L'anima errante - prime pagine


Un uomo con un lungo cappotto nero percorreva una via del centro della città, avviluppata in una mattina grigia con nuvole basse e minacciose e spazzata da un vento che trascinava con sé goccioline di pioggia. Un cappello scuro ne celava il viso e gli occhi.
La gente per strada non badava a lui, ma a difendersi dalle sferzate gelide del vento di tramontana. L’individuo percorse un breve tratto della piazza San Clemente di Velletri, addobbata a festa per le imminenti feste natalizie, poi si tuffò in un vicolo laterale in cui il vento faceva mulinare cartacce e foglie secche. Percorse il vicolo per la sua intera lunghezza e poi svoltò in un viottolo poco illuminato. A metà strada si fermò, una folata di vento gli alzò per un attimo il cappello rivelando una faccia grinzosa e scolpita dal tempo. Incastonati come diamanti brillavano sul viso due occhi penetranti color ghiaccio. L’uomo guardò nelle due direzioni in cui il lastricato si perdeva e poi entrò nel negozio di fronte.
All’interno un odore di pagine ingiallite e polvere. Centinaia di vecchi libri erano catalogati con ordine in enormi scaffali in noce, qua e là attaccati dalle tarme. L’uomo percorse sicuro il corridoio centrale e arrivò al bancone.
“Bartolomeo,” disse con voce profonda.
Si sentì un fruscio e da dietro una porta apparve un anziano con in mano un volume pulcioso e con gli occhiali in bilico sul naso.
“Ah, sei tu. Ho buone notizie per te.”
“L’hai trovato?” domandò l’altro con una punta di eccitazione.
“Sì, ma non è stato facile.”
Bartolomeo chiuse con un polveroso sbuffo il tomo consunto e lo infilò sotto il bancone.
“Dov’è?”
“Calmati, ora te lo vado a prendere.”
Tornò dietro la porticina. L’uomo si tolse il cappello, liberando una chioma spoglia, con qualche sparuto capello grigiastro. Aveva la pelle stranamente violacea e una barba bianca ben curata. Quando Bartolomeo riapparve, si affrettò a ricoprire il capo.
Il vecchio stringeva le dita su una copertina rilegata in pelle nera e impreziosita da borchiature dorate. Lo posò sul ripiano davanti all’uomo nel cappotto. Lui non lo prese subito. Esitò fissandolo. Poi, come riscuotendosi, lo agguantò e incominciò a esaminarne la copertina. Dopo un minuto buono lo aprì e osservò con attenzione le pagine iniziali.
“Allora?” domandò Bartolomeo.
“Un attimo,” disse l’altro spazientito.
L’uomo scorse altre pagine con aria via via più insoddisfatta, poi lo riappoggiò chiudendolo.
“Questo non è il libro che cercavo.”
“Certo che non lo è. È solo una buona imitazione.”
“Dov’è l’originale?” brontolò il cliente con aria minacciosa.
“Il nostro accordo non mi pare soddisfacente, ho dovuto penare parecchio per ritrovare il libro, non è stato facile e sono anche accadute strane cose da quando è qui.”
Lo sconosciuto mise una mano sul bancone. “Strane cose?”
“Sì.”
“Tu vaneggi, vecchio. Ti pagherò il prezzo stabilito, non una lira di più. E ora fuori il libro!”
Bartolomeo scosse la testa. “Voglio il doppio.”
L’uomo scoppiò a ridere, prendendo alla sprovvista il libraio, che sussultò.
“Tu sei pazzo.” 
“Il doppio,” ripeté il vecchio, per nulla intimorito.
“E va bene, ti darò il doppio, ma ora fuori il libro.”
Bartolomeo sorrise, il sorriso furbo di chi da decenni contrattava con gente ben peggiore del figuro che aveva lì davanti. Si voltò e di nuovo superò la porticina. Immetteva in un locale in penombra, illuminato da una lampadina da pochi Watt e stracolmo anch’esso di libri più o meno integri.
Si chinò sotto un tavolo e raccolse un cofanetto arrugginito e malconcio. Sfilò una piccola chiave da una tasca dei pantaloni e aprì lo scrigno. Stava per prelevare il libro che vi era nascosto quando alle sue spalle apparve senza rumore l’uomo col cappotto nero. Afferrò la testa del libraio con tutte e due le mani e con uno scatto secco la fece roteare di quasi centottanta gradi. Si udì uno schiocco, il vecchio non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che stava accadendo.
Quando l’uomo lasciò la presa, il corpo cadde con un tonfo sordo su una catasta di libri. L’assassino scavalcò il cadavere ed esaminò il contenuto del cofanetto. Il libro esibiva la stessa rilegatura della copia, e all’interno spiccavano gli stessi simboli, ma in questo c’era la raffigurazione che in tutte le altre copie che aveva esaminato nel mondo non aveva mai trovato.
“Sì,” sibilò trionfante a bassa voce. “Grazie, Bartolomeo, hai avuto la ricompensa più grande.”
Sistemò il prezioso libro nero in una tasca interna del pastrano.
Percorse veloce il corridoio e uscì nel viottolo. Nessuno in giro. D’altronde la giornata non era ideale per passeggiate mattutine. Imboccò il vicolo all’estremità opposta rispetto a quella da cui era giunto e se ne andò indisturbato.
Quando, ore più tardi, echeggiarono le sirene della polizia, lui stava facendo scattare la cintura di sicurezza della sua poltroncina d’aereo.

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