Il Ladro di Sogni di Andrew Pyper

Anno 2009
pagg 361
Piemme

Da sempre Patrick Rush sogna di fare lo scrittore. O meglio, di essere un autore. Invece si è sempre dovuto accontentare di scrivere recensioni sul principale quotidiano di Toronto. Stroncature, per la verità: di romanzi altrui e di programmi tv spazzatura. Ma un giorno, per colmare la sua mancanza di ispirazione, decide di frequentare un laboratorio di scrittura: il Circolo Kensington. Nessuno tra i partecipanti spicca per particolare talento. Tranne Angela, che legge dal suo diario una favola inquietante [...]

Dicono che questo libro è un thriller mozzafiato, che leggi tutto di un fiato, pagina dopo pagina, e avrai paura del buio dopo e ti assicurerai che porte e finestre siano chiuse bene prima di dormire.
Permettemi di dissentire. Diventa un pelo interessante nel finale, ma niente di più. Quando l'ho chiuso mi sono chiesto dove fosse la suspense, l'inquietudine e la frenesia di lettura. In altri libri, sicuramente.
Anzi, direi che a volte è lento, e purtroppo, quando un romanzo è scritto in prima persona e il protagonista ti sta un po' sulle palle, allora è segnato.
Patrick Rush è un complessato, frustrato, si fa un sacco di seghe mentali, vuole diventare uno scrittore, ma è privo della materia prima: la fantasia. Allora cosa fa? Ne ruba un po', dal circolo di lettura di cui fa parte. O meglio ruba parte di un racconto e costruisce il resto. Il romanzo diventa un best seller. Invece di godersi il successo e il denaro derivante, si tormenta con i sensi di colpa. E qui tutti a darmi addosso... Però, sinceramente, mi è sembrato irreale, perchè spacca proprio le palle 'sta cosa, durante tutta la lettura. Tutto un darsi addosso, tutto un denigrarsi e, dopo un po', stanca. Va bene il personaggio tormentato, ma questo qui è da analisi.
Ci sono delle parti irritanti anche nella stesura, dei concetti ridondanti che vengono ribaditi e che il lettore già conosce a menadito. A volte mi sono fermato a chiedermi perché fosse stato scritto un determinato periodo, totalmente inutile.
Non è tutto da buttare, credetemi, ma probabilmente quando non sopporti il narratore parti veramente male e finisci peggio. Ma l'ho finito, perlomeno. Perché in alcuni punti non è male, nelle parti di azione, di dialogo, nel confronto con altri personaggi, insomma dove non c'è introspezione del protagonista.
Anche l'idea che sta alla base del romanzo, quel killing Circle che fa capire meglio dove andrà a parare la storia, è intrigante, ma, a mio avviso, avrebbe avuto maggior impatto sul lettore se scritta in terza persona e non focalizzata solo sulle emozioni/impressioni del protagonista. E poi gira per troppe pagine intorno all'osso, per poi azzannarlo solo nelle ultime cinquanta.
Insomma, a me ha irritato troppo spesso per rendermi conto della suspense, la paura non pervenuta. Ribadisco il concetto che ogni impressione/recensione è soggettiva, quindi può anche darsi che a voi questo romanzo sia piaciuto. Io, probabilmente, non l'ho capito.
Giudizio: 2 su 5

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