Lungi da me scrivere un post sessista, ma è così, i videogiocatori in percentuale sono in maggioranza maschi.
Nel mia lunga esperienza di gamer ho conosciuto poche donne interessate a questo tipo di intrattenimento.
Certo, c'è da fare dei distinguo. In primo luogo c'è da dire che le percentuali variano rispetto al genere, alla piattaforma e all'età. Chiaramente gl uomini sono quasi esclusivamente al 100% nei giochi FPS (sparatutto), i giochi di corsa, quelli violenti e quelli di guerra.
Le percentuali cambiano se si parla ad esempio della serie The Sims, o se si considerano le console come la Wii e quelle che hanno periferiche per ballare, ecc, ecc. Inoltre negli ultimi anni sono entrati in ballo anche i quelli giocati sui social network, in primis Facebook, dove spesso il gentil sesso si scimmia con giochi come Farmville.
I motivi per cui il videogioco è maschio sono già stati sviscerati in altri contesti e addirittura una ricerca della Stanford University pare sfatare quella brutta credenza per cui le donne non sono in grado di capirli, ma che semplicemente sono meno motivate e soddisfatte degli uomini nella fruibilità di questo tipo di passatempo, con tanto di tracciati cerebrali dove il maschio presenta una forte goduria quando si tratta di conquistare un territorio (pensa un po').
Io penso anche che oltre a questo entrino in ballo anche altre differenze di encefalo tra uomo e donna. In primo luogo, a parer mio, le donne sono meno inclini all'astrazione, sono più concrete, più realiste, più pratiche ed è difficile che riescano, appunto, a provare soddisfazione videogiocando, che per sua stessa natura, è intrattenimento di evasione.
In più si intromette anche un tipo di educazione sessista ormai radicata da millenni in cui il gentil sesso deve fare cose carine, spumose, rosa, coi fiocchetti, e non perdere tempo con michiate tecnologiche.
Forse in futuro, con le nuove generazioni, le cose cambieranno: siamo ormai in pieno nell'era digitale e i bambini imparano prima a smanettare con tablet, portatili, smartphone che a parlare.
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