Devo essere sincero, ero molto scettico nei confronti di questo romanzo, emerso dalla bolgia delle copertine multicolore dell'Editrice Nord, collocato in quel fenomeno sensazionalistico postcodicedavinci.
Mi ha incuriosito per la mole di recensioni positive e perché consigliato da alcuni amici fidati. Allora mi ci sono tuffato, con le aspettative azzerate, pensando di piantarlo lì dopo qualche pagina, e invece mi ha portato (come accade spesso quando si affronta un romanzo a cuor leggero) in un turbine di passione narrativa e me l'ha fatto leggere in un fiato.
Lo stile è coinvolgente, quasi mai banale, funzionale alla storia, raramente con fronzoli inutili. I personaggi sono ben costruiti e da subito si entra in empatia, nonostante qualche cliché USA dell'agente FBI alcolista e brillantone. La trama è intrigante e non delude quasi mai, intessendosi in vari piani temporali in modo perfetto, tenendo sempre sulle spine il lettore.
C'è un paradosso deterministico che il mio povero piccolo cervello ha fatto fatica ad accettare, soprattutto perché, se si conosce il destino di tutte le persone del mondo, il giorno della loro morte, e si possono prevedere catastrofi, allora credo sia anche possibile evitare quelle morti. E invece no, visto che è scritto, è impossibile sottrarsi al proprio destino. È uno di quei paradossi da spaccarsi la testa contro il muro.
A questo punto mi vedo costretto a leggere anche gli altri due, con la speranza che non cada di stile, o che perlomeno mantenga la stessa qualità del primo.
Nessun commento:
Posta un commento