veramente complesso e impegnativo.
Poi nel 2000 arrivarono i Sims. Una vita virtuale, un tamagochi riproposto in centinaia di versioni. L'idea era semplice e sfondò soprattutto in quella fascia di giocatori non hardcore.
Questa ricerca della fascia dei giocatori casuali si notava soprattutto nella semplicità e immediatezza del gioco, a discapito della profondità e della giocabilità.
Purtroppo gli sviluppatori di SimCity Societies hanno pensato a questo nuovo prodotto della saga proprio con questi parametri di mercato, facendolo diventare una simlandia su vasta scala.
Il risultato è che è troppo semplice, poco intrigante, completamente privo di quella profondità e complessità di gioco che caratterizzavano i precedenti titoli della saga. È molto accattivante esteticamente, proprio bello da vedere, con centinaia di edifici simpatici, ma manca di mordente.
Per far tornare i conti in SimCity 4 bisognava sudare sette camicie, ma poi alla fine si aveva la soddisfazione di veder le cose girare per il verso giusto. In Societies tutto è troppo semplice, immediato, i soldi fioccano subito ed è troppo facile costruire la città, senza troppa complessità. Insomma sembra tanto il giocattolino dei Sims, tutti felici e colorati.
Sinceramente mi aspettavo di più. Mi ha deluso. Capisco questa scelta di virare verso un pubblico più vasto, il pubblico di The Sims, ma, a mio parere, un gioco che poteva avere un gran potenziale è stato rovinato da questi aspetti troppo fumettosi e troppo tamagochi.
Peccato.
Negli anni cambiarono diverse cose, furono implementati livelli aggiuntivi di difficoltà fino a farlo diventare un gioco veramente complesso e impegnativo.
Poi nel 2000 arrivarono i Sims. Una vita virtuale, un tamagochi riproposto in centinaia di versioni. L'idea era semplice e sfondò soprattutto in quella fascia di giocatori non hardcore.
Questa ricerca della fascia dei giocatori casuali si notava soprattutto nella semplicità e immediatezza del gioco, a discapito della profondità e della giocabilità.
Purtroppo gli sviluppatori di SimCity Societies hanno pensato a questo nuovo prodotto della saga proprio con questi parametri di mercato, facendolo diventare una simlandia su vasta scala.
Il risultato è che è troppo semplice, poco intrigante, completamente privo di quella profondità e complessità di gioco che caratterizzavano i precedenti titoli della saga. È molto accattivante esteticamente, proprio bello da vedere, con centinaia di edifici simpatici, ma manca di mordente.
Per far tornare i conti in SimCity 4 bisognava sudare sette camicie, ma poi alla fine si aveva la soddisfazione di veder le cose girare per il verso giusto. In Societies tutto è troppo semplice, immediato, i soldi fioccano subito ed è troppo facile costruire la città, senza troppa complessità. Insomma sembra tanto il giocattolino dei Sims, tutti felici e colorati.
Sinceramente mi aspettavo di più. Mi ha deluso. Capisco questa scelta di virare verso un pubblico più vasto, il pubblico di The Sims, ma, a mio parere, un gioco che poteva avere un gran potenziale è stato rovinato da questi aspetti troppo fumettosi e troppo tamagochi.
Peccato.
The Number 23
Ho amato Jim Carrey in Truman Show e in Se mi lasci ti cancello (orribile traduzione di Eternal Sunshine of the Spotless Mind), e, diciamocelo, non sfigura nemmeno qui, in un film definito horror, ma che in realtà è un thriller.
È pur vero che da un momento all'altro ti aspetti che spari fuori una delle sue facce di gomma o una delle sue battute demenziali, ma il talento c'è, e si vede. Peccato che The Number 23 sia supportato da un plot incerottato, con espedienti narrativi incomprensibili e un po' forzati.
Il protagonista, l'accalappiacani Walter Sparrow, incomincia a essere ossessionato dal numero - che pare possa essere riconducibile a qualsiasi cosa, anche alla lista della spesa di Zio Paperino - quando la moglie (per caso, eh) gli regala un libro con lo stesso titolo del film. Inizierà qui la sua ossessione, Sparrow si riconoscerà nel protagonista del libro, il detective Fingerling (guardacaso interpretato dallo stesso Jim Carrey). Tutta questa faccenda lo porterà a sfiorare la follia, fino al finale adrenalinico ma non troppo.
In realtà il film non mi è dispiaciuto, in un certo senso coinvolge. Lo spettatore vuole vedere come la matassa verrà sbrogliata e rimane incollato allo schermo. Peccato che alcune soluzioni risultino forzate, come se in fase di scrittura qualcuno si fosse distratto.
Una sceneggiatura che poteva essere potenzialmente buona risulta discreta per via di questi espedienti che mi hanno lasciato un po' perplesso.
Lasciatelo perdere se non siete appassionati del genere
È pur vero che da un momento all'altro ti aspetti che spari fuori una delle sue facce di gomma o una delle sue battute demenziali, ma il talento c'è, e si vede. Peccato che The Number 23 sia supportato da un plot incerottato, con espedienti narrativi incomprensibili e un po' forzati.
Il protagonista, l'accalappiacani Walter Sparrow, incomincia a essere ossessionato dal numero - che pare possa essere riconducibile a qualsiasi cosa, anche alla lista della spesa di Zio Paperino - quando la moglie (per caso, eh) gli regala un libro con lo stesso titolo del film. Inizierà qui la sua ossessione, Sparrow si riconoscerà nel protagonista del libro, il detective Fingerling (guardacaso interpretato dallo stesso Jim Carrey). Tutta questa faccenda lo porterà a sfiorare la follia, fino al finale adrenalinico ma non troppo.
In realtà il film non mi è dispiaciuto, in un certo senso coinvolge. Lo spettatore vuole vedere come la matassa verrà sbrogliata e rimane incollato allo schermo. Peccato che alcune soluzioni risultino forzate, come se in fase di scrittura qualcuno si fosse distratto.
Una sceneggiatura che poteva essere potenzialmente buona risulta discreta per via di questi espedienti che mi hanno lasciato un po' perplesso.
Lasciatelo perdere se non siete appassionati del genere
Melodia di Daniele Bonfanti
Quando si intraprende la lettura di un romanzo di una persona conosciuta, per di più un amico, è sempre difficile essere obbiettivi. Perché si pensa sempre a chi l'ha scritto, che c'era lui dietro la tastiera, davanti al monitor e non si viene coinvolti dalla storia.
Non è successo. Melodia mi ha catturato, mi ha trascinato nella trama e io mi sono lasciato cullare docilmente. Daniele Bonfanti non è uno che gira troppo intorno alle parole, alla trama, ai fatti. È diretto, preciso, pulito, senza inutili fronzoli ad arricchire il testo. E questo mi piace, anche se un po' all'inizio disorienta, soprattutto per chi è abituato a leggere tomi alla Stephen King.
Mi era già successo con la sua prima opera, L'Eterno Sogno, in cui faticavo a carburare, per poi, comunque, farmi catturare dalla trama. In Melodia si nota il processo evolutivo dello scrittore, la maturità d'autore, anche se qualcosa dello stile giovanile rimane, in positivo, naturalmente.
In questo romanzo sono condensate decine di idee che potrebbero costituire benissimo altrettanti romanzi, ma Daniele ha saputo amalgamare il tutto con invidiabile maestria, portando a conoscenza del lettore teorie nemmeno tanto fantascientifiche, in un insieme di generi che tengono legato l'occhio alla pagina. C'è il mistero, l'orrore, la fantascienza, il giallo, il thriller, in un caleidoscopico intreccio che lascia senza fiato fino alla fine, in cui il mistero della Melodia viene rivelato.
Ok, penserete voi, il tuo giudizio non è obbiettivo comunque, perché è un tuo amico, il romanzo fa parte del catalogo della tua casa editrice e quindi è logico che ne parli bene.
D'accordo, ma io vi consiglio comunque la lettura di questo romanzo.
Non ve ne pentirete.
Non è successo. Melodia mi ha catturato, mi ha trascinato nella trama e io mi sono lasciato cullare docilmente. Daniele Bonfanti non è uno che gira troppo intorno alle parole, alla trama, ai fatti. È diretto, preciso, pulito, senza inutili fronzoli ad arricchire il testo. E questo mi piace, anche se un po' all'inizio disorienta, soprattutto per chi è abituato a leggere tomi alla Stephen King.
Mi era già successo con la sua prima opera, L'Eterno Sogno, in cui faticavo a carburare, per poi, comunque, farmi catturare dalla trama. In Melodia si nota il processo evolutivo dello scrittore, la maturità d'autore, anche se qualcosa dello stile giovanile rimane, in positivo, naturalmente.
In questo romanzo sono condensate decine di idee che potrebbero costituire benissimo altrettanti romanzi, ma Daniele ha saputo amalgamare il tutto con invidiabile maestria, portando a conoscenza del lettore teorie nemmeno tanto fantascientifiche, in un insieme di generi che tengono legato l'occhio alla pagina. C'è il mistero, l'orrore, la fantascienza, il giallo, il thriller, in un caleidoscopico intreccio che lascia senza fiato fino alla fine, in cui il mistero della Melodia viene rivelato.
Ok, penserete voi, il tuo giudizio non è obbiettivo comunque, perché è un tuo amico, il romanzo fa parte del catalogo della tua casa editrice e quindi è logico che ne parli bene.
D'accordo, ma io vi consiglio comunque la lettura di questo romanzo.
Non ve ne pentirete.
Intervista su Promesse d'Autore
Sul blog Promesse d'Autore è apparsa magicamente un'intervista al sottoscritto, in cui si parla, ovviamente, del mestiere dello scrittore, dello scrivere e del futuro dei libri.
Fiondatevi a leggerla!
Fiondatevi a leggerla!
Editori a pagamento: la polemica in rete.
Vorrei dire la mia riguardo l'editoria a pagamento, visto che in questi giorni ho letto notizie su vari blog di querele da parte di case editrici nei confronti di gente che esprimeva il proprio giudizio su questo fenomeno.
Ebbene, io ci sono passato. Ho pubblicato i primi tre romanzi della mia carriera a pagamento. È stata una mia scelta, un'esperienza, ho letto il contratto e scelto di pagare.
Per quanto riguarda l'editore citato in alcuni di questi articoli, anch'io sono stato catturato da quel box rosso e ho spedito i miei manoscritti. Ho ricevuto una proposta editoriale, per scoprire che era a pagamento, e ho deciso gentilmente di declinare, visto le passate esperienze.
C'è da dire che l'annuncio apparso su vari quotidiani non specifica che la pubblicazione di autori emergenti è con compenso e questo è quantomeno subdolo.
La pubblicazione con contributo non ha nessun valore. Anzi, è oltremodo denigrante per l'autore e per la percezione che può averne un eventuale pubblico.
Tu paghi, quindi ti pubblicano a discapito della qualità stessa dell'opera. E nessun editore "tradizionale" ti prenderà mai in considerazione se hai pubblicato con contributo.
La verità è questa. Pura e cristallina. Un editore a pagamento non è altro che uno stampatore, un printer on demand come ormai se ne trovano a decine in rete. Non da nessun valore aggiunto.
Se un editore credesse veramente a un autore valutato, allora lo pubblicherebbe senza chiedergli nulla, anzi, cercando di tenerselo come un investimento. Ma per questi "editori" il business è prender soldi dai grafomani, dagli imbrattacarte e non puntare sulla diffusione della cultura.
È importante saperlo. Se volete pubblicare un romanzo e non trovate un editore, ma volete comunque vederlo in forma di libro, allora, a questo punto, usate un print on demand, che fa quello che chiedete immediatamente e il prezzo lo fate voi.
Non credete alla chimera della pubblicazione facile. Chi vi chiede soldi punta solo al vostro portafoglio e non al vostro talento, presunto o reale che sia.
Per quanto riguarda l'editore citato in alcuni di questi articoli, anch'io sono stato catturato da quel box rosso e ho spedito i miei manoscritti. Ho ricevuto una proposta editoriale, per scoprire che era a pagamento, e ho deciso gentilmente di declinare, visto le passate esperienze.
C'è da dire che l'annuncio apparso su vari quotidiani non specifica che la pubblicazione di autori emergenti è con compenso e questo è quantomeno subdolo.
La pubblicazione con contributo non ha nessun valore. Anzi, è oltremodo denigrante per l'autore e per la percezione che può averne un eventuale pubblico.
Tu paghi, quindi ti pubblicano a discapito della qualità stessa dell'opera. E nessun editore "tradizionale" ti prenderà mai in considerazione se hai pubblicato con contributo.
La verità è questa. Pura e cristallina. Un editore a pagamento non è altro che uno stampatore, un printer on demand come ormai se ne trovano a decine in rete. Non da nessun valore aggiunto.
Se un editore credesse veramente a un autore valutato, allora lo pubblicherebbe senza chiedergli nulla, anzi, cercando di tenerselo come un investimento. Ma per questi "editori" il business è prender soldi dai grafomani, dagli imbrattacarte e non puntare sulla diffusione della cultura.
È importante saperlo. Se volete pubblicare un romanzo e non trovate un editore, ma volete comunque vederlo in forma di libro, allora, a questo punto, usate un print on demand, che fa quello che chiedete immediatamente e il prezzo lo fate voi.
Non credete alla chimera della pubblicazione facile. Chi vi chiede soldi punta solo al vostro portafoglio e non al vostro talento, presunto o reale che sia.
Subsonica - Concerto al forum di Assago 07/12/2007
Ritornare al Forum di Assago (ora Datchforum) dopo 5 anni e questa volta per assistere a un concerto mi ha evocato ricordi agrodolci. Sì, perché lì ci avevo lavorato, e duramente oserei aggiungere, per allestire insieme ad altri pazzi una delle megalan più vaste che si siano mai viste in Italia: Ngi Lan 2002.
Per chi di voi non sa cosa sia una Lan, ebbene, sono una serie di pc collegati in una rete locale (che poi possa uscire o meno in internet questo è a scelta di chi la mette in piedi), quindi comunicanti. Per far cosa, direte voi? Per giocare, naturalmente, in multiplayer. L'esperienza passata era stata entusiasmante ma oltremodo sfiancante. Pensate, avevo persino manovrato un muletto per portare dentro due bancali di Red Bull.
Ieri sera ci sono tornato per il concerto dei Subsonica, da spettatore, insieme alla mia dolce metà e altri amici. Organizzazione impeccabile, pubblico tranquillo, anche perché io ero abituato a ben altri concerti (quelli di Vasco, per intenderci).
Ora di inizio 21, naturalmente è iniziato con più di mezz'ora di ritardo, ma che ci vuoi fare, sono artisti.
Partenza con una versione unplugged di Tutti i miei sbagli. Bello, ma non tutti hanno apprezzato. Poi subito un pezzo del nuovo album L'Eclissi: Veleno. Brano veramente tosto, molto ritmato, molta elettronica, come da sempre ci hanno abituato i Subsonica.
Poi il secondo pezzo, il singolo che gira adesso nelle radio: La Glaciazione. Qui i ragazzi hanno voluto un po' esagerare, perché è il brano del momento, distorcendo un po' troppo e i vari strumenti sembravano sovrapporsi senza essere armonici, ma comunque la maggior parte degli spettatori gridava e saltava e nemmeno ci faceva caso.
I Subsonica sono pura energia, niente da eccepire, sparano adrenalina a cannonate, con quasi tutti i pezzi, tranne naturalmente quelli più lenti e melodici. La scenografia del palco poi rispecchia a pieno questa loro tendenza, con giochi di luci psichedeliche molto coinvolgenti da bruciarti le cornee e qualche diottria. Il suono un po' sporco, a volte troppo pompati i bassi, a volte qualche strumento prendeva il sopravvento. Il problema è sicuramente anche l'acustica del forum.
I ragazzi sanno farsi voler bene, sanno far ballare e poi, soprattutto, valgono a pieno il prezzo del biglietto, solamente 20 euro. Ci sono artisti, tipo Ligabue, che al forum si fanno pagare quasi 60, e per me, è un furto. Al di là della fama indiscussa del cantante di Correggio, e posso anche pensare che lui abbia più tecnici al seguito, più sicurezza, più tutto, ma 60 euro, amici miei, sono veramente tanti e io mi sono rifiutato di assistere al suo concerto.
Ritornando ai Subsonica, devo dire: bravi, una buona gestione dello spettacolo e della scena, anche se forse due pause, seppur brevi, spezzano un po' troppo e fanno calare l'adrenalina e l'entusiasmo del pubblico.
I brani del nuovo lp mi sembrano ottimi, alcuni li ho sentiti ieri sera per la prima volta e quando un pezzo ti piace al primo ascolto vuol dire che ti piacerà di più al secondo. Approvo la loro gestione del pubblico e quel po' di umiltà che non guasta mai rispetto ad altri artisti.
Se apprezzate la loro musica, dovete prima o poi andarli a vedere dal vivo.
Ne vale la pena.
Per chi di voi non sa cosa sia una Lan, ebbene, sono una serie di pc collegati in una rete locale (che poi possa uscire o meno in internet questo è a scelta di chi la mette in piedi), quindi comunicanti. Per far cosa, direte voi? Per giocare, naturalmente, in multiplayer. L'esperienza passata era stata entusiasmante ma oltremodo sfiancante. Pensate, avevo persino manovrato un muletto per portare dentro due bancali di Red Bull.
Ieri sera ci sono tornato per il concerto dei Subsonica, da spettatore, insieme alla mia dolce metà e altri amici. Organizzazione impeccabile, pubblico tranquillo, anche perché io ero abituato a ben altri concerti (quelli di Vasco, per intenderci).
Ora di inizio 21, naturalmente è iniziato con più di mezz'ora di ritardo, ma che ci vuoi fare, sono artisti.
Partenza con una versione unplugged di Tutti i miei sbagli. Bello, ma non tutti hanno apprezzato. Poi subito un pezzo del nuovo album L'Eclissi: Veleno. Brano veramente tosto, molto ritmato, molta elettronica, come da sempre ci hanno abituato i Subsonica.
Poi il secondo pezzo, il singolo che gira adesso nelle radio: La Glaciazione. Qui i ragazzi hanno voluto un po' esagerare, perché è il brano del momento, distorcendo un po' troppo e i vari strumenti sembravano sovrapporsi senza essere armonici, ma comunque la maggior parte degli spettatori gridava e saltava e nemmeno ci faceva caso.
I Subsonica sono pura energia, niente da eccepire, sparano adrenalina a cannonate, con quasi tutti i pezzi, tranne naturalmente quelli più lenti e melodici. La scenografia del palco poi rispecchia a pieno questa loro tendenza, con giochi di luci psichedeliche molto coinvolgenti da bruciarti le cornee e qualche diottria. Il suono un po' sporco, a volte troppo pompati i bassi, a volte qualche strumento prendeva il sopravvento. Il problema è sicuramente anche l'acustica del forum.
I ragazzi sanno farsi voler bene, sanno far ballare e poi, soprattutto, valgono a pieno il prezzo del biglietto, solamente 20 euro. Ci sono artisti, tipo Ligabue, che al forum si fanno pagare quasi 60, e per me, è un furto. Al di là della fama indiscussa del cantante di Correggio, e posso anche pensare che lui abbia più tecnici al seguito, più sicurezza, più tutto, ma 60 euro, amici miei, sono veramente tanti e io mi sono rifiutato di assistere al suo concerto.
Ritornando ai Subsonica, devo dire: bravi, una buona gestione dello spettacolo e della scena, anche se forse due pause, seppur brevi, spezzano un po' troppo e fanno calare l'adrenalina e l'entusiasmo del pubblico.
I brani del nuovo lp mi sembrano ottimi, alcuni li ho sentiti ieri sera per la prima volta e quando un pezzo ti piace al primo ascolto vuol dire che ti piacerà di più al secondo. Approvo la loro gestione del pubblico e quel po' di umiltà che non guasta mai rispetto ad altri artisti.
Se apprezzate la loro musica, dovete prima o poi andarli a vedere dal vivo.
Ne vale la pena.
Presentazione Melodia di Daniele Bonfanti
Incontro con Daniele Bonfanti, e Melodia la serata del 14 Dicembre, ore 21.00, a Villa D'Adda (BG), presso la biblioteca comunale. (Via M.T. di Calcutta, presso Scuole Elementari).
Come al solito, vi aspettano letture sceniche e musiche dal vivo.
Presenta Davide Cassia, letture di Luigi Acerbi e di Daniele Bonfanti, musiche in scena di Francesco Angelo Lanza.
Seguirà un rinfresco (lo sappiamo che se no non venite...).
Intervenite numerosi!
Come al solito, vi aspettano letture sceniche e musiche dal vivo.
Presenta Davide Cassia, letture di Luigi Acerbi e di Daniele Bonfanti, musiche in scena di Francesco Angelo Lanza.
Seguirà un rinfresco (lo sappiamo che se no non venite...).
Intervenite numerosi!
Post-Oz
Affidandomi al mio infallibile senso dell'orientamento ho raggiunto sabato sera la sede del teatro di Tavazzano, il Teatro Nebiolo, nonostante la nebbia e la pioggia. Con me il messere Sarrus aka Stefano Sampietro, che consultava una cartina troppo zoomata e mi indicava la via di cui non abbisognavo.
Ci siamo fermati a massacrare una pizza troppo sottile e troppo salata alla Pizzeria da Marina, di fronte al teatro e poi abbiamo scoperto che gli altri compari stavano assediando un altro locale e li abbiamo raggiunti. La tentazione di mangiare la pizza avanzata di crilosa con tappeto di rucola è stata forte, ma ho resistito, per mantenere elastica la panza.
Poi alla biblioteca, a presentare i Corti, a presentare Francesco Angelo Lanza, amico de panza, e conosciuto come Bukoso o Bukoski per gli amici del forum. Io tutto giullare, lui tutto serioso, ma l'effetto di antitesi pare abbia funzionato.
Gente raminga tra una sede e l'altra, e poi una nuova corti-session, a legger racconti, passandosi il testimone a forma di libro.
Una serata piacevole e divertente. Soprattutto perché passata tra amici.
Au revoir.
Poi alla biblioteca, a presentare i Corti, a presentare Francesco Angelo Lanza, amico de panza, e conosciuto come Bukoso o Bukoski per gli amici del forum. Io tutto giullare, lui tutto serioso, ma l'effetto di antitesi pare abbia funzionato.
Gente raminga tra una sede e l'altra, e poi una nuova corti-session, a legger racconti, passandosi il testimone a forma di libro.
Una serata piacevole e divertente. Soprattutto perché passata tra amici.
Au revoir.
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