Lo Stagno di Fuoco - Daniele Nadir


In questo periodo in cui ho veramente poco tempo per leggere e lo faccio appena ho quelle pause fisiologiche e di tranquillità che la mancanza di tempo di questo periodo mi regala come piccole perle. Non c'è niente da ridere e le battute si possono sprecare, o forse sì, c'è da ridere, ridete pure e io continuo a leggere in questi luoghi appartati.
In questa situazione problematica non posso leggere tutto quello che capita sotto le mie grinfie senza operare delle scelte precise. Se un libro, anche se meritevole, o segnalato da diversi amici, blogger, funghi fluorescenti e nani da giardino, mi risulta indigesto dalle prime pagine, lo ributto nel mucchio e ne piglio un altro.
Un volta non era così, cercavo di arrivare fino in fondo, anche se la storia, lo stile, i personaggi o lo scrittore mi risultavano antipatici.
Quindi è sempre bello quando pescando a caso, trovi nelle pile di libri che ricoprono la casa, qualcosa di meritevole, ovviamente secondo il mio modestissimo parere.
Si tratta di questo Lo Stagno di Fuoco, di un autore italiano che non conoscevo, pubblicato nientemeno che da Sperling & Kupfer.
La storia tratta della fine del mondo e del Giudizio Universale.
Genere fantastico, insomma, con presupposti non originali, ma stimolanti. E la scrittura e briosa, elegante, divertente, coinvolgente. Gli argomenti vengono affrontati con leggerezza, senza pesare troppo sul lettore, ma con cognizione di causa, perché si vede che l'autore ne sa, ma tiene la sua bravura al margine del campo visivo.
E quindi il malloppo di 800 pagine scorre discretamente veloce.
Difetti?
C'è da dire che forse alla lunga ci si perde un po' tra i vari cambi di prospettiva narrativa e i molti personaggi che compongono il quadro. Forse snellirlo un po' non gli avrebbe fatto male, qualche centinaio di pagine in meno, una sfoltita qua e là di arditi periodi e sfronzolanti avverbi non farebbe male, soprattutto a partire da un certo punto del libro in poi, come se l'editor (o chi per esso) si fosse stancato e avesse mollato il colpo.
Tutto questo però, come già anticipato, è compensato dal potere immaginifico dell'autore.
Io probabilmente sono influenzato dall'argomento trattato, che mi tira dentro tantissimo, ma questo libro mi ha divertito e appassionato.
È una lunga cavalcata, ma vale la pena.

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