È un giallo, è un thriller? Sì, diciamolo: è un serial-thriller.
Il nuovo romanzo di Davide Cassia ha il pregio di riuscire ad ammorbidire la naturale sospettosità indagatrice del lettore, attraverso una vicenda che si sviluppa in modo piuttosto lineare fino a quattro quinti della narrazione, per poi renderla temporalmente, drammaticamente, molto efficacemente ciclica.
Quando sei lì che non sai più cosa aspettarti, ma comunque credi, in fondo, che da qualche parte del tuo subconscio la spiegazione tu l'abbia trovata, ecco che Cassia usa il Tempo per chiarire ogni cosa. Su questo punto non dico di più, perché è risolutivo di parecchi misteri, capirete ciò che intendo solo leggendo il libro.
Di Cassia avevo già letto due romanzi ("Tombe d'acciaio" e "Morte di un perdente"), nei quali l'Autore tratta i suoi personaggi in modo piuttosto "comprensivo". In "Inferno 17" si ritrova questa condiscendenza verso il protagonista e nei confronti di altri personaggi minori, ma solo fino a un certo punto del romanzo. Poi il cambio di rotta è brusco, ben congegnato, efficace psicologicamente e, lo dico da lettore, persino efferato.
È un serial thriller italiano, come ambientazione e atmosfere ma anche come verosimiglianza nostrana che si trova nei rapporti umani, nei dialoghi dell'infermiere Paolo e soprattutto nei suoi proni rapporti di lavoro con il personale amministrativo della clinica dove viene assunto per occuparsi del misterioso paziente della camera 17.
Il suo carattere, di uomo orgoglioso ma pavido, nel complesso un "realista-ribelle" - o anche un uomo di saldi principi che non riesce come tanti di noi a concretizzare -, è a mio avviso tratteggiato da Cassia con sensibilità e grande bravura.
Sono contento di aver letto Inferno 17, che, lo affermo molto umilmente e solo dal mio modesto punto di vista, mi ha dato la misura di una crescita effettiva delle capacità dell'Autore nel costruire le proprie storie.
Questo è un romanzo che sorprende, e di questi tempi non è cosa da poco.
Nessun commento:
Posta un commento