L'Ultimo Inquisitore (Goya's Ghosts)

Siamo in Spagna negli ultimi anni del 1700, nella penisola iberica è ancora molto potente la Chiesa di Roma, che comunque vede anno dopo anno affievolirsi la fede e la fiducia degli uomini nei suoi confronti.
Così la Santa Inquisizione, ancora esistente e ancora subdolamente capace di seminare terrore nella plebe, decide di tornare ai vecchi metodi e imprigionare e torturare chi è sospettato di eresia. Fautore di questo reazionarismo è Lorenzo, inquisitore che sfrutterà il suo potere per i propri spregevoli interessi personali.
Ne fa le spese, Ines, pulzella di una ricca famiglia di commercianti e musa ispiratrice di Francisco Goya, pittore di corte, che viene imprigionata con un'accusa ingiusta e assurda. Da questa vicenda tragica nasce e si sviluppa poi tutto il complesso intreccio del film.
Milos Forman torna alla regia dopo diversi anni di assenza dalla scena, dopo capolavori come Amadeus e Qualcuno volò sul nido del cuculo e dipinge, e proprio il caso di dirlo, un film dai tratti cupi e forti, che narra di un'era cupa che non vuole morire, ma, suo malgrado, è costretta a fare in conti con un mondo che sta evolvendo forse troppo velocemente. E, come tutte le rivoluzioni, questa porterà terrore, distruzione e morte.
L'Ultimo Inquisitore (Goya's Ghosts) è un film che inquieta, fa riflettere e alla fine lascia un po' storditi. La trama è coinvolgente, suscita emozioni, tra l'indignazione e lo stupore e non cade mai di tono. Bello anche l'affresco storico e la metodologia pittorica di Goya, descritta quasi come un documentario.
Insomma, un film da vedere sicuramente.

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