Riporto oggi un post di Daniele Bonfanti apparso sul blog di XII.Questo per farvi capire qual è il xii-pensiero e quanto ci teniamo a essere trasparenti e a creare qualcosa a livello editoriale che in Italia non esiste. Permettetemi di tediarvi con una specie di editoriale.
Serio.
Su, cosa sono quelle facce? Per una volta.
Qualche giorno fa, rispondevo via mail a una richiesta di chiarimenti riguardo il contratto che andremo a proporre ai vincitori del Premio iNarratori 2008 - che è esattamente lo stesso contratto che proponiamo agli altri nostri autori. Scrivendo quella mail, mi sono detto che quelle due o tre cose erano uno spunto interessante per condividere con voi una riflessione che riassume quella che è appunto la nostra "Visione" editoriale.
Ecco in primo luogo i punti di cui si parlava:
- L'unico diritto che chiediamo è quello di pubblicazione, mai quello di esclusiva. Quindi l'autore può fare della propria opera esattamente ciò che desidera: è sua.
- Il contratto è a tempo indefinito, e l'autore può recedere quando vuole senza vincoli o penali.
- Finché dura il rapporto contrattuale, le royalty del 10% restano invariabili.
Inviata la mail, ho pensato che poteva essere cosa utile mettere il contratto online, disponibile a chiunque volesse prenderne visione. Trasparenza significa questo. Quando l'ho proposto al Consiglio, ne sono stati entusiasti. Eccolo, quindi, il contratto di XII.
Come vedrete, l'autore ha molta libertà. Perché? Cosa ci guadagna Edizioni XII?
Be', noi pensiamo che i rapporti debbano essere basati sulla fiducia. L'autore compie un grande atto di fiducia nei confronti dell'editore affidandogli la sua opera. Il minimo che può fare l'editore è restituire questa fiducia. Porre condizioni non è un buon modo per dare fiducia; impegnarsi a fare determinate cose - per esempio un editing accurato e una selezione severa delle opere, specifiche operazioni promozionali... - invece lo è.
Ma il rapporto tra editore e autore, per lo meno in Italia, è qualcosa di madornalmente distorto.
L'editore viene visto come quello che concede all'autore di pubblicare, mentre in realtà dovrebbe essere il contrario: è l'autore che concede all'editore di pubblicare il suo libro.
L'editore viene identificato come il "capo" dell'autore. E l'editor come lo scagnozzo grosso e cattivo dell'editore, il cui unico scopo è rovinare il libro per renderlo commerciale.
Una battaglia, insomma. Una battaglia da cui chi esce sconfitto sono tutti, grandi editori esclusi, lettori assolutamente compresi.
L'editore, l'editor, l'autore, il lettore, dovrebbero essere tutti alleati. Perché il fine di tutti dovrebbe essere lo stesso: un buon libro.
Noi la vediamo così. Ecco perché vogliamo che tutte queste figure si incontrino, si parlino, collaborino. Si fidino, prima di tutto, le une delle altre.