Titolo: Il diciottesimo vampiro
Autore: Claudio Vergnani
Anno: 2009, 544 pag.
Editore: Gargoyle
"...sbarco il lunario uccidendo vampiri. Non è un compito difficile, ed è sempre meglio che lavorare. lo e i miei compagni li distruggiamo durante il giorno, mentre dormono il loro sonno di morte, nascosti nei loro miserabili covi. Non possono reagire. Un paio di colpi di mazzuolo ed è fatta. Forse non è il mestiere più bello del mondo, ma è facile e socialmente utile. Non occorrono coraggio o particolare determinazione. Non serve essere animati dal sacro fuoco della giustizia. Serve solo un po' di pratica e tanta disperazione. Per certi versi è come la disinfestazione di topi o insetti: fai quello che devi fare, sopportando il disgusto, e poi te ne torni a casa. Sempre che non si finisca per esagerare, per passare la misura. Il problema è che non sapevo che esistesse un confine. L'ho saputo solo dopo averlo oltrepassato. E, a quel punto, tornare indietro non era più possibile..."
Mi sono avvicinato a questo libro leggendo le recensioni di altri blog, su consigli di amici e collaboratori di XII. L'approccio quindi è stato quello delle grandi aspettative.
In un primo momento sono rimasto spiazzato dall'approccio molto colloquiale e introspettivo, dovuto alla prima persona. Con questo tipo di impostazione si corre il rischio di indisporre immediatamente il lettore se trova la caratterizzazione del protagonista non nelle sue corde, se non riesce a immedesimarsi. Di contro, la narrazione diventa molto coinvolgente se si riesce a calarsi nei panni del personaggio.
Claudio, il protagonista, è l'antieroe per eccellenza, maltrattato dalla vita, disoccupato, tira a campare, si lascia sopravvivere e... ammazza vampiri. La caratterizzazione è azzeccata, forse perché Vergnani si è calato completamente nel ruolo, dandogli persino il proprio nome e quindi ha infuso passione, passione che si legge tra le righe, pensieri che sono i suoi passati alla carta e che escono dalla bocca del protagonista e frullano nei suoi pensieri.
Il contorno dell'Emilia e la localizzazione totalmente nostrana aumenta questa sensazione di immersione e immedesimazione nella storia e nei personaggi che vi gravitano attorno. Questi sono essenzialmente come lui, degli emarginati di una società troppo caotica e arrivista, e uno in particolare sembra un'altra proiezione dell'autore, forse la sua parte più sporca e maledetta.
Tutto questo per dire che, nonostante le aspettative, questo romanzo mi ha catturato, non subito, non dalla prima pagina, ma piano piano, tirandomi dentro poco alla volta.
Alla fine, come capita con i migliori, mi è dispiaciuto finirlo, mi è mancata la compagnia di Claudio, Vergy e dell'amica.
Tirando le somme quindi, al di là della storia, che a parer mio a volte ha dei tempi morti un po' troppo lunghi, la forza di questo romanzo sono i personaggi, l'atmosfera, l'ambientazione, e l'idea che sta alla base.
I difetti appunto, nonostante l'affezione per i personaggi, sono forse alcuni passaggi prolissi: gli spostamenti, alcuni momenti di stanca tra un evento e l'altro. L'uso, a volte eccessivo, di citazioni da altre opere, che alla lunga risulta irritante. Un altro appunto va fatto a diversi refusi trovati qua e là, ma so benissimo che non è facile fare un editing accurato di un manoscritto. Errori ortografici come qual è con l'apostrofo e soprattutto con un t sola però lasciano perplessi.
Nel complesso quindi un buon romanzo che avrebbe potuto raggiungere l'optimum con una punta di attenzione in più per l'editing e la lunghezza di alcuni passaggi.
GIUDIZIO: 4 su 5