Anno 2010
pagg 816
ISBN Edizioni
(Collana Special Books)
(Collana Special Books)
Daniel "Skippy" Juster e Ruprecht Van Doren sono compagni di stanza al Seabrook College di Dublino. Skippy è nella squadra di nuoto e passa le sue giornate attaccato al Nintendo, Ruprecht è un piccolo genio in sovrappeso con la passione per la matematica, le invenzioni e la speranza di comunicare, un giorno o l'altro, con gli extraterrestri. Una sera, in un locale, i due fanno a gara a chi mangia più ciambelle. Accade in un attimo: Skippy diventa rosso in viso, stramazza al suolo e muore in pochi minuti. Da questa fatale competizione prende il via una tragicomica avventura [...]
ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER!
Questo romanzo mi ha generato diverse emozioni contrastanti e fatto litigare le mie XII parti multipersonalità. Skippy muore è un malloppazzo di 800 pagine, che non parla solo del ragazzino perito, ma, e soprattutto, del college irlandese di Seabrook.
Una delle mie personalità pensa che sia la storia di un manipolo di sfigati, pieni di complessi e problemi esistenziali, che per sopperire ci danno giù di brutto con droghe e alcool. La maggior parte degli attori di questo libro sono così: Skippy ha gravi problemi esistenziali e caratteriali, certo, aggravati anche da complicazioni familiari. È comunque sfasato, borderline. Seabrook è gestito da preti, ovviamente, c'è il caso di pedofilia. Poi c'è il professore sfigato, di storia, che tradisce la compagna, perché incapace di gestire un rapporto di coppia e infatuato della fatalona di turno. Poi c'è la ragazzina fighettina anch'essa con disturbi della personalità, che diventa anoressica. Gli adolescenti sono giustificati in una certa misura, gli adulti sono rimasti adolescenti.
È sicuramente una scelta voluta dall'autore, ma scarica addosso al lettore ettolitri di sconforto e tristezza. Sembrano quasi delle macchiette, degli stereotipi di problematiche esistenziali e adolescenziali. Non è tutto così, ci sono delle parti divertenti, generate dagli amici/compagni di classe di Skippy, e dalle improbabili invenzioni di Rupercht, il migliore amico.
C'è un'altra personalità invece che ritiene che sia un capolavoro, un romanzo mainstream sperimentale, che approccia la realtà da punti di vista originali e mai scontati, che riporta il disagio di più generazioni nei confronti di una vita incasellata e prestabilita, che non permette evasioni, che non ammette i perdenti. Uno spaccato lucido e inquietante dei nostri tempi, di come le droghe e l'alcool siano così entrate nel quotidiano da essere passate da allarme generazionale ad abitudine.
Insomma, un'opposizione forte, in netto contrasto, che ha aumentato il divario fra le mie diverse personalità. Ammetto che ho fatto fatica a leggerlo in alcuni punti, c'è bisogno di una certa dose di concentrazione. Non è un romanzo semplice, l'intreccio, seppur lineare, è complesso e sovrappone diversi PoV che disorientano - a volte sorprendono piacevolmente - il lettore.
Se siete dei lettori seriali, è un'esperienza che vale la pena di essere vissuta, se siete dei lettori occasionali o non siete abituati a faticare più di tanto su un testo, allora potreste incontrare delle difficoltà, oppure, al contrario, essere illuminati dal dio della lettaratura.
Giudizio: 3,5 su 5
silente ne parlò un sacco bene. boh?
RispondiEliminacontinua a non ispirarmi del tutto :/
Mi ero perso la recensione... Sì, alla fine concordo con quelo che dici, non è un libro facile e non è per tutti, ma varrebbe comunque la pena provarlo.
RispondiEliminaE Gelo... prrr!